Discorso dal Presidente del Consiglio di Stato della Repubblica di Cuba, Fidel Castro Ruz, in occasione del 50 anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese, nella Sala Universale delle FAR, 29 settembre 1999, "Anno del 40 anniversario della vittoria della Rivoluzione"

(Versioni Stenografiche - Consiglio di Stato)

Come vedete, stavano per chiudere il sipario (Risate); ma ho guardato l'orologgio e per fortuna avevamo ancora un po' di tempo, perciò ho pensato che valeva la pena utilizzare questi minuti per aggiungere alcune brevi riflessioni a quanto è stato detto in questa sede.

Alcuni giorni fa, mentre eravamo coinvolti in molte attività, spesso mi preoccupavo, pensando che ci sarebbe il 50 anniversario della vittoria della rivoluzione cinese, non soltanto della rivoluzione, ma anche dell'indipendenza della Cina, e che veramente questa era una data di grande significazione storica.

Tali frasi si usano frequentemente, ma in questo caso siamo davanti a un fatto reale, una data di vera importanza storica, e mi chiedevo: Come commemorarla, che rilevanza darle, per tale motivo chiedevo sul programma da svolgere. Ho domandato all'Ambasciatore e mi ha detto che vi sarebbe un ricevimento all'ambasciata, la sera del 30 e che m'invitava calorosamente. Ho risposto: Ambasciatore, la sera del 30 non è l'anniversario della vittoria della Rivoluzione cinese!, ed egli mi disse. Sí, perché a quell’ora è ormai 1 ottobre in Cina. E veramente, stavano organizzando il ricevimento non per il giorno 2, il che sarebbe stato il risultato di organizzarlo, come si fa di solito, il giorno primo; ma per la sera di domani, che coincide esattamente con il mattino del giorno della fondazione della Repubblica Popolare Cinese. So anche che ha allestito schermi di TV perché gli invitati possano vedere la rivista e la commemorazione alla piazza Tian’anmen.

Per me è stata una soddisfazione quel minuto in cui l'ambasciatore evocava che Cuba era stato il primo Paese dell'America Latina a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese ed a stabilire rapporti con questo Paese, perché vi era un blocco molto grande, uno sforzo d'isolamento totale, oltre all'obbedienza totale nei confronti degli Stati Uniti nel nostro emisfero, dove molti Paesi, come i nostri grandi fratelli delle isole dei Caraibi di origine anglofona, non erano ancora indipendenti. L'indipendenza di queste isole ha incrementato la capacità e lo spirito d'indipendenza in questo emisfero; ma, allora, qui nell'America Latina, nessuno aveva rapporti con la Repubblica Popolare Cinese , ed era così in molti altri luoghi del mondo.

Siccome noi abbiamo raggiunto la nostra indipendenza il primo gennaio 1959, non e passato molto tempo prima di stabilire rapporti con la Repubblica Popolare Cinese.

Ma lui evocava qualcos’altro: quando trionfa la Rivoluzione cubana, la Cina, all'interno del Consiglio di Sicurezza e delle Nazioni Unite, era rappresentata da Taiwan. Allora esisteva solo un Paese che non era alleato degli Stati Uniti, nel gruppo dei membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, cioè l'Unione Sovietica. E, come una prova delle imposizioni dell'imperialismo, vi è il fatto che non rispettarono e ignorarono interamente che il Paese con la popolazione più numerosa al mondo; il Paese più antico, diciamo, fra i Paesi moderni, la civiltà più antica che esisteva nel mondo, non era rappresentato in quell'Assemblea Generale, né era rappresentato nel Consiglio di Sicurezza, cosa cui aveva diritto secondo tutte le convenzioni risalenti alla Seconda Guerra Mondiale.

Mantennero a Taiwan il governo fantoccio abbattuto, che continuò essendo alleato degli Stati Uniti, e abbiam dovuto lottare molto duro, anno dopo anno, molti Paesi, soprattutto del Terzo Mondo, fra cui Cuba; così come lottiamo oggi contro il blocco, lottavamo allora perché venisse riconosciuto il seggio della Repubblica Popolare Cinese nelle le Nazioni Unite e nel Consiglio di Sicurezza fra i cinque membri permanenti.

Questo si è raggiunto nel 1971, era ormai impossibile resistere a quel movimento dell'opinione pubblica mondiale e al appoggio del crescente numero di membri delle Nazioni Unite; perché in quel periodo hanno raggiunto la loro indipendenza politica molti Paesi dell'Africa e di altre regioni del mondo, fra cui paesi molto importanti, perché fu dopo la Seconda Guerra Mondiale che l'India, l'altro Paese di maggiore popolazione al mondo dopo la Cina, raggiunse la sua indipendenza; l'Indonesia, altro dei paesi di più popolazione dell'Asia, raggiunse anche l'indipendenza; il Giappone fu occupato per anni e alla fine cominciarono, a poco a poco, a concedere loro le prerogative di nazione sovrana; molti altri paesi accedettero alla loro indipendenza nell'Oriente Medio, in Oceania, ho gia parlato dei Caraibi. Così si sono aggiunti paesi e in questa lotta sono stati la costanza e la tenacità gli elementi che finalmente hanno fatto prevalere questo elementare diritto della Cina.

Oggi, 26 anni più tardi, direi che, quell'avvenimento raggiunge tutto il suo valore nelle attuali circostanze del mondo, per l'importanza e il peso che ha la Cina oggi, incomparabilmente maggiore di quello che aveva quando finalmente si è accettata la sua condizione di membro permanente del Consiglio di Sicurezza.

All'interno del Consiglio di Sicurezza, il Paese che meno ha usato il veto è la Cina; l'ha utilizzato eccezionalmente - forse Alarcón sappia quante volte -; invece "il padrone del mondo" - fra virgolette, perché non è padrone di tutto il mondo, ma di quasi tutto il mondo - si è servito di tale diritto moltissime volte.

Oggi, il Terzo Mondo ha un Paese amico, quel Terzo Mondo che tanto ha appoggiato la Cina; ha un amico all'interno del Consiglio di Sicurezza e fra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza.

Non si è parlato qui, e io lo ricordavo, delle sofferenze del popolo cinese, gli enormi sacrifici di quel popolo dopo la vittoria della rivoluzione e dell'indipendenza; devo dirlo così, perché così come a Cuba, il Paese non è stato interamente indipendente fino allo stesso giorno della vittoria della Rivoluzione. Loro, ad esempio, per molto tempo sono stati sottomessi ad un blocco economico, sono stati isolati quasi interamente; nei primi anni contavano sulla collaborazione dell'Unione Sovietica, entro certi limiti, perché l'Unione Sovietica era appena uscita da una terribile guerra, dove l'industria, l'agricoltura, l'infrastruttura erano praticamente distrutte; qualche appoggio le ha dato, determinato appoggio che so che i cinesi apprezzavano molto, fino al momento in cui sono nate le differenze e le difficoltà.

Comunque, non è su questi temi che voglio parlare. Ma, ricordo gli anni del blocco economico della Cina e anche quando le truppe statunitensi, capeggiate da MacArthur, intervennero nel conflitto coreano, Paese che divisero e che mantengono ancora diviso, e arrivarono fino ai confini della Cina. Quindi, poco dopo la fine della liberazione, non meno di un milione di volontari cinesi dovettero prendere le armi e partecipare a quella lotta insieme al popolo coreano, e infliggere una severa e collossale sconfitta alle truppe degli Stati Uniti e ai suoi alleati, fino a ristabilire la situazione esistente prima della guerra, che è l'attuale frontiera fra le due parti di Corea. Quell'episodio non si può dimenticare, né le centinaia di migliaia di vite che i combattenti cinesi persero.

Ho parlato con alcuni di coloro che parteciparono a quel controattacco, era in mezzo ad un freddo molto forte, attraversando terreni montagnosi, senza mezzi meccanici, con un dominio aereo totale da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati, che minacciavano perfino di usare l'arma nucleare. Negli Stati Uniti, nella disperazione della sconfitta vi erano molti difensori della teoria di attaccare oltre il confine cinese, perché avanzavano incontenibili i combattenti cinesi, malgrado l'enorme differenza nella tecnica militare, finché arrivarono al punto dove si mantiene ancora quella linea, fu una battaglia tremenda.

Successivamente continuò il blocco economico; successivamente intervennero anche gli imperialisti yankee nel Vietnam, scatenando la loro guerra di genocidio, e allora là si è evidenziata la solidarietà della Cina con il popolo del Vietnam. Allora sono stati due paesi, la Cina e l'URSS, quelli che hanno fornito le armi e hanno dato appoggio politico ai vietnamiti che, lottando eroicamente, hanno ottenuto la vittoria. Quella vittoria si è raggiunta negli anni 70. Cuba ha fatto i suoi piccoli apporti: una fornitura gratis annua di zucchero ai vietnamiti durante gli anni della guerra. Non vale la pena neanche di parlarne, soltanto come espressione di buona volontà e dello spirito di solidarietà del nostro popolo, che aggiuntivamente ha dato il suo appoggio politico totale. All'interno della nostra popolazione è nato allora un enorme sentimento di solidarietà nei confronti del Vietnam.

Guardate quante vicende hanno dovuto soffrire i cinesi dopo la guerra e per quanto tempo; ma l'imperialismo cominciò a subire sconfitta dopo sconfitta. La lezione della Corea segnò punti importanti; la lezione del Vietnam ha segnato punti importanti: direi che la resistenza di Cuba ai blocchi, alle invasioni mercenarie, alle minaccie di guerra nucleare e a tutto quello, ha segnato anche qualche puntino, anché esso importante, in quella lotta che dimostrava al mondo che era possibile lottare e vincere l'imperialismo. Loro subirono un duro blocco economico per molti anni, un po’ meno di noi, che abbiamo il primato, loro furono bloccati per 28 anni, noi ne abbiamo ormai 40.

Quanto detto sopra sono una prova inconfutabile che quelle pazzie, quelle politiche criminali non possono essere eterne.

Gli Stati Uniti, dopo tutti i colpi che soffrivano in tanti luoghi, hanno cominciato a capire che l'atteggiamento che mantenevano nei confronti della Cina era ormai insostenibile, non soltanto insostenibile dal punto di vista del diritto, dei principi politici, della Carta delle Nazioni Unite e di tutto il resto, ma insostenibile anche dal punto di vista dei loro interessi economici; la Cina era un enorme mercato potenziale e loro non potevano prescindere di quel mercato. In tale senso i cinesi hanno un grosso vantaggio... Beh', in molte cose hanno vantaggi, ma in quel senso particolare avevano un enorme vantaggio nei confronti di Cuba, ed è il fatto che la sua popolazione -adesso più numerosa- era circa centoventi volte maggiore di quella di Cuba; uno spazio territoriale, come si è detto in questa sede, di 9,6 milioni di km2, quasi cento volte la nostra superficie, e, senza dubbio, un Paese di grosse risorse naturali.

Potrei aggiungere altri vantaggi: Non vivevano in mezzo a Occidente, come viviamo noi, che siamo portatori in grande misura, della cultura ereditata da quell'Occidente. La Cina aveva una cultura millennaria -grosso vantaggio del popolo cinese-, una lingua e una scrittura tanto propria quanto complessa; non è una lingua mica facile, non è proprio di origine diciamo latina, né di origine occidentale, possiedevano veramente un linguaggio millennario. Non sono in grado di sapere quanto evoluzionò dai tempi prededenti alla nostra era. Tali fattori culturali sono una forza molto importante per difendere l'identità, l'integrità e l'indipendenza; un grosso Paese, meno suscettibile alla penetrazione della cultura occidentale che ci circonda.

Avete sentito la spiegazione dell'Ambasciatore. Loro, dopo più di 25 anni di conflitti, guerre, blocco, avevano ricuperato importanti diritti come quel posto al Consiglio di Sicurezza, un rispetto sempre più grande nel mondo, e malgrado gli errori, come ha accennato l'ambasciatore, e le svariate difficoltà che si sono verificate nella politica interna del Paese, ad un certo momento, quando l'Occidente è stato costretto a riconoscere tutti i diritti della Cina e quando sono cessati tutti i blocchi, allora, guardate a quale straordinario ritmo ha progredito quel Paese.

Quello che egli ha letto qui - alcuni minuti fa rivedevo una copia del suo discorso, e lo avevo già sentito in alcuni interventi dell'ambasciatore- non ha precedenti nella storia di nessuna società umana: una crescita media sostenuta di 9,8% per 21 anni. Facevo i calcoli delle volte che avevano raddoppiato la produzione economica in quel periodo. In precedenza, avevano ottenuto importanti progressi. Ricordo che dopo la vittoria rivoluzionaria, manualmente, i cinesi costruirono grosse dighe per evitare inondazioni e promuovere l'irrigazione, realizzarono molte opere di tutti i tipi e iniziarono i programmi sociali sin dal momento stesso della vittoria della rivoluzione; ma i progressi economici trovavano ostacoli a causa del blocco economico, oltre ai fattori soggettivi.

Quando -ripeto- tutti hanno dovuto riconoscere i diritti della Cina e sono stati eliminati i blocchi, e loro hanno superato certi errori - io non dico che siano errori, questi sono i loro punti di vista, noi non avremmo il diritto di giudicare ognuno degli avvenimenti interni della Cina; ma loro, come spiegava l'ambasciatore, avevano fatto certe correzioni, avevano superato certi errori, e tutti commettono errori, questo è innegabile -, dopo di che hanno raggiunto quell'impressionante primato, perché egli accennava, soprattutto, quanto sono cresciuti a partire dal 1978, in 21 anni. Non vi è precedente, non è mai esistita una cifra simile a questa.

E' veramente molto soddisfacente sentire in questa sede l'ambasciatore ribadendo che tali successi sono stati possibili a partire da un'ideologia politica, a partire da una scienza politica, a partire dal marxismo-leninismo, ai quali si aggiungono gli apporti teorici importanti fatti da Mao Zedong; apporti teorici alla lotta politica, apporti teorici alla lotta rivoluzionaria, apporti teorici al marxismo, e al quale si aggiunsero successivamente gli apporti teorici e pratici di Deng Xiaoping. Aggiungete a questo una caratteristica che non può ignorarsi: la laboriosità del popolo cinese. E' una popolazione, veramente laboriosa, che s'impegna molto nel lavoro, questo è riconosciuto ovunque, e a Cuba si conosce perché dedicati all'agricoltura, soprattutto nella produzione di ortaggi, contribuivano molto alla fornitura di prodotti freschi per la popolazione.

Allora, questa laboriosità è un fattore importante che, a mio avviso, ha contribuito anche a questi progressi del popolo cinese, con una teoria e attraverso una rivoluzione che conquista, insieme ai profondi cambiamenti sociali, l'indipendenza di quella grande nazione: una vera ed esemplare rivoluzione, quando si analizza dalle sue radici, dal momento dell'organizzazione negli anni venti del primo nucleo del Partito Comunista Cinese; la sua ricca storia e, fra i fatti più rilevanti, la lunga marcia, una prodezza militare che non ha paragone nella storia, e la storia conosce di molte prodezze militari.

Noi abbiamo letto alcuni libri sul significato, giorno dopo giorno, di quella marcia, circondati sempre di grosse unità nemiche del governo fantoccio, fornite di tutte le armi di cui aveva bisogno, divisioni per centinaia, e quella prodezza militare ebbe luogo in condizioni difficilissime, circondati ad ogni momento da potenti forze, evadendo costantemente il nemico, superando barriere naturali che a volte erano montagne con neve, altre volte erano fiumi impetuosi e larghi, fino ad arrivare al punto dove stabilirono per molti anni una base in cui rimasero durante la guerra di liberazione.

Vi è stato un periodo in cui gli altri, i cosiddetti nazionalisti, i fantocci, i reazionari, erano contrari all'invasione straniera, coinvolti nella guerra contro i militaristi giapponesi, e in certa misura unirono le forze con i rivoluzionari cinesi; ma coloro che non servivano né al popolo né alla vera indipendenza del Paese incorrevano in ogni tipo di errore e di debolezze. A volte i comunisti dovevano lottare contro i cosiddetti nazionalisti di Tchang Kai-Shek e contro le truppe giapponesi; ma ciò nonostante, contribuirono in modo deciso alla sconfitta dei militaristi giapponesi - anche queste realtà sono raccolte nelle pagine della storia moderna della Cina.

E quelli che servivano alla reazione e all'imperialismo yankee alla fine della Seconda Guerra Mondiale furono abbattuti in modo assoluto, contundente e irreversibile, e si rifugiarono nell' isolotto di Taiwan, che fa parte del territorio della Cina, allo stesso modo che ci appartengono gli isolotti che sono a nord di Cuba anzi, di più, più ancora dell'Isola della Gioventù, perché durante molto più tempo è stata parte della Cina. Coloro che sono là sono di nazionalità cinese, di cultura cinese, parlano cinese, nonostante la grande penetrazione occidentale che hanno subito. La sua appartenenza è diritto indiscutibile della nazione cinese. Non si può assolutamente negare che si tratta di un problema interno della Cina, nel quale nessuno ha il diritto d'intervenire ed è quello che reclamano: il rispetto alla sovranità del Paese, il rispetto all'integrità del Paese, il riconoscimento universale di tale diritto. Non reclamano l'unione di una nazione differente, né di un'etnia differente, né di una cultura differente.

Anche coloro di Taiwan, fino a poco tempo fa, e soprattutto quando erano al Consiglio di Sicurezza, per 22 anni, parlavano di un’unica Cina, assolutamente integrata; fino a poco tempo fa hanno parlato in quella lingua.

Qual'è stato il primo intervento militare degli Stati Uniti per segregare Taiwan?. Lo ricordo: durante i giorni della guerra di Corea, la flotta statunitense s'interpose fra il territorio continentale e l'isola di Taiwan, questo non si può dimenticare. Quello si mantenne per forza. Il Paese allora non era in grado di scatenare una battaglia, né voleva scatenare questa battaglia; il Paese reclama i suoi diritti, esige che gli si riconoscano e desidera risolvere il problema in pace. Quello che sí afferma, con tutto il diritto, è che non avrebbe accettato la perdita di una parte del suo territorio, la divisione del suo Paese mediante la dichiarazione e il riconoscimento di una repubblica indipendente a Taiwan, lo hanno detto categoricamente, che non lo accetteranno, e sono certo che non lo avrebbero ammesso, così come ho la speranza che la soluzione a questo problema e il riconoscimento nella teoria e nella pratica dei diritti inalienabili della Cina si realizzino senza alcun tipo di guerra, senza versamento di sangue.

Oggi, il vero è che gli Stati Uniti e altri paesi occidentali, mentre parlano dell'esistenza di una sola Cina, forniscono al governo separatista dell'isola le più moderne e soffisticate armi e incentivano il movimento contro l'integrità cinese.

L'ambasciatore ricordava, e l’ha menzionato anche Machadito,. il problema di Hong Kong. Hanno saputo aspettare con tutta la pazienza necessaria, finché è arrivato il giorno nel quale l'Occidente e il mondo hanno dovuto riconoscere il diritto della Repubblica Popolare Cinese alla reintegrazione di questo pezzo del suo territorio, strappatogli in guerre coloniali, in ignominiose guerre coloniali.

In questi tempi si parla molto del traffico di droghe, a quei tempi l'Impero Britannico s'impadronì di quel territorio, e gli occidentali scatenarono la guerra e inviarono truppe che arrivarono fino a Pechino, per imporre il dirito delle potenze occidentali di commerciare con l'opio in Cina. Ecco la verità storica.

Ricordavo anche che questo stesso anno restituiranno Macao, quel pezzetino che è nelle mani di un Paese europeo, e ciò si farà pacificamente, un accordo raggiunto grazie alla pazienza cinese, pazienza dalla quale tutti dobbiamo imparare e in certo modo abbiamo imparato, e se non l’ abbiamo imparato, l’ abbiamo scogitato per conto nostro, perché il dovere di ogni rivoluzionario è anche quello di agire con la saggezza necessaria.

Loro aspettarono e quest’ anno entreranno in possesso di quel territorio. Scogitarono, per agevolare le cose, il principio di un paese e due sistemi. Hanno promesso a coloro di Hong Kong che si sarebbe mantenuto là il sistema economico e sociale esistente, gli enti esistenti, ma sotto la sovranità cinese: gliel’ hanno offerto anche a Taiwan, addirittura in modo più ampio. Tuttavia, una prova dello spirito pacifico della Cina è che anche se non vi era forma di difendere l'insediamento portoghese di Macao, loro non si sono approfittati di nessuna circostanza per impadronirsi di questo insediamento.

Un Paese vicino, molto popoloso, l'India, non ebbe tanta pazienza ed a un certo momento s’impadronì di un insediamento portoghese che era sul territorio dell'India. E' un ottimo esempio dello spirito pacifico della Repubblica Popolare Cinese. Non usarono la forza per ricuperare quel territorio, con l'aiuto del tempo e dell'appoggio internazionale ricuperano tutti quei diritti che gli furono strappati.

L'Ambasciatore diceva come il Paese era stato ridotto a pezzi; poteva menzionare tante altre cose. Ho parlato su quella storia dell'opio. Quanti crimeni sono stati commessi contro questa grande nazione fino alla metà di questo secolo, e quanti diritti gli sono stati negati e ignorati finché sono stati rivindicati praticamente nel trascorso di due terzi del presente secolo!

Si rispettino i popoli! Si rispettino la loro integrità territoriale! Non è questa un'epoca per disintegrare Paesi, quando molti popoli, separati da frontiere, da bandiere e da inni, lottano per l’integrazione. L’Europa lotta per l’integrazione, si unisce, praticamente spazza via le frontiere; i paesi dei Caraibi lottano per l’integrazione, i paesi di Centroamerica lottano per l’integrazione; i paesi dell’America del Sud lottano per l’integrazione. L’America Latina lotta per essa. Perché nessun piccolo paese nel futuro potrá sopravvivere praticamente isolato.

Anzi, dico di più: La Svizzera, un paese per tradizione molto geloso della sovranità, che grazie, in parte, alla situazione geografica, nel cuore delle Alpi, si è mantenuta neutrale nella Prima e Seconda Guerra Mondiale, e in Svizzera, --lo conosco perché ci sono stato e ho parlato con i dirigenti, --tutti i dirigenti volevano l'integrazione alla Comunità Economica Europea, e un 49% della popolazione, manca solo una piccola frazione per diventare la maggioranza, non potrebbe vivere, sola nelle Alpi, isolata dal resto della comunità europea. Quindi, marcia inevitabilmente verso l'integrazione a questa comunità.

Chi ha il diritto di appoggiare la disintegrazione in Cina? Chi ha il diritto di negare la domanda cinese per ché si riconosca la sovranità sul territorio di Taiwan? E' assurdo, quando tutto il mondo s'integra, che qualcuno proclami la disintegrazione di un pezzo della Cina.

Guardate il disastro portato dalla disintegrazione nei paesi dell' ex Unione Sovietica; disintegrazione per far sì che tutti vengano di corsa, soprattutto gli Stati Uniti, a investire e a stabilire il loro egemonismo, il loro dominio e proprietà sulle risorse fondamentali delle antiche repubbliche, soprattutto sul gas e sul petroleo, prodotti di cui varie di esse sono molto ricche, nonché di altri minerali.

Il mondo non va verso la disintegrazione ma verso l'integrazione; non è solo un diritto storico, ma un principio del mondo moderno, una necessità della vita moderna. Ed è ciò che reclama la Repubblica Popolare Cinese. E ormai, la Repubblica Popolare Cinese, quella di questo millennio o del secolo prossimo, è molto diversa da quella che nacque 50 anni fa in un paese distrutto a causa di molti anni di guerra, contro l'invasione straniera.

A questo si aggiunse la guerra rivoluzionaria. Più di venti anni d'intensi combattimenti contro i nemici interni ed esterni del popolo cinese. Il paese, distrutto, il paese che era povero, il paese che era stato sfruttato da sfruttatori esterni e interni. Si doveva cominciare a ricostruire tutto. Ho già parlato delle condizioni nelle quali lo fece.

E' un Paese la cui economia avanza in modo straordinario. E' curioso, Machadito si è riferito al contributo che hanno fatto durante la crisi asiatica. Vi è qualcosa in più: la Repubblica Popolare Cinese ha prestato uno straordinario servizio al mondo nei mesi recenti, soprattutto dal 1998, in quella crisi che cominciò nel sudest di Asia e che ha portato anche la seconda potenza mondiale nel campo economico, cioè il Giappone, ad una profondissima crisi, che dopo ha raggiunto la Russia, e che ormai stava colpendo seriamente i valori delle azioni delle borse degli Stati Uniti e che minacciava direttamente con spazzare via l'economia dell'America Latina.

Guardate se il pericolo è stato grande che l'America Latina nel suo insieme crescerà nel 1999, se cresce, un 0,5%; e se cresce lo 0,5% è perché uno dei Paesi con un peso importante nell'area apporta una crescita maggiore, il Messico, che si troverà all'incirca del 4% o 5%. Vi sono altri Paesi che hanno una crescita al di sotto dello 0, negativa, vari paesi importanti.

E’ stata una minaccia economica mondiale molto seria, la quale non è stata ancora superata, non si sa con certezza se verrà superata in breve tempo, e si ha la certezza - almeno ce l'ho io- che quando si riprenderà non lo farà per molto tempo.

La Cina ha dovuto fare un grosso sacrificio economico senza il quale niente avrebbe potuto fermare la crisi. Gli si è creata una situazione complicata perché le sue esportazioni aumentavano anno dopo anno, ma quando la crisi asiatica ha svalutato le monete di un grande numero di paesi con certo livello di sviluppo -i cosiddetti tigri asiatici, orgoglio dell'economia neoliberista, orgoglio dell'imperialismo come esempio di quello che si poteva raggiungere tramite le sue fatali ricette- e quando quello è crollato in pochi giorni, giacché una dopo l'altra le economie di quei paesi sono crollate con terribili conseguenze ormai per l'economia del mondo, soprattutto per i paesi del Terzo Mondo, che erano senza alcuna protezione davanti a queste crisi, i cinesi sono rimasti in svantaggio perché i prezzi delle merci di tutti quei paesi si abbasarono straordinariamente perché con la svalutazione delle loro monete potevano esportare a bassi prezzi tutto quanto volevano.

La Cina avrebbe potuto svalutare il yuan per proteggersi da quella concorrenza, per mantenere il ritmo d'incremento delle esportazioni e con esse le sue elevate crescite continue. Il mondo tremava, il mondo!, e non solo il Terzo Mondo, ma anche il mondo industrializzato tremava davanti all'idea che la Cina, con tutto il suo diritto, e per proteggere le sue esportazioni e le sue crescite economiche, svalutasse il yuan. Non lo fece, e ancora non si è sentito molto la riconoscenza che la Repubblica Popolare Cinese merita per questo servizio che ha prestato al mondo, e a scapito della sua economia.

Cioè che ha agito con un grosso senso della responsabilità, il prestigio del Paese è cresciuto l'anno scorso oltre il 7,8% sul quale ha parlato Machadito quando si riferiva alla crescita dell'economia cinese. Il prestigio della Cina, con questo unico fatto deve aver aumentato, almeno, un 20% o un 30%, ma credo che il suo prestigio meritava una crescita del 200%, perché nessuno è in grado d'immaginare le conseguenze di una misura di questo genere in Cina; tuttavia, alla Cina gli stanno ostacolando l'entrata all'Organizzazione Mondiale del Commercio, e noi tutti stiamo portando avanti una battaglia per l'entrata della Cina alla WTO.

L'Europa e gli Stati Uniti assumono il diritto di dire se entra o meno; si ripete, in certa misura, la battaglia presso le Nazioni Unite. E la WTO è temibile, perché può essere uno strumento terribile contro gli interessi del Terzo Mondo.

Al Terzo Mondo gli interessa che la Cina faccia parte dell'Organizzazione Mondiale del Commercio, è quella che regola quest'attività; strumento creato, senza dubbio - così come altri strumenti ormai esistenti, come il FMI ed enti simili che hanno imposto il famoso neoliberismo, le cui conseguenze conoscono i nostri compatrioti tramite le migliaia di visitatori che arrivano da tutte le parti e le informazioni della stampa riguardante questa teoria economica sempre più screditata e più nociva- come uno strumento di dominio. Tutto quello che ha creato l'imperialismo dopo il crollo del campo socialista sono strumenti per rafforzare il suo dominio in tutti i campi. Nel campo economico usufruisce di privilegi incredibili che non possono continuare. Sono coloro che coniano la moneta di riserva del mondo, nella quale investono solo carta. Gli europei cercano di crearne un’ altra, per proteggersi da questi superprivilegi che esistono a scapito degli interessi del resto del mondo e per cercare di condividere gli stessi.

Tutti questi argomenti fanno parte delle questioni che si devono discutere per cambiare l'ordine mondiale esistente, che si è stabilito per questo.

Il club dei ricchi, un gruppo dei paesi ricchi - più di venti circa, credo che adesso siano in 29- ha scogitato un progetto di accordo multilaterale d'investimento, per trasformarlo in patto internazionale. Oggi vi sono accordi bilaterali, ma i paesi membri del club, conosciuto come l'OCSE, hanno inventato un progetto e in silenzio, di nascosto, lo stavano discutendo ed erano sul punto di lanciarlo. Quando alcune persone - credo che in Francia - hanno scoperto il testo, e anche se si sapeva che si stava discutendo s'ignorava il suo contenuto, c’ è stato un grosso scandalo e gli autori del testo hanno dovuto fermarlo.

Questo si doveva discutere alla WTO, perché più di cento paesi sono là e non fra i 30 paesi più ricchi. Non volevano che si discutesse alla WTO anche se la WTO era uno strumento creato per rafforzare l'egemonismo economico, politico e in tutti i sensi, degli Stati Uniti. Loro hanno imposto le condizioni in quest'organizzazione, è uno strumento dell'imperialismo, ed è stato creato a tale scopo, anche se potrebbe diventare uno strumento dei popoli dove quelli del Terzo Mondo siano la stragrande maggioranza; ma i popoli del Terzo Mondo sono molto divisi perché a causa della loro povertà hanno un'enorme dipendenza dagli Stati Uniti e dagli enti commerciali e finanziari creati da loro che molte volte li dividono.

Agendo uniti i paesi del Terzo Mondo, con Cina all'interno della WTO, quest'organizzazione potrebbe diventare uno strumento di giustizia, uno strumento di resistenza di fronte all'egemonismo degli Stati Uniti, al nuovo ordine economico, all'ordine economico attuale che ci hanno imposto, aggiungendo, ovviamente, l'ordine politico che hanno anche imposto, e per tale motivo è così importante, così fondamentale, una riforma delle Nazioni Unite. Tutto è collegato. Potrebbe essere la WTO uno strumento di giustizia, siamo la maggioranza, lo siamo all'interno delle Nazioni Unite e voi vedete alcune votazioni nell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ad esempio le votazioni contro il blocco.

L'Assemblea Generale è riuscita un giorno ad imporre la risoluzione che menzionava il riconoscimento dei diritti della Cina nel Consiglio di Sicurezza, della Cina vera e propria, dell'unica Cina esistente. Per tale motivo noi reclamiamo ogni volta maggiori poteri per l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, questa istituzione deve cambiare.

L'Ambasciatore cinese ha spiegato chiaramente e ha menzionato tutti i concetti della sovranità limitata, minaccie globali, diritto agli interventi come quelli verificatisi in Iugoslavia, cui si aggiunge la nuova concezione strategica della NATO, approvata pochi giorni prima di quella guerra di genocidio, che è un diritto che si attribuisce la NATO d'intervenire quando ne ha voglia in un paese.

Tutti questi problemi, come ho detto, sono legati al tentativo d'ignorare le Nazioni Unite, che è l'unica cosa che abbiamo; un'organizzazione mondiale che esiste, nacque dopo la Seconda Guerra Mondiale. Non si corrisponde con la situazione attuale del mondo, che ha quasi 200 Stati indipendenti; nacque con la partecipazione di circa 30 o 40 Stati guidati dalle potenze vincenti nella Seconda Guerra Mondiale. E' indispensabile ristrutturarla, democratizzarla, ma ciò esige tattiche e strategie; almeno per me è molto chiara l'importanza dei rapporti del Terzo Mondo con la Cina e la necessità dell'appoggio della Cina in questa impostergabile ristrutturazione, perché è membro permanente con diritto al veto.

Gli Stati Uniti possono porre ostacoli entro certi limiti e lo faranno per molto tempo ma dovranno discuterlo, così come hanno dovuto discutere altre cose che per anni si sono rifiutati di discutere, e non potrà impedire neanche che vi sia democrazia all'interno delle Nazioni Unite, man mano che si mobiliterà l'opinione pubblica mondiale, e i popoli si uniranno.

Egli accenava i principi che l'imperialismo vuole eliminare, è molto importante sentire l'Ambasciatore cinese affermare che bisogna difendere tali principi e che questa è parte essenziale della politica estera della Cina.

Per fortuna, ieri abbiamo avuto occasione di sentire il Ministro degli Affari Esteri della Russia. Perché la Russia esiste, non è una superpotenza, ma è ancora una grossa potenza.

Qual’ è, a mio avviso, la differenza fra superpotenza e grande potenza? Che una può avere potere per distruggere l'altra quindici volte, e l'altra può avere ancora il potere per distruggere la prima tre o quattro volte; ma con una basta, e magari questo non avvenga mai!

La Russia è una grande potenza, la Cina è una grande potenza in altro concetto, e in diversi aspetti molto maggiore della Russia; ma la Russia è una grande potenza nucleare, possiede un potere militare nucleare che non ha la Cina, che non possiede ancora la Cina e che magari non ne abbia bisogno.

Ciò che costringe la Cina a mantenere lo sviluppo tecnologico nel campo militare è semplicemente la politica aggressiva contro il paese, l'ingerenza negli affari interni del paese, la negazione dei diritti elementari del paese, le minaccie che significano tutti i concetti strategici; perché un giorno la NATO dirà che vi è una minaccia globale in Cina , e che bisogna intervenire in Cina perché vi è un problema interno, un problema di qualunque tipo che possa sorgere. E' inconcepibile, si attribuiscono tale diritto. Per tale motivo dico, magari non abbiano bisogno di diventare una grande potenza nucleare!.

Ma, cosa fanno gli altri?. Investire sempre di più in armi e in sviluppo tecnologico militare. Recentemente abbiamo letto una dichiarazione di uno degli importanti candidati a presidente degli Stati Uniti, in cui s'impegnava a investire grosse somme in ricerche militari per perfezionare, inoltre, le armi tradizionali. Perché tutto questo perfezionamento?. Perché tutto questo sviluppo tecnologico quando la guerra fredda è finita molto tempo fa?. Che giustifica questa smania di armamento che non sia la chiara intenzione di dominare il mondo, non solo tramite strumenti politici ed economici ma anche militari, di mantenere la disciplina in un mondo caotico, in questo mondo caotico?. E noi sappiamo che è caotico, non cercherò di spiegare perché, ma sappiamo molto bene con tutti i particolari e con centinaia di argomenti, perché questo mondo è caotico. E questo non si può risolvere con armi nucleari né convenzionali, ma è la disperazione che porta loro fino a questo punto, a voler avere tutte le leve del potere nella mano: militare, politico ed economico.

La stessa Europa ha provato l'umiliazione per la cattiva figura fatta nella guerra contro la Iugoslavia, giacché il cento per cento delle bombe sono state fabbricate negli Stati Uniti e il 90% delle operazioni sono state realizzate dall'aviazione e dai missili statunitensi; ha provato tanta umiliazione che è in sviluppo l'idea di disporre di una forza propria, dell'Europa, per la schiacciante superiorità creata dal suo alleato. Che difficile alleato ha l'Europa, e che pericoloso alleato in tutti i sensi.

Vi ho già detto che è stato piacevole sentire ieri in bocca del Ministro degli Affari Esteri della Russia - non ho detto sovietico, vero?, ho detto russo, perché a volte sbagliamo per la vecchia abitudine, oggi non è più sovietico, oggi non è un paese socialista, oggi non verrebbe cantata L'Internazionale in una manifestazione di commemorazione di un fatto riguardante la Russia. Tuttavia, la Russia è un paese minacciato dalla NATO, che avanza verso i suoi confini; la Russia è un paese minacciato, cui l'imperialismo nordamericano vuole vedere sempre più debole e persino disintegrato, delle cui risorse naturali vorrebbe impadronirsi. Il grosso capitale statunitense non si contenta con gli investimenti fatti in tutti i paesi dell'ex URSS, soprattutto nell'area del Mare Caspio, dove si dice che vi sono enormi riserve di petroleo e di gas, e in altre repubbliche che sono oltre; non si contenta con il suo ambizioso programma d'impadronirsi e di controllare tutta questa ricchezza, vuole anche impadronirsi delle risorse naturali e della ricchezza della Russia, imporle condizioni, persino rimproveri; alcuni giorni fa l'hanno rimproverata in una riunione del Gruppo dei 7, per uno scandalo di tipo finanziario.

Quel paese, che non è un paese socialista, ha interessi comuni, molti interessi comuni con altri paesi; con l'Europa ed Europa non è tranquilla ne felice. Soprattutto, all'Europa non piace molto che dall'altro lato del mare le impongano avventure, com’è stata quella della Iugoslavia, o altre che possano scogitare gli Stati Uniti.

Dall'ultima esperienza di questa guerra di genocidio, oltre la proclamazione di dottrine nuove di aspetto strategico-militare e la difesa entusiastica di teorie politiche nuove che tendono a spazzare via la Carta delle Nazioni Unite e a stabilire il diritto dei potenti d'intervenire ovunque, il mondo si sente minacciato, e lo sappiamo bene.

E' molto positivo, leggiamo che i rapporti fra la Russia e la Cina migliorano sempre di pù, questo è molto positivo; sappiamo che hanno sostenuto posizioni comuni dopo la guerra contro la Iugoslavia, questo è molto positivo; sappiamo che hanno atteggiamenti comuni nei confronti degli ipotetici diritti di disintegrare i paesi che vogliano disintegrare, così come hanno fatto con la Iugoslavia e l'URSS.

Questi sono tutti argomenti che preoccupano a molti paesi del mondo.

E in Europa non solo è avvenuta la disintegrazione dell'URSS, il capitale statunitense, come ho detto, si impadronisce progressivamente delle economie degli ex paesi socialisti, vogliono impadronirsi di tutto. Ma, viviamo tempi nuovi, un secolo che comincia fra più di un anno - perché il 2000 è l'ultimo anno di questo secolo, non dimentichiamo questo -, vi sono grandi sfide e compiti per i paesi del Terzo Mondo, per i paesi come la Cina, per paesi come la Russia.

Sappiamo che la Russia cerca di sviluppare i suoi rapporti non solo con l'Europa ma anche con il Terzo Mondo, e parole simili a quelle pronunciate oggi dall'ambasciatore cinese, le abbiamo sentite in bocca del Ministro degli Affari Esteri della Russia in quel che riguarda i principi accennati in precedenza e che cercano di eliminare i diritti dei popoli che fanno parte delle Nazioni Unite, e i principi che sono stati garanzia relativa, ma garanzia, in certa misura, della sua sovranità e della sua indipendenza. Dico relativa perché sappiamo che, nonostante tali diritti, gli Stati Uniti son intervenuti in un gruppo di paesi in questi ultimi decenni, senza alcuna autorizzazione --già lo sappiamo—ma sempre violando la legge internazionale; e adesso vogliono fare tutto quanto gli va, senza che ci sia nessuna legge internazionale, nessun principio stabilito che gli si opponga.

Bisogna sferrare una dura lotta nelle Nazioni Unite, come quella svolta dalla nostra delegazione. Dobbiamo lottare tanto, e ci sono tanti interessi comuni tra alcuni dei paesi membri del Consiglio di Sicurezza e del resto del mondo.

Per diverse ragioni, il mondo si sta rendendo consapevole di tali problemi, e ciò risulta evidente. Vi è sufficente forza per resistere, sufficente forza per avanzare con l’aiuto delle leggi della storia e della realtà di un sistema e di un ordine economico mondiale insostenibili, che crollano, che possono persino crollare da soli, anche se dobbiamo contribuire al loro crollo, tuttavia, piuttosto che aiutare al loro crollo bisogna formare la coscienza nel mondo di queste realtà, perché i popoli resistano più fermamente quest’ ordine e contribuiscano alla sua scomparsa progressiva. Anche se si ha la sicurezza che non sarà molto progressiva tale scomparsa, perché quando si verificherà una catastrofica crisi economica come quella che è stata sul punto di verificarsi, e sarà ancora maggiore, perché più tardi ci sarà la crisi e più dura sarà, allora bisogna alzare lo spirito di lotta dei popoli, la loro volontà di resistere; bisogna rendere loro consapevoli che devono prepararsi per nuovi concetti, per una nuova concezione del mondo, un nuovo ordine economico mondiale veramente giusto, che deve essere il risultato della lotta dei popoli.

I popoli devono lottare per proteggere non soltanto la loro economia e i loro diritti, ma per difendere la propria sopravvivenza. L'ambiente viene annientato, distrutto. Appena un anno fa abbiamo avuto l'uragano Mitch in Centroamerica con effetti devastanti, e adesso vediamo le immagini delle collossali inondazioni, un cambiamento climatico visibile e che ormai nessuno nega, che colpisce per primo?. I paesi più poveri, quelli del Terzo Mondo.

Per questo ho sentito un certo bisogno di fare queste riflessioni, perché mi sembrano questioni molto importanti, degne da tenersi in considerazione un giorno come quello di oggi. Inoltre, ho sentito il desiderio di esprimere che in questi anni difficili, quando abbiamo perso subitamente i nostri mercati, avevamo il mercato cinese; quando erano molto difficili d’ acquistare certe forniture, una parte di esse si acquistavano nella Repubblica Popolare Cinese; le nostre navi vanno e vengono, portano prodotti da ambedue i paesi. Loro hanno un grande sviluppo nell'industria di farmaci, molte materie prime per la nostra industria farmaceutica, a volte difficili da reperire, le troviamo nella Cina a buon prezzo. Hanno cooperato con il nostro paese, hanno sviluppato gli scambi e i rapporti economici con Cuba, hanno sviluppato anche i rapporti politici con Cuba negli anni del periodo speciale. Quasi tutti i suoi principali dirigenti hanno visitato il nostro paese.

Siamo stati onorati con la visita del presidente Jiang Zemin, e non ci siamo sbagliati, sin dal primo contatto personale abbiamo giustamente apprezzato la sua intelligenza, le sue condizioni politiche e umane, la sua capacità di dirigente responsabile e di statista con solidi principi.

Inoltre, vediamo in Cina, perché leggiamo le informazioni tutti i giorni, l'altro paese contro il quale si accanisce la propaganda occidentale. Tutti i giorni ci sono diverse notizie internazionali parlando su questioni o affari interni della Cina; se in Cina arrestano qualcuno perché viola la legge, lo scandalo è immediato, se in Cina proibiscono un grupuscolo perché danneggia l'unione e la stabilitaà del paese o segue una politica che tradisce gli interessi di questo grande popolo, vi è uno scandalo. la propaganda di oggi è focalizzata soprattutto contro Cuba; ma vi è anche una grande propaganda contro la Cina, propaganda diversionista utilizzando tutti i mezzi possibili, creando l'imperialismo nuove stazioni emitlenti per trasmettere ai 1 250 milioni di cinesi le idee occidentali, le abitudini di consumo occidentali, le pazzie occidentali o principalmente le pazzie statunitensi; è un paese cui si combatte ideologicamente tutto quanto sia possibile.

Per questo motivo oggi, consapevoli delle nostre forze, delle forze potenziali del mondo, degli alleati potenziali del Terzo Mondo, delle possibilità dei nostri popoli, pensando a questo, ascoltando le parole dell'Ambasciatore, ho sentito veramente profonda soddisfazione e sono molto contento di essere venuto a questa manifestazione -anche se non avevo nessuna intenzione di parlare; adesso mi sono dilungato più di quanto promesso- e sentire qui in bocca dell'Ambasciatore quella frase che ha meritato un grande applauso, in spagnolo anche- perché ci ha parlato con precisione in spagnolo; conosce Cuba, è vissuto e ha lavorato anni fa a Cuba, per questo parla lo spagnolo come uno di noi-, quando ha detto quello di "Socialismo o Morte", e quando ha aggiunto "Vinceremo", ha detto una cosa della quale siamo convinti.

Perciò mi sono tanto emozionato quando ho sentito in questa manifestazione L'Internazionale, con il supporto di tutto quanto si è detto in questa sede, con i dati precisi citati per dimostrare che solo il socialismo può risolvere i problemi del mondo; solo il socialismo poteva nutrire a 1 250 milioni di cinesi e dare praticamente un'abitazione, un televisore ad ogni famiglia cinese, altri utensili domestici e soprattutto le risorse essenziali per la vita. Cioè, in quel paese si alimenta circa il 22% della popolazione mondiale con il 7% delle terre agricole.

Un altro esempio, un paese che soffrì la fame sotto il dominio dei signori feudali e del capitalismo,alleati sempre alle potenze coloniali e dominanti, quando erano solo 400 o 500 milioni di abitanti, oggi, con il triplo della popolazione,ha eliminato per sempre la fame. E proprio in questa sede l'Ambasciatore ha spiegato che sono stati in grado di produrre il 40% delle uove che si producono nel mondo, 490 milioni di tonnellate di cereali e altre cifre simili.

E possiamo dire che la Cina ha appena cominciato, quel 7,8% è stato molto duro. Come l’hanno raggiunto se è calato notevolmente il ritmo delle esportazioni? Grazie alle risorse che hanno accumulato. Elevate riserve in valuta convertibile gli hanno permesso non solo di fare quel contributo di cui vi ho parlato in quanto al yuan, ma, di mantenere un ritmo di crescita che, sebbene non dipendeva tanto dalle esportazioni, dipendeva sí dall'incremento del consumo interno e di mantenere il ritmo di sviluppo per cercare impiego, perché in tutti i loro obiettivi di ristrutturazione logicamente hanno bisogno di creare impiego; devono far fronte anche al trasferimento della popolazione dalla campagna verso la città, man mano che aumenta la produttività agricola e si produce un eccedente di manodopera.

Hanno potuto mantenere il yuan, sarebbe stato più facile svalutarlo e non l’ hanno fatto, hanno mantenuto le sue riserve, hanno gestito l'economia con saggezza e hanno raggiunto il 7,8% di crescita in tali condizioni. Non solo hanno sopportato la crisi del sudeste asiatico in quei paesi dove i padroni del capitale hanno portato via il denaro, dove i padroni delle finanze mondiali hanno saccheggiato fino all'ultimo dollaro delle loro riserve creandosi le condizioni idonee perché le grandi multinazionali degli Stati Uniti potessero acquistare imprese e fabbriche in qualunque di tali paesi e a basso prezzo, non solo hanno resistito la crisi ma non hanno svalutato il yuan, offrendo al mondo uno straordinario servizio, e malgrado questo sono cresciuti in un 7,8%. Sono in grado di continuare la battaglia malgrado le difficoltà che esistono oggi al mondo.

Tutto quanto si è detto di questa storia è il risultato di una cosa che si chiama socialismo, è il risultato di una dottrina che nacque per sconvolgere il mondo, la dottrina marxista, il socialismo scientifico, la rivoluzione degli umili, per gli umili, che hanno reso anche possibile la nostra incredibilmente eroica prodezza di resistere 40 anni di blocco e quasi 10 anni di periodo speciale.

Per questo motivo ripeto qui lo slogan con il quale ha concluso l'Ambasciatore.

Socialismo o morte!

Vinceremo!

(Ovazione)