BRANO DEL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBLICA DI CUBA, FIDEL CASTRO RUZ, SUL TEMA DEL NARCOTRAFFICO, 26 LUGLIO 1999, CIENFUEGOS, CUBA
Come sapete, in giugno 1989, il nostro paese è stato coinvolto nell’amaro processo penale della Causa numero 1 come conseguenza del comportamento irresponsabile e inconcepibile di vari compagni, alcuni di essi con indiscutibili meriti e precedenti rivoluzionari, che hanno messo in pericolo non soltanto il prestigio e l'enorme autorità morale acquisita in decine di eroiche lotte per delle istituzioni vitali per la Rivoluzione quali le Forze Armate Rivoluzionarie e il Ministero degli Interni, ma persino la stessa sicurezza del paese. Il fatto non aveva precedenti. Il processo, pubblico e assolutamente trasparente, si svolse in presenza dei mass media. Mai un processo ha avuto tanta pubblicità. Perfino il Consiglio di Stato ha dibattuto il ricorso davanti alle telecamere, davanti agli occhi del paese e del mondo. Sono stati esposti i punti di vista e i ragionamenti dei suoi 29 membri. L'accordo è stato unanime. La sanzione doveva essere ed è stata esemplare.
Durante il processo si ha esaminato la situazione che ci creavano le costanti violazioni dello spazio aereo cubano. Sul nostro lungo e stretto paese passano tre corridoi aerei utilizzati ogni giorno da quasi 277 aerei di linea regolare e altri aerei, di solito autorizzati quando rispettano il requisito della richiesta preventiva. Erano, tuttavia, frequenti i voli irregolari, a bassa e media quota, senza preavviso né alcuna autorizzazione. Questa era precisamente la modalità utilizzata dagli aerei dei trafficanti di droga. In linea di massima, disubbidivano qualunque ordine delle autorità aeree e si facevano beffa, in pieno giorno, di qualunque aereo intercettatore, con conosciuti movimenti delle ali, nei pochi minuti che occorrevano per attraversare l'isola da sud a nord; una volta sul mare, lanciavano i loro arichi di velenose droghe, dentro o fuori le 12 miglia. Era necessario un energico avvertimento.
Il 24 giugno 1989, viene pubblicata una nota del MINFAR (Ministero della Difesa N. d. T.) sui corridoi aerei dove si annuncia la decisione di sparare contro qualunque aereo che penetrasse illegalmente nel nostro spazio aereo e si rifiutasse di obbedire all'ordine d'atterraggio per essere ispezionato.
Il 25 giugno, il capo della SINA (Sezione d´Interessi Nordamericani, N. D. T.) consegnò al MINREX (Ministero degli Affari Esteri N. d. T.) un messaggio nella forma conosciuta come Non Paper, dicendo che il governo degli Stati Uniti gradiva qualunque intervento attivo da parte del governo cubano che impedisse il traffico di droga nel territorio nazionale, le acque giurisdizionali e lo spazio aereo di Cuba, nello stesso tempo era preoccupato dalla decisione di sparare contro gli aerei, davanti alla possibilità che qualche aereo non rispondesse ai nostri ordini per errore, mancanza di comunicazione o altro tipo di difficoltà. Chiedevano moderazione.
Il 25 giugno, l'Amministrazione Federale dell'Aviazione ha inviato una comunicazione all'Aeronautica Civile (di Cuba N. d. T.) esprimendo preoccupazione per la politica annunciata il giorno precedente, di sparare sugli aerei sospetti che non rispondessero all'ordine di atterraggio.
Il 26 giugno, il portavoce del Dipartimento di Stato, Richard Boucher, mentre salutava "qualunque intervento legittimo per impedire il traffico di droga", invitava il governo cubano ad adottare le precauzioni necessarie e ad usare moderazione per evitare perdite di vite innocenti.
Il 27 giugno, il Ministro degli Affari Esteri consegna la Nota 1268 alla SINA, dove si ribadisce la ferma determinazione di Cuba d'incrementare tutte le misure possibili per combattere il traffico di droga nelle vicinanze del territorio cubano, misure che fanno parte della stretta osservanza del regime internazionale di sorvolo per quel che riguarda la responsabilità di Cuba nei confronti del suo spazio aereo.
Il 28 giugno, il presidente Bush ha dichiarato al New Herald che riteneva positiva la decisione del governo cubano di processare gli ufficiali legati al traffico di droga.
L’ordine in definitiva non ha potuto essere compiuto, neanche per dare una buona lezione. Il tempo che scorre tra il momento in cui i radar scoprono la violazione, trasmettono l'informazione ad una base aerea, decolla l'aereo intercettatore per essere successivamente orientato verso il lontano punto dove si muove il piccolo bersaglio, anche se fosse di giorno, per individuarlo con il proprio radar, avvertire ciò che si osserva e aspettare gli ordini, è maggiore del tempo richiesto dal trasgressore per attraversare lo stretto territorio e situarsi sulle acque internazionali. I trafficanti di droghe, per non correre rischi, usano di solito la tattica di volare di notte a bassa quota, anche su terreni irregolari. Le centinaia di migliaia di dollari che ricevono per ogni volo li fanno diventare praticamente suicidi. La nostra Forza Aerea ha perfino perso aerei di combattimento, e anche vite cercando d'intercettare violazioni di questo genere. Una vigilanza intensiva e permanente, giorno e sera, sarebbe disastrosa e logorante per uomini e apparecchi in pieno periodo di pace. Inoltre, il rischio in tali circostanze di abbattere un aereo di avventurieri non legati al traffico di droga era reale.
Gli Stati Uniti, dalla parte loro, dispongono di aerei con mezzi tecnici e dotati di ottimi sistemi di comunicazione, appositamente disegnati per individuarli, seguirli in acque internazionali o lungo il loro immenso territorio se penetrassero in esso, fino a che l'obiettivo si disfa del suo carico o esaurisca il combustibile e sia costretto all’atterraggio.
Immediatamente sono cominciati gli intrighi:
Guardate che stiamo parlando di cose che capitavano nel 1989. Tuttavia, i governi degli Stati Uniti non hanno mai accettato di considerare un accordo di cooperazione fra ambedue i paesi per lottare contro il traffico di droga; Cuba, invece, ha sottoscritto da allora, proficui accordi in questo campo con 23 importanti paesi dell'America Latina, l'Europa, l'Africa, il Medio Oriente e l'Asia. E, inoltre, coopera con i servizi antinarcotici di altri 13 paesi interessati, con i quali non ha ancora firmato alcun accordo.
Dieci anni dopo, il 25 maggio 1999, il Washington Post, che di solito non è amichevole ma piuttosto critico nei confronti della Rivoluzione Cubana, pubblica due articoli sugli sforzi di Cuba nella lotta contro il traffico di droga, firmati dal giornalista Douglas Farah.
Il primo articolo s'intitolava "Cuba svolge una guerra solitaria contro le droghe", aggiungendo un sottotitolo che affermava: "Una posizione del Congresso ostacola il ruolo degli Stati Uniti", e iniziava nel seguante modo:
"CAYO CONFITES, Cuba.- In questa sabbiosa porzione di terra nella parte nord della costa di Cuba, l'unica linea di difesa contro i trafficanti di droghe colombiani che si dirigono negli Stati Uniti consiste in una vecchia imbarcazione di pattuglia dell'epoca sovietica, un sistema di radar inglese della portata di 6 miglia e 15 soldati cubani".
"Assistiamo ad un incremento sistematico del quantitativo di droghe lanciate dall'aria in questa zona, e raccolti da lance veloci che la portano via dalle nostre acque" - ha detto il colonnello Fredy Curbelo, funzionario del Ministero degli Interni che accompagnò di recente un reporter statunitense in una lunga visita senza precedenti alle strutture antidroghe nella Cuba del governo comunista. "Le nostre lance sovietiche hanno 20 anni e possono spostarsi a 27 nodi, mentre i trafficanti di droghe lo fanno facilmente a 45 nodi. Facciamo ciò che possiamo con le nostre risorse, ma abbiamo dei limiti in quello che facciamo".
"Malgrado i gravi problemi economici di Cuba, inaspritisi dopo il collasso del suo sponsor sovietico nel 1989, il governo del presidente Fidel Castro sta aumentando ciò che gli esperti antidroghe in Europa e negli Stati Uniti qualificano come un serio -anche se privo di fondi - sforzo per bloccare il flusso di droghe illegale attraverso Cuba".
"Il programma di Castro ha impressionato tanto i funzionari statunitensi incaricati di fare rispettare la legge che sarebbero favorevoli a cooperare di più con la controparte cubana, che ha già dato un aiuto discreto in vari casi importanti. Vi è solo un problema: alcuni membri del Congresso, con l'appoggio di molti cubano-statunitensi, sono decisamente contrari a qualsiasi tipo di cooperazione fra L'Avana e Washington, che non hanno rapporti diplomatici dal 1961".
"Secondo il nostro punto di vista, questa politica non ha senso" - ha detto un funzionario statunitense. "Non possiamo chiudere i Caraibi (al traffico di droghe) senza trattare con Cuba, e loro hanno dimostrato una disponibilità a cooperare con noi agendo su tutta l'informazione che gli abbiamo dato. E' un grosso buco che necessita essere coperto".
"A solo 90 miglia dalla Florida, Cuba è un punto ideale per il passaggio di droghe illegali dirette agli Stati Uniti, secondo questi funzionari statunitensi, i quali calcolano che circa il 30% della cocaina che arriva negli Stati Uniti dalla Colombia passa attraverso i Caraibi. Tuttavia, finora la cooperazione antidroga si è limitata allo scambio di informazioni in base ai singoli casi fra il guardacoste statunitense e il guardafrontiere cubano mediante fax o un vecchio sistema di telex".
"Viceversa, la cooperazione antidroga tra Cuba e gli alleati degli Stati Uniti come l'‘Inghilterra, la Spagna, la Colombia e la Francia, aumenta. Funzionari cubani dicono che darebbero il benvenuto all'incremento della cooperazione con gli Stati Uniti nella lotta contro i trafficanti di droghe, anche in assenza di qualche progresso in quanto all'eliminazione dell'embargo economico statunitense contro l'isola".
"Voi non avete pensato che se ci fosse un'area nella quale si potrebbe lavorare uniti sarebbe proprio questa" - disse Ricardo Alarcón, presidente dell'Assemblea Legislativa di Cuba e uomo di punta del governo nei confronti dei rapporti con gli Stati Uniti. "Questo dimostra una mancanza di volontà da parte degli Stati Uniti. Ambedue le parti beneficeranno di una cooperazione più vasta e sistematica"- disse Alarcón.
"Prima di questo mese" - parla del mese di maggio-, "Barry R. McCaffrey, direttore della politica nazionale di controllo di droghe dell'Amministrazione Clinton, ha detto che gli Stati Uniti probabilmente sarebbero disponibili a incoraggiare il dialogo con le autorità cubane in quanto alla cooperazione antidroghe. Ma McCaffrey ha subito l'attacco dei legislatori cubano-statunitensi e i loro alleati nel Congresso, i quali da molto tempo sostengono che il governo di Castro non lotta contro i trafficanti di droghe, anzi, li aiuta".
"In una lettera datata 30 dicembre 1998, i congressisti repubblicani Lincoln Díaz Balart (Florida), Ileana Ros-Lehtinen (Florida) e Dan Burton (Indiana), hanno richiesto che McCaffrey affronti la questione della partecipazione del governo cubano al traffico di droga e intraprenda tutte le azioni necessarie per mettere fine all'occultamento di questa realtà da parte dell'Amministrazione Clinton".
"In una risposta furiosa, il 28 gennaio, McCaffrey, un generale dell'esercito in pensione, ha detto di sentirsi insultato dallo spirito della lettera, ha negato tassativamente una manovra di occultamento e ha detto che non vi sono prove evidenti che indichino che le autorità cubane siano coinvolte in questa attività criminale."
"Malgrado i commenti di McCaffrey e le suppliche del Dipartimento di Giustizia, la Drug Enforcemente Administration (DEA) e il Servizio di Guardacoste, alti funzionari dell'Amministrazione Clinton hanno espresso che non vi sono piani per migliorare il livello della cooperazione antidroghe fra ambedue i paesi. Tuttavia, hanno aggiunto che, in mancanza di un accordo formale, ambedue i paesi possono continuare cooperando sulla base dei singoli casi. Qualunque altra cosa più ambiziosa, hanno detto, avrebbe provocato una reazione politica nel Congresso e avrebbe messo in pericolo i canali informali fra le agenzie incaricate di fare rispettare la legge a Cuba e negli Stati Uniti".
"Non diciamo che non siamo preparati a fare di più con loro in un altro momento... ma adesso non prendiamo in considerazione nessuna ipotesi - ha detto un funzionario dell’Amministrazione".
"Con 42.000 miglia quadrate di acque territoriali e 4.195 isole e isolotti, Cuba è un paradiso per i contrabbandieri" - ha detto il giornalista. "La maggior parte della cocaina imbarcata tramite Cuba è lanciata da piccoli aerei a bassa quota vicino agli isolotti disabitati, dove viene ricuperata da trafficanti in lance veloci. Queste lance portano la merce verso imbarcazioni più grandi in rotta verso gli Stati Uniti o altre destinazioni come il Messico, l’Haiti e la Giamaica".
"David Ridgway, ambasciatore inglese all'Avana, ha descritto la cooperazione antinarcotici fra il suo paese e Cuba -che comprende uno stanziamento di 400.000 dollari all'anno per l'addestramento fornito dalla Gran Bretagna- come di prima classe. L'impegno politico (di Cuba) è molto forte - ha detto in un'intervista all'Avana. Siamo soddisfatti che il nostro denaro si spenda bene - ha detto l'ambasciatore, secondo il giornalista".
"Grazie all'aiuto inglese, i funzionari d'Immigrazione dell'aeroporto possono fare adesso profili di passeggeri per individuare quali possono essere coinvolti nel traffico di droghe. Dal 1994, quando ha cominciato il boom turistico a Cuba, sono stati arrestati 215 stranieri che trasportavano droghe. Il bagaglio viene ispezionato da cani addestrati in Francia".
"Gli sforzi antidroga sono anche diretti verso le nuove zone franche di Cuba, dove la maggior parte delle merci sono imbarcate senza essere ispezionate, e diventano in questo modo il mezzo preferito dai trafficanti di droga. Il 3 dicembre scorso, ad esempio, la polizia colombiana catturò 7.7 tonnellate di cocaina a Cartagena, Colombia, diretta in Spagna tramite L'Avana. Le autorità cubane e colombiane hanno determinato che la rotta era stata utilizzata quanto meno tre volte prima di essere scoperta".
"Le autorità cubane dicono di essere spinte dalla forte motivazione di evitare che il consumo di droghe si diffonda nell'isola. Per decenni, dopo la vittoria della Rivoluzione nel 1959, le droghe illegali sono state virtualmente sconosciute a Cuba. Ma di recente, via via che il turismo ha portato influenze esterne e dollari statunitensi, la marijuana, la cocaina e il crack hanno cominciato a entrare nell'isola, hanno detto le autorità".
"Secondo il Ministero degli Interni, le autorità cubane hanno scoperto 30 carichi di cocaina nelle coste l'anno scorso –in confronto ai 12 nel 1994- dovuto al fatto che i trafficanti avevano perso i loro punti di contatto ovvero avevano buttato via intenzionalmente i loro carichi per evitare l'arresto. Le autorità hanno ricuperato 68 di questi carichi nei primi tre mesi dell'anno in corso".
"Il 5 gennaio scorso, in un discorso, Castro ha riconosciuto che il traffico di droghe è un problema in aumento, ha informato che 1.216 persone sono in carcere scontando condanne legate alla droga, e si è lamentato del fatto che alcune persone avevano nascosto la droga che arrivava alle nostre coste invece di consegnarla alla polizia".
Il secondo articolo dello stesso autore, nello stesso giornale pubblicato nella capitale degli Stati Uniti, è intitolato: "In questo caso, la squadra Cuba-Stati Uniti ha fatto un grosso punto".
"L'AVANA.- Il primo ottobre 1996, funzionari del Servizio di Guardacoste degli Stati Uniti guardavano con frustrazione come l’imbarcazione Limerick – affondando, abbandonata e portando un grosso quantitativo di cocaina- andava alla deriva nelle acque cubane e sembrava essere fuori dalla loro portata".
"Avvertito da una richiesta dei guardacoste, trasmessa tramite canali diplomatici inglesi, le autorità cubane hanno rimorchiato l'imbarcazione fino alla costa e con l'aiuto degli agenti statunitensi" -che noi abbiamo veramente invitato-, "hanno scoperto il carico nascosto, che hanno consegnato alle autorità degli Stati Uniti per essere usato nel processo aperto al capitano e all'equipaggio dell'imbarcazione. Guardafrontiere cubani sono venuti a Miami come testimoni".
"Hanno cooperato molto" - ha detto James Milford, che era il Vicedirettore della DEA in quel momento. "Comunque sia, meritano molto credito".
"Gli Stati Uniti continuano a proibire la maggior parte del commercio con Cuba, e ambedue i paesi non hanno rapporti diplomatici dal 1961. Ma i funzionari incaricati del rispetto della legge in entrambi i paesi dicono che il livello senza precedenti di cooperazione nel caso Limerick ha dimostrato come si può fare a meno delle differenze politiche quando si vuol raggiungere un obiettivo comune".
"Il caso cominciò quando il guardacoste, agendo sulla base di un'informazione dei servizi segreti, fermò l'imbarcazione in acque internazionali a nord di Cuba con il sospetto di portare due tonnellate di cocaina" - qui veramente si sarebbe dovuto dire a sud di Cuba, a sud della parte orientale, però è questo che si legge sull’articolo. "Ma, mentre i guardacoste abbordavano l'imbarcazione, l'equipaggio composto da 11 uomini cercò di affondare la nave sulla quale si trovavano, obbligando il guardacoste ad evacuare l'equipaggio e ad abbandonare la nave".
"Tramite gli inglesi, i guardacoste hanno chiesto alla pattuglia di guardafrontiera cubana di cercare di salvare l’imbarcazione di 220 piedi, che era entrata nel territorio cubano, si stava allagando ed era sul punto di affondare, secondo quanto affermato dai i funzionari statunitensi, inglesi e cubani. I cubani hanno accettato e hanno rimorchiato la nave fino alla costa".
"Agendo sulla base delle informazioni dei servizi d’intelligenza statunitensi, le autorità cubane hanno cominciato a smantellare la nave e hanno scoperto un carico nascosto di circa due tonnellate di cocaina, come affermato dal tenente colonnello Oscar García, secondo capo della polizia cubana antidroga. Successivamente gli Stati Uniti fornirono nuove informazione dei servizi indicando che ci poteva essere dell’altra cocaina nascosta nella nave proveniente da Barranquilla, Colombia".
"I cubani hanno acconsentito che alcuni funzionari della DEA e del Dipartimento di Giustizia americano" - veramente li abbiamo invitati a partecipare- "si unissero ai lavori della prima operazione congiunta antidroga tra ambedue i paesi, secondo quanto hanno detto i funzionari americani e cubani".
"Dopo due settimane occupate nello smantellamento dell’imbarcazione, gli investigatori di ambedue i paesi hanno scoperto oltre sei tonnellate di cocaina per un totale di otto tonnellate - uno dei più grandi sequestri di cocaina della storia". E' stato un poco meno, secondo quanto noi ricordiamo, circa sette.
Fino a questo punto la sostanza di questi due articoli del Washington Post.
E' opportuno aggiungere che non soltanto si è cooperato nel caso dell’imbarcazione Limerick. Poche settimane fa, con la collaborazione di Cuba è stata catturata nei Caraibi la nave China-Breeze, dell’azienda navale di Babuch-Marin Inc, con quattro tonnellate di cocaina.
Il 28 maggio 1999, nelle vicinanze di Cayo Confites, a nord di Camaguey, è stata catturata dalle Forze di Guardafrontiere (cubane N. d. T.) una lancia che veniva a raccogliere il carico di un piccolo aereo, la quale, inseguita da un aereo della DAAFAR, (Forze aeree cubane N. d. T.) è stata costretta a disfarsi del carico di droga fuori del punto concordato per l'incontro. Sono stati sequestrati 449 kg di cocaina.
Il 31 maggio - meno di due mesi fa-, con la collaborazione di Cuba è stata catturata in alto mare l'imbarcazione Castor, con 4 tonnellate di cocaina.
Come risultato della lotta contro le droghe nel nostro paese, solo tra il 1970 e il 1999, sono stati arrestati 693 trafficanti di droga stranieri. Tra il 1970 e il 1990, un periodo più breve, cioè in 20 anni, sono stati arrestati e sequestrati 30 aerei e 73 imbarcazioni, di cui, complessivamente, 84 d’immatricolazione statunitense. D'altra parte, Cuba non ha mai prodotto né esportato droghe. Tutto questo ha a che vedere con droghe che si producono, si esportano e si trasportano da altri luoghi.
Appena due settimane dopo gli articoli del Washington Post, nei primi dieci giorni del mese di giugno, ho ricevuto un rilevante e prestigioso legislatore statunitense, membro del Partito Repubblicano, in visita a Cuba. Ho percepito in lui un uomo di esperienza e serietà, con il quale si poteva parlare profondamente e francamente. Per discrezione non menziono il suo nome, giacché non voglio esporlo in questo dibattito. E non l'ho consultato con lui. Uno dei punti più importanti affrontati nell'incontro è stato quello relativo al traffico di droga. Dalle note di questo colloquio, che ovviamente è stato molto più lungo su questo punto, prendo alcuni dati essenziali.
Alla domanda se Cuba e gli Stati Uniti stavano attualmente lavorando insieme per combattere contro il traffico di droghe, gli ho risposto: esiste una modesta cooperazione.
Alla domanda sulle cause gli ho detto con franchezza che durante 40 anni eravamo stati i gendarmi contro il traffico di droghe nei Caraibi, e non perché volessero introdurle a Cuba, ma, perché in questo lungo periodo, avevamo dovuto difenderci da attacchi pirati, infiltrazione di uomini, armi ed esplosivi, e di aerei che violavano il nostro spazio aereo per lanciare bombe, prodotti infiammabili, e armi o elementi biologici. Quando potevamo costringevamo gli aerei ad atterrare. Gli ho detto che in quell’epoca, per molti anni, gli aerei ubbidivano a questo tipo di ordini - non ne abbiamo mai abbattuto nessuno, a quanto ricordo - ma quando i narcotrafficanti si sono resi conto che anche se non ubbidivano nessuno sparava loro, allora non hanno più ubbidito. A volte, quando dovevano atterrare per motivi tecnici, li catturavamo. Così abbiamo intercettato un certo numero di aerei e, soprattutto, molte imbarcazioni che trasportavano droghe. I membri dei loro equipaggi erano subito arrestati e processati a Cuba, senza una sola eccezione.
Gli ho spiegato i fatti giudicati nella Causa n.1 quali atti di tradimento, perché, essendo molti degli accusati importanti ufficiali del Ministero degli Interni e uno, in particolare, un importante capo militare che aveva anche ricevuto un’alta onorificenza per meriti di guerra, la loro partecipazione nell'organizzazione di un traffico di droghe attraverso il nostro paese, un fatto straordinariamente grave, metteva in pericolo il prestigio e la sicurezza della nazione.
Gli dicevo che la cosa più incredibile era il pretesto da loro adotto secondo cui l'avevano fatto per aiutare il paese. Per ogni chilogrammo di droga ricevevano 1 000 dollari. Era stupido pensare o credere, dentro o fuori Cuba, che un paese che importava 8 miliardi di dollari all'anno potesse risolvere qualche problema incassando 1 000 dollari per il transito di un chilogrammo di droga.
Ho detto, inoltre, al visitante che perfino nel caso in cui i narcotrafficanti consegnassero uno o cinque miliardi di dollari, se pagassero l'intero debito estero di Cuba, la Rivoluzione non accetterebbe mai il passaggio di un chilogrammo di droga attraverso l'isola (Applausi); perché il nostro paese vale molto di più, e il lavoro realizzato nel settore della sanità, dell'istruzione e in tanti altri campi di elementare giustizia, con il sacrificio di tante vite, vale molto di più di tale cifra; che la vita di un solo uomo vale molto di più (Applausi), e noi abbiamo dovuto sacrificare tante vite.
Che la logica più elementare indicava che soltanto un governo ladro e cretino era capace di farsi coinvolgere in un affare di tale natura. E se noi fossimo un governo di ladri, non avremmo bisogno di droghe per ottenere ricchezze, come l'hanno fatto in altri tanti luoghi e in diverse epoche; ma, con tutta certezza, un tale governo non esisterebbe ormai da tanto tempo, perché il nostro popolo rivoluzionario, istruito e cosciente, non l'appoggerebbe né l'avrebbe tollerato mai.
Che nessun paese era più preparato di Cuba per lottare contro la droga all’interno delle nostre acque e delle nostre frontiere.
Gli ho parlato della nave catturata tre anni fa nel sud della regione orientale di Cuba mentre affondava perché era stata abbordata dall’equipaggio dei guardacoste statunitensi che erano stati costretti ad abbandonarla. I marinai avevano aperto le chiavi dell'acqua per farla affondare e impedire così il sequestro del carico e le prove; la corrente l'ha portata in acque territoriali cubane e i nostri guardacoste hanno salvato la nave. Vi hanno trovato quasi sette tonnellate di cocaina con un alto grado di purezza. L'abbiamo comunicato al Dipartimento Antidroghe degli Stati Uniti e abbiamo chiesto loro di partecipare all'indagine. Tutto è stato fatto in silenzio e tutta la droga e i documenti gli sono stati consegnati. Loro ci hanno detto che ne avevano bisogno per presentarli quali prove nel processo che dovevano aprire.
In più, gli ho detto che collaboravamo il possibile nella lotta contro il traffico di droghe, come facciamo con il traffico di emigranti; però, che gli Stati Uniti, per ragioni rigorosamente politiche, non aveva voluto concludere alcun accordo per stabilire un programma di collaborazione serio e sistematico a tale scopo. Che a causa del modus operandi dei narcotrafficanti, via aerea e via mare, era molto difficile intercettare e forzare all'atterraggio un piccolo aereo, di giorno o di notte, che si rifiutasse di farlo.
Che le droghe erano lanciate a una distanza tra le 5 e le 20 miglia dalle coste cubane. Che prima, se la droga giungeva in vista della costa o sulla terraferma, la gente la consegnava in modo spontaneo; non c'erano i dollari. Adesso bisogna fare un grande sforzo di persuasione e organizzazione per avere la cooperazione degli abitanti. Abbiamo dovuto, inoltre, aumentare le pene contro il traffico interno, perché si era creato un incipiente mercato interno.
Gli ho spiegato quant'era successo con i due ipotetici imprenditori spagnoli che avevano creato una società mista il cui scopo reale, come si è saputo dopo, era trasportare della droga, attraverso Cuba, verso l'Europa riempiendo con droga le pareti dei contenitori in cui importavano dalla Colombia materie prime per la fabbrica che gestivano, gli stessi contenitori che erano poi utilizzati per inviare i prodotti fabbricati in Spagna. Di fronte ad un simile inganno che implicava il rischio di grandi danni al paese, ci siamo visti forzati a stabilire pene più severe per il delitto di traffico di droghe in grande scala attraverso il nostro paese.
Permettetemi una parentesi nel discorso.
In realtà sarebbe stato possibile arrestare i due signori "imprenditori", bastava che le autorità colombiane che seguivano le indagini, in adempimento degli accordi con noi pattuiti, ci avessero informato su una quantità di droga sequestrata là, in Colombia, e che era stata trovata nascosta nelle pareti di vari contenitori proprietà degli ipotetici imprenditori. L'hanno comunicato pubblicamente in dicembre.
Se avessero coordinato con noi le azioni, avremmo potuto catturarli facilmente; però, loro hanno fatto quella dichiarazione pubblica, aggiungendo che i contenitori erano destinati a Cuba, un'informazione incompleta, confusa e strana. Questa situazione l'ho analizzata, in modo pubblico, il 5 gennaio, alcuni giorni dopo la suddetta dichiarazione, in realtà irritato dal fatto che si parlasse di droghe sequestrate in Colombia con destinazione Cuba, come se fosse una regolare importazione di una merce qualsiasi. Ho protestato per tale procedura.
Il risultato: ancora oggi i tizi sono liberi in Spagna. Sono stati arrestati in gennaio, sono rimasti in prigione alcuni giorni, e poi liberati per mancanza delle relative prove, secondo quanto hanno detto le autorità di quel paese cui abbiamo offerto tutta la cooperazione necessaria. In Colombia è stato arrestato soltanto un individuo che era stato incaricato di custodire la droga.
Loro (gli imprenditori spagnoli N.d.T.) hanno risposto pubblicamente alla mia dichiarazione del 5 gennaio dicendo che erano innocenti, che si trattava di un'invenzione, di un pretesto per confiscare la loro piccola fabbrica; una fabbrica di quattro centesimi, con cui sono riusciti a ingannare alcune persone del nostro popolo, hanno approfittato della buona fede di una impresa cubana, perché hanno proposto un investimento, un'impresa mista, affermando che avrebbero portato la tecnologia e che avevano il mercato per la produzione di oggetti decorativi.
Tuttavia, quei signori, sui cui fatti esistono delle prove inconfutabili, dovevano essere arrestati e incarcerati in Spagna, in Europa o dovunque cercassero di nascondersi. Se c'è gente condannata a decine di anni di prigionia per delitti meno gravi, perché quei due signori circolano tranquillamente per l'Europa?
Riprendo il discorso sulla conversazione sostenuta con il legislatore statunitense.
Dopo avergli raccontato il tentativo dei due cittadini spagnoli di trafficare droga in grande scala attraverso Cuba, gli ho spiegato, inoltre, che c'erano anche tentativi di traffici in minore scala, e che di recente un gruppo di 18 persone, composto da inglesi, canadesi e altri della Giamaica era stato arrestato mentre cercava di introdurre nel paese 50 chilogrammi di cocaina nascosti nelle fodere dei loro abiti; che sarebbero stati giudicati e avrebbero dovuto affrontare le sanzioni relative al traffico di droghe in minore scala, che sono state, allo stesso modo, indurite. Per loro relativa fortuna, quando sono stati arrestati, le modifiche (al Codice Penale N.d.T.) non erano state ancora approvate dalla Assemblea Nazionale, fatto avvenuto alcuni mesi dopo.
Finalmente, quando mi ha domandato se un accordo di cooperazione nella lotta contro la droga tra gli Stati Uniti e Cuba aiuterebbe molto a tale scopo, gli ho risposto che quest’isola ha oltre 1 200 chilometri di lunghezza e 5 746 chilometri di coste; che a mio avviso era necessaria un serio accordo tra entrambi i paesi sulla lotta antidroga, e che non chiedevamo nulla in cambio, nemmeno la concessione del permesso agli agricoltori statunitensi per vendere alimenti a Cuba. Che noi facevamo ciò per ragioni etiche, come l'abbiamo fatto durante 40 anni, nonostante l’embargo degli Stati Uniti. Che non chiedevamo loro nemmeno la cessazione dell’embargo. Che un accordo di tale natura sarebbe cinquanta volte più vantaggioso per gli Stati Uniti che per Cuba, però, che porterebbe anche a noi dei benefici, perché ci pregiudicavano le droghe che in numero crescente giungevano sulle nostre coste.
Quando mi ha interrotto per domandarmi se Cuba avrebbe autorizzato che le autorità degli Stati Uniti agissero nelle nostre acque o nel nostro spazio aereo, gli ho risposto in modo assoluto di no, che gli Stati Uniti non accetterebbero che navi o aerei cubani penetrassero nelle loro acque territoriali o nel loro spazio aereo; che un accordo di tale natura dovrebbe essere concepito su basi di reciprocità; che ero convinto che era una sciocchezza, una vera e propria sciocchezza, che il governo degli Stati Uniti, per paura del chiasso dei gruppi di Miami, non avesse pattuito un accordo con Cuba sul traffico di droghe, quando noi eravamo disposti a sottoscriverlo senza chiedere nulla in cambio, semplicemente per un dovere morale internazionale.
Con tutta chiarezza gli ho detto che si potevano stabilire tre possibili forme di cooperazione: una cooperazione modesta, una cooperazione maggiore e più efficace, o una cooperazione integrale. Che per le prime due forme erano sufficienti le nostre proprie risorse; ma, per una cooperazione integrale della più alta efficacia avremmo avuto bisogno di certi mezzi tecnici e sistemi di comunicazione che non erano alla nostra portata, e che per realizzarla disponevamo di tutto il personale qualificato necessario.
Esaurito il tema, dissi più o meno questo: La prego di chiedere alle massime autorità del suo paese che livello di cooperazione desiderano: se vogliono il livello attuale, un livello più alto o un livello totale. Noi siamo disponibile ad adottare qualunque tipo di queste forme di cooperazione. E se non sono interessati a nessuna, noi, dalla nostra parte, continueremo a fare quello che facciamo, perché dobbiamo difenderci dal danno che ci può cagionare il traffico di droga; è un interesse nazionale e anche un dovere internazionale. Così ho concluso questa parte del mio colloquio con lui.
I suddetti articoli del Washington Post e le giuste dichiarazioni di alcune importanti autorità, anche di legislatori prestigiosi degli Stati Uniti, hanno cominciato a preoccupare la mafia controrivoluzionaria di Miami e i congressisti alleati a essa, le cui campagne elettorali sono finanziate dalla Fondazione Cubano-americana, un'organizzazione terrorista, che ha realizzato e fornito i fondi per gli attentati con potenti esplosivi contro alberghi turistici dell'Avana nel 1997.
Se si analizza la data in cui ha avuto luogo ogni fatto, gli articoli del Washington Post del 25 maggio, successivamente, nei primi quindici giorni di giugno una serie di dichiarazioni, come vedremo più avanti, di funzionari, legislatori, autorità della lotta antidroga e altri, più una bozza di legge favorevole a negoziare con Cuba un accordo e quello che è successo immediatamente, si può precisare e definire con esattezza la cospirazione articolata velocemente e alla fine scatenata contro ogni tipo di cooperazione nella lotta contro la droga dalla mafia controrivoluzionaria, i suoi alleati e le lobbies, che lavorano costantemente, mattina, sera e notte, contro Cuba. E' molto chiaro, come si può facilmente constatare.
Il 19 giugno, cioè, quasi un mese dopo la pubblicazione dei due articoli del 25 maggio, quando si stava creando una atmosfera favorevole il New Herald, organo di stampa che molte volte agisce al servizio di questa mafia, sotto il titolo di "Forte rifiuto alla lotta antidroga con Cuba", a cura della giornalista María Travierso, ha pubblicato, quanto segue:
"L'annuncio del Dipartimento di Stato sulla visita a Cuba di funzionari dell'Agenzia contro la Droga (DEA) e del servizio di guardacoste lunedì prossimo per cooperare nella lotta contro il traffico di droga, ha provocato venerdì incandescenti reazioni nei settori cubani del sud della Florida".
"L'invio di tali funzionari non mi ha meravigliato. E’ coerente con la politica dell'Amministrazione di pacificazione e di collaborazione con il regime di Castro" – ha dichiarato a Miami il congressista repubblicano della Florida, Lincoln Díaz Balart.
"Díaz Balart, che ha ricevuto una telefonata da parte del Dipartimento di Stato per informarlo del viaggio dei funzionari a Cuba, si è mostrato molto contrariato".
Ecco come opera il meccanismo e quali sono i frutti delle azioni timide e vacillanti del governo davanti alla virulenza e al costante ricatto della mafia anticubana: decidono di inviare alcuni funzionari per discutere su questi temi e telefonano ai capi della stessa per informarli umilmente che invieranno questi funzionari a Cuba. Chiaro che immediatamente si scatenano lo scandalo, gli insulti e anche le minacce contro l'amministrazione con tutti i mezzi possibili e si intraprendono manovre per impedirlo.
"Il rappresentante federale disse che da alcune settimane, da quando il governo statunitense ha filtrato informazioni alla stampa sull'ipotetico aiuto di Castro alla guerra contro le droghe, ebbe inizio quello che è capitato lunedì".
"Aggiunse che vi è una grossa differenza fra queste riunioni e i soliti colloqui per gli accordi che ambedue i paesi sostengono sui temi migratori:" "Ormai hanno ammesso"- dichiarò questo insolente- "che è una cooperazione in un’area nella quale Castro non ha niente a che fare, perché lui è uno dei maggiori trafficanti di droghe del mondo " - disse Díaz-Balart.
"La Fondazione Nazionale Cubano-americana" -continua l'informazione- "mediante il suo presidente, Alberto Hernández (...)", proprietario precisamente di uno dei due fucili calibro 50 con i quali volevano uccidermi a Isola Margarita, semiautomatico, con mira telescopica, raggi infrarossi, portata di 1 400 metri e capacità di penetrare un blindato a 400 m, o sparare contro un aereo che si avvicini a terra o in movimento sulla pista, ecc; il proprietario di uno di essi, ripeto, è questo signore. Un'imbarcazione, anche di loro proprietà, è stata casualmente catturata a Puerto Rico: un guardacoste alla ricerca di droghe l’ ha catturato scoprendo le potenti armi. Quando si sono resi conto dell’accaduto erano già nelle mani delle autorità di Puerto Rico. Questo felice proprietario del fucile, che è iscritto a suo nome "molto legalmente", e organizzatore dell'attentato, gira in libertà negli Stati Uniti, non è stato neanche incluso nel giudizio ed era il capo della Fondazione, adesso hanno un figlio di papà, e lui sta, come sempre, nelle alte sfere.
Continuo con l'informazione: "La Fondazione Nazionale Cubano-americana, tramite il suo presidente Alberto Hernández, ha reagito fortemente davanti alla notizia: Questo, semplicemente, è un'atrocità. Dimostreremo la nostra opposizione dove sia necessario. E' inaccettabile per la comunità cubana nell'esilio e per l'isola –ha dichiarato". Ha solo dimenticato di minacciare a morte il Presidente degli Stati Uniti o sparargli addosso con uno di quei fucili che acquista là, così precisi e di lunga portata.
"Altri colleghi di Diaz-Balart hanno appoggiato la sua posizione. La congressista repubblicana della Florida, Ileana Ros-Lehtinen, ha qualificato assurdo il comportamento del governo del presidente Bill Clinton. Questo dimostra solamente la voglia che ha l'amministrazione di Clinton di cooperare con la dittatura di Fidel Castro. Dire che il suo regime collabora nella battaglia contro le droghe è la cosa più assurda, illogica e incorretta, commentò.
Il 7 luglio una notizia dell'EFE intitolata "Proposta dei congressisti repubblicani per l’inclusione di Cuba nel processo di certificazione di droghe", espone quanto segue:
"Due leader repubblicani della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno proposto d'includere Cuba nella valutazione annua del Dipartimento di Stato dei paesi che collaborano nella lotta contro il traffico di droghe".
"I congressisti Dan Burton (Indiana)" -ben conosciuto, si sente parlare di questo nome, anche se male, perchè molto legato ad una legge di genocidio in società con Helms; ma, ormai entrano in azioni anche i pesci più grossi, rappresentanti e senatori associati alla mafia - "e Benjamin Gilman (New York), autori del progetto di legge , ritengono che Cuba è uno dei principali paesi legato al traffico di droga internazionale.
"La legislazione corrisponde alle informazioni secondo cui il governo degli Stati Uniti è sul punto di adottare nuove misure per alleggerire il blocco economico contro Cuba.
"Il Dipartimento di Stato non include Cuba nella valutazione dei paesi che collaborano con gli Stati Uniti nella lotta contro le droghe giacché interpreta che la legge non si applica a quei paesi con i quali non ha scambio commerciale.
"Due funzionari del Dipartimento di Stato hanno visitato L'Avana il mese scorso per discutere eventuali iniziative di cooperazione, compresa la lotta contro il traffico di droga.
"La Camera dei Rappresentanti ha iniziato la sua indagine su Cuba e il traffico di droghe dopo che nel dicembre scorso la polizia colombiana ha sequestrato 7 tonnellate di cocaina, che avevano come ipotetico destinatario una società con sede all'Avana".
Guardate come questi signori cercano di mescolare Cuba con questo grossolano affare. Gli Stati Uniti e l'Europa non sono stati neanche in grado di arrestare i pericolosi soggetti. Che ce li mandino a Cuba per sottometterli ai nostri tribunali e fargli un giudizio pubblico, con assoluta e totale trasparenza. Che non si spaventino, perché, alla fine, non erano ancora in vigore le sanzioni approvate successivamente dall'Assemblea Nazionale. Che ce li mandino e discuteremo qui il caso presso i tribunali, ma catturateli prima. Chi li appoggia che non si trovano? Il delitto principale l'hanno commesso qui, perché hanno aperto la loro fabbrica, hanno tradito la buona fede del paese, si sono serviti della nostra apertura al commercio, a certi investimenti, al turismo, per cercare di utilizzare il nostro territorio come ponte per il traffico di droga. Hanno stabilito qui un piccolo impianto. Ci si accorge che indiscutibilmente avevano il proposito di commerciare con droghe e trafficare grossi quantitativi. Stavano anche montando altri piccoli affari, di tipo finanziario, per prestiti e altre attività.
Vediamo adesso se si nascondono in Europa e scappano all'Interpol, una cosa che non deve essere molto facile. Sono soggetti ben conosciuti e devono avere molto denaro. Perché non sono stati catturati? O sono stati inviati a montare una provocazione contro Cuba? Quale sarà la causa? Noi reclamiamo che vengano catturati e inviati al nostro paese, ecco quello che si deve fare. Abbiamo il diritto di prelazione per giudicarli. Qui hanno aperto la loro fabbrichetta, qui portavano i container con la materia prima, ma già riempiti di droga, qui erano di nuovo riempiti con i prodotti della fabbrica ed erano inviati verso la Spagna, qui hanno commesso i principali delitti: hanno introdotto la droga, l'hanno manipolata, hanno violato le leggi, hanno ingannato il paese. Inviateceli per giudicarli, ecco la nostra risposta, la nostra sfida che non si può eludere; e che vengano, se vogliono, avvocati da tutti i paesi del mondo perché difendano, osservino o partecipino a questo processo e verifichino la verità. Vedete i risvolti della faccenda, l’inganno, gli intrighi, le calunnie e le infamie.
Continuo:
"Tuttavia, in quel momento, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha detto che non vi erano rapporti tra il carico di droga e il governo del presidente cubano Fidel Castro" -dichiarava finalmente la notizia di EFE.
In realtà l’FBI, la CIA, e il governo, tutti sanno come vanno le cose nel nostro paese, lo sanno molto bene. Chiaramente, non si sono mai preoccupati delle calunnie contro Cuba, né se dicono questo o quello; che costantemente, in modo infame, cerchino di coinvolgere in questo ripugnante tema personaggi del nostro paese, dirigenti del nostro paese, senza rispettare nessuno.
Guardate come hanno utilizzato il più esemplare processo mai fatto per farlo diventare fonte d’intrighi miserabili contro Cuba, che ha dato un esempio al mondo di come bisogna tagliare, sradicare qualunque manifestazione, qualunque tendenza verso la complicità con il traffico di droga.
Inoltre, lottiamo instancabilmente contro qualcosa tanto diffusa nel mondo come la corruzione, in cui non può essere mai coinvolto un alto dirigente del Partito o del governo.
Non si può aspirare utopicamente che non ci siano casi e persone che incorrano in errori di questo tipo, si combatte tenacemente contro esse all'interno dell'apparato amministrativo del paese, e non si tollererà mai il caso di un alto dirigente politico o di governo. Questa trincea non può perdersi mai (Applausi).
Qui abbiamo un caso in cui il Dipartimento di Stato, che conosce bene la verità sull'argomento e conosce anche la nostra protesta quando è avvenuto quel sequestro in Colombia, ha detto -secondo quanto afferma questa notizia- "che non c'era alcun legame tra il carico di droghe e il governo del presidente cubano Fidel Castro". Si deve riconoscere che tale dichiarazione del Dipartimento di Stato è stata obiettiva e onesta.
Bene, proseguo con le notizie, perché ciò è quel che dimostra giorno dopo giorno il filo della cospirazione.
Ricordate che abbiamo cominciato ad analizzare a partire degli ultimi dieci giorni di maggio e siamo già al 7 luglio.
Lo stesso 7 luglio, una notizia della AFP, proveniente da Washington, diceva:
"Il senatore repubblicano Dan Burton ha presentato mercoledì scorso una bozza di legge per dichiarare Cuba il principale stato trafficante di droghe, di fronte al sospetto che il governo dell'Isola è complice nel contrabbando di narcotici verso gli Stati Uniti".
Una notizia della EFE emessa a Washington, il 13 luglio, dice - questa è un'altra notizia- :
"Tre legislatori statunitensi di origine cubana -due repubblicani e un democratico- hanno accusato oggi gli Stati Uniti di proteggere la tirannia di Castro, il traffico di esseri umani, oltre al narcotraffico, il riciclaggio del denaro sporco, e una serie di affari illeciti".
"Hanno formulato tali accuse perché considerano che i governi di Washington e dell'Avana favoriscono l'espatrio di cubani verso gli Stati Uniti allo scopo di beneficiare economicamente Castro".
"Ileana Ros-Lehtinen e Lincoln Díaz Balart, repubblicani dello stato della Florida, e Robert Menéndez, democratico dello stato del New Jersey, hanno manifestato oggi il loro disaccordo con "l'amministrazione del presidente Bill Clinton per tutte le decisioni adottate a favore del governo di Cuba".
I membri della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti hanno avuto un incontro con la stampa dopo aver sostenuto una riunione con i rappresentanti dei Dipartimenti di Stato e di Giustizia e del Servizio di Guardacoste, sugli ultimi incidenti con i balseros cubani nelle acque della Florida". Erano là riuniti, con i rappresentanti dell'amministrazione; per qualsiasi cosa li ricevono con tutti gli onori e danno loro tutte le spiegazioni.
Continua la notizia: "I tre hanno criticato in termini molto duri l'autorizzazione ufficiale concessa a un gruppo di membri della Camera di Commercio degli Stati Uniti perché, come parte della politica di Washington di promozione del contatto tra le singole persone tra questo paese e Cuba, visitino l'isola".
Il governo decide certe misure, un sogno, qualche consiglio datogli dal noto Consigliere degli Affari Esteri di New York di cambiare politica e di fare altre cose, perché era più facile distruggere la Rivoluzione per altre vie. Ecco l'origine, che non è una novità, ed è già stato presentato nella legge Torricelli, del contatto personale, molti rapporti tra popolo e popolo, lo Stato cubano e il governo non esistono; hanno persino proposto in modo molto sottile di inviare dei soldi, precisamente, che ogni statunitense acquistasse un cubano, ma, siccome ci sono tanti statunitensi e noi siamo solo un po' più di 10 milioni, con tale proposta riusciranno soltanto a far crescere il prezzo del cubano, perché ce n'è 1 per ogni 27 statunitensi.
Tutto ciò si conosce, abbiamo parlato di tale politica, di altre tattiche. Che era necessario desistere dall'idea di strangolare il paese mediante il blocco; che, invece, si doveva influire, corrompere, alienare, distruggere la Rivoluzione dall'interno. Sono due vie con lo stesso obiettivo, comunque è sempre preferibile quella pacifica all'altra, anche se sappiamo bene lo scopo di entrambe. La mafia critica molto duramente questo concetto dell'attuale amministrazione, della "promozione del contatto interpersonale". Loro vogliono che nessuno visiti quest'isola. Sono contrari agli accordi migratori, agli accordi antidroga, sono assolutamente contrari a qualunque tattica diversa nei confronti di Cuba, sono contro qualunque iniziativa diversa, qualunque sia l'intenzione o l'interesse del governo degli Stati Uniti. Sono sempre a favore delle misure estreme, della provocazione di un conflitto, persino di una guerra, soprattutto negli ultimi mesi, incoraggiati dagli avvenimenti della Iugoslavia; sognano di vedere questo paese sottoposto ad un’azione simile.
"Il legislatore" - prosegue l'informazione del 13 luglio - "ha suggerito che per frenare le manovre di Castro, Washington dovrebbe minacciare Cuba impedendo l'entrata di petrolio nell'isola e adottando altre misure di pressione". Sentite quanto sono leonine o maligne le intenzioni delle manovre che stiamo smascherando qui.
"Lincoln Díaz Balart ha affermato che alla fine, ciò che c'è tra gli Stati Uniti e Cuba -sentite questo- 'è una convergenza di interessi tra ideologi della sinistra diretti da Samuel Berger (consigliere di Sicurezza Nazionale) dalla Casa Bianca e i barriguistas capitalisti." Osservate, sembra il linguaggio di un eminente allievo della Scuola "Ñico López" (Scuola Superiore del Partito Comunista di Cuba, N. d. T.): "convergenza di interessi tra ideologi della sinistra diretti da Samuel Berger dalla Casa Bianca e i barriguistas capitalisti".
Il giorno seguente, 14 luglio, AFP informa da Washington:
"Alcuni congressisti repubblicani anticastristi hanno fatto un'avvertenza alla Casa Bianca secondo cui tutta la cooperazione antidroghe con Cuba, a loro avviso, è una violazione della legge statunitense." Di fatto, la stanno quasi minacciando di metterla in carcere.
"In una lettera indirizzata al presidente Bill Clinton, il leader del Comitato di Affari Esteri del Senato, Jesse Helms, e quello della corrispondente entità della Camera Bassa, Ben Gilman, chiedono allo stesso Presidente di istruire tutti i funzionari statunitensi perché non forniscano informazione relativa al traffico aereo all'Avana nell'ambito della cooperazione antidroghe".
"Consegnare informazione di tale natura potrebbe esporre i funzionari statunitensi a responsabilità criminale per l'abbattimento di aerei civili da parte dei cubani" affermano i congressisti.
Un'intensa campagna pubblicitaria era già stata scatenata.
Il 22 luglio -osservate bene la data- , il Diario de las Américas pubblica un articolo dal titolo "Narcotrafficante pagava le spese a spie cubane infiltrate", firmato da Santiago Arocha, che espone quanto segue:
"Il gruppo di persone detenuto a Miami dall’FBI lo scorso mese di settembre e accusato di spionaggio a favore di Cuba, riceveva denaro da un narcotrafficante condannato dalla giustizia degli Stati Uniti, secondo quanto dimostrano i documenti della Corte Federale del distretto sud della Florida che sono in possesso del giornale Diario de Las Americas."
Guardate come mischiano con il tema del traffico di droghe un processo contro un gruppo di cittadini di origine cubana, che accusano di spionaggio a favore di Cuba, e nei confronti del quale hanno fatto un grosso scandalo. Quando ero a Porto ho parlato su questo argomento, in una lunga intervista concessa alla CNN, che ha potuto essere seguita da tutto il popolo.
Adesso, in questo preciso momento, cercano di collegare il caso a un ipotetico finanziamento di quei cittadini da parte di un trafficante di droghe.
Inventano storie, cercano di collegare spionaggio e droghe per scandalizzare, spaventare e ingannare la propria opinione pubblica e intimidire il governo degli Stati Uniti.
Quando hanno scatenato lo scandalo sullo spionaggio, la posizione di Cuba è stata dichiarata con assoluta chiarezza e obiettività. Come parte dell'attuale campagna hanno pensato di collegare quel fatto con il traffico di narcotici.
Prosegue l'articolo:
"Al tempo stesso che accettavano i fondi di una persona condannata per l'importazione di 150 chilogrammi di cocaina, gli agenti criticavano i vizi sociali e le enormi deformazioni degli Stati Uniti' nelle loro comunicazioni con l'Avana".
In realtà, non è per niente strano che qualcuno parli lì di vizi sociali e di enormi deformazioni, perché coloro che agiscono come padroni degli Stati Uniti hanno trasformato la "piccola Avana" di Miami in Sodoma e Gomorra.
Finalmente -questo è molto importante- , il 23 luglio, tre giorni fa, EL Miami Herald, firmato dal noto Juan O. Tamayo, pubblica il seguente titolo: "All’esame i legami di Cuba con i narcotrafficanti".
E subito espone:
"Il governo di Bill Clinton ha ordinato un minuzioso esame dei presunti legami di Cuba con il narcotraffico, come reazione alle aspre critiche che gli sono state fatte nell'ambito dello sforzo per ampliare la cooperazione con il governo dell'isola contro le suddette operazioni".
"Secondo quanto detto da alte fonti del governo la parte chiave dell'indagine è una revisione di tutte le fonti dei servizi segreti o un nuovo esame di tutti i dati relativi a Cuba in possesso di mezza dozzina di agenzie governative degli Stati Uniti, del Dipartimento Antinarcotici (DEA) fino alla CIA.
"Hanno detto, inoltre, che è stato chiesto, in separata sede, al Dipartimento di Giustizia di studiare l’indagine fatta da una Giuria Federale d'istruzione, nel 1993, che ha quasi formulato accuse contro il fratello di Fidel Castro" -che ha quasi formulato accuse!. Menzionare o accusare Raul di questo, un uomo tanto noto per la sua rettitudine lungo tutta la sua vita politica e rivoluzionaria, è, semplicemente, ripugnante.
"Hanno anche chiesto agli avvocati del Dipartimento di Stato di riconsiderare se il transito di droghe attraverso le acque e lo spazio aereo cubani risulti sufficiente per includere Cuba nella lista di quei paesi che sono importanti punti di traffico di droghe con destinazione Stati Uniti, cioè la cosiddetta lista principale".
"Lo scrutinio che si spera finisca in ottobre" -sentite bene, lo scrutinio che si spera finisca in ottobre- "ha fermato i recenti sforzi del governo degli Stati Uniti per ampliare i contatti riferiti all'intercettazione del traffico di droghe con il governo di Fidel Castro, compresa una riunione senza precedenti avvenuta questo mese tra i funzionari statunitensi e cubani".
Vale a dire, quei tizi, con il loro scandalo, le loro urla la loro insolenza cominciano a destabilizzare il governo, che deve conoscere molto bene ciò che fa e dev'essere molto bene informato, tanto bene informato sulle realtà di Cuba. Potrebbero (gli Stati Uniti N.d.T.) domandare ad alcuni paesi loro alleati quanto conoscono su Cuba in relazione alle droghe.
Ah!, Ma quelli fanno uno scandalo, gridano e subito scatta il ricatto per esercitare pressione sull'uomo (Bill Clinton, N.d.T.), per farlo barcollare, perché faccia una mossa a loro favorevole, almeno un'indagine, uno scrutinio, perché almeno riesami ancora documenti, e, allora, ciò che era realmente importante per la società statunitense deve aspettare almeno fino a ottobre.
Certo, io capisco, riusciamo perfino a capirlo, perché c'è di mezzo il periodo elettorale, la politica sporca è sempre presente, i voti di quelli e degli altri, di questo o quello stato, e se possono decidere un'elezione presidenziale, allora uno stato come la Florida, che da tanti voti nell'elezione presidenziale, tanti punti, o la possibilità essenziale di vincere nei grandi stati. Calcoli e ancora calcoli. E questi calcoli cominciano a farli i politici dal giorno in cui sognano o viene loro in mente l'idea di aspirare alla presidenza. Tantissimi interessi da politicanti. Perché non posso chiamarli politici; politico, a nostro avviso, è qualcosa di molto più decente, più coraggioso, più pulito, più trasparente. Non loro, loro sono schiavi della propria demagogia, dei propri metodi.
Quale risposta allo scandalo dicono: "State tranquilli, che noi siamo i più decisi e affettuosi amici", e allora fermano quanto stanno facendo. Hanno deciso di inviare alcuni funzionari, anche se solo per esplorazione e contatti iniziali. Sanno quanto significa la cooperazione con Cuba, conoscono Cuba e gli uomini di Cuba, la conoscono bene: è l'unico paese al mondo che è stato capace di eliminare in modo radicale un caso eccezionale in 40 anni di rivoluzione, di persone con alte cariche istituzionali coinvolte in affari di traffico di droghe. Quello lo sanno bene. Ed che questo comportamento di Cuba è qualcosa che giova loro moltissimo ed è stato utile agli Stati Uniti, alla società statunitense, ai bambini, agli adolescenti e ai giovani che sono vittime del traffico di droghe.
Ah!, no, ci sono altre cose molto più importanti per i politici: i voti qui, altre cose là, una carica per un rappresentante o un senatore, ecc. Questa è la verità.
Vale a dire, quest'informazione spiega che, ovviamente, questi fattori hanno fermato gli sforzi in favore di una cooperazione.
Di tutto questo avevo informato il legislatore che è venuto. "E' una sciocchezza che non sia stato fatto un accordo serio per paura di uno scandalo a Miami." Questo gliel'ho detto nella prima decade di giugno e guardate quanto è successo in luglio.
Adesso viene una cosa interessante.
Lo stesso venerdì 23 luglio il nostro Ufficio di Interessi a Washington riceve una busta, proveniente dal gabinetto del senatore Helms, con la copia di una lettera firmata da lui e dal rappresentante Benjamin A. Gilman, indirizzata al presidente Bill Clinton, e datata 13 luglio 1999, che comincia così:
"Egregio Signor Presidente:
Le scriviamo in riferimento all'idea che sta acquistando via via vigore secondo cui sarebbe possibile che gli Stati Uniti cooperassero con il regime di Castro di Cuba in questioni relative alla lotta contro i narcotici.
Signor Presidente, non deleghiamo a nessuno il nostro dovere di insistere perché gli Stati Uniti realizzino tutti gli sforzi per frenare l'invasione di droghe illegali. Tuttavia, nel caso di Cuba, speriamo che la suddetta cooperazione serva per qualcosa in più che non sia soltanto permettere al regime di Castro di deviare l'attenzione dal fatto che sin dall'inizio degli anni "80, alti funzionari del regime di Castro sono stati accusati in diverse occasioni, nel Tribunale Federale degli Stati Uniti, di cospirare per introdurre cocaina, in modo illegale, negli Stati Uniti.
Tuttavia lo scopo della presente lettera è più specifico. Siamo stati informati da funzionari del Dipartimento di Stato e del Servizio di Guardacoste che hanno fornito in modo regolare dati di ubicazione relativi ad aerei sospetti che si dirigono verso il territorio cubano. Infatti sappiamo che questi enti hanno proposto di stabilire comunicazioni telefoniche dirette con il regime di Castro allo scopo di trasmettere tali dati con la maggiore rapidità alla controparte cubana.
Nonostante ciò, ci sembra che quello scambio di informazioni provoca preoccupazioni serie a partire da un analisi delle leggi penali vigenti degli Stati Uniti definite nel Memorandum del 17 giugno 1994, presentato dal Procuratore Generale Aggiunto Walter Dellinger, al Viceprocuratore Generale Jamie Gorelick."
Seguono tre lunghe pagine di argomentazioni demagogiche, piene di sofismi e menzogne, per concludere affermando in modo tortuoso e minacciante:
"Gradiremmo" -dicono al Presidente- "che controllasse qualunque attività di scambio d'informazione con il regime di Castro e fornisse una spiegazione su quali attività non sono proibite, in conformità con quanto stabilito nel Memorandum Dellinger.
Speriamo che lei dia istruzioni ai funzionari statunitensi di cessare e desistere di condividere tale informazione con il regime cubano finché lei garantisca che non rischiano di assumere una responsabilità penale condivisa".
Lo stesso giorno 23 il New Herald pubblica la notizia sulla revisione o riesame di tutte le fonti dei servizi segreti - perché questo giornale ha lanciato la notizia che indiscutibilmente conosceva in virtù dei suoi rapporti con la mafia controrivoluzionaria cubana, strettamente legata all'estrema destra nel Congresso degli Stati Uniti. Non per caso lo stesso giorno si è ricevuta nei nostri Uffici d'Interessi la busta con la copia della lettera che, anche se firmata e inviata a Clinton il 13 luglio, ha ricevuto la risposta dopo il 20; avevano ottenuto qualcosa: il blocco delle azioni che cominciava a intraprendere l'amministrazione in favore di una lotta più efficace contro il traffico di droghe. Qualunque decisione in questo senso veniva rimandata di alcuni mesi. E’ succeso quello che succede sempre -ve l’ho già spiegato-: davanti a qualunque iniziativa giusta e costruttiva dell'amministrazione statunitense, si scatenano lo scandalo, l'isteria e il ricatto di una mafia che agisce come se fosse padrona degli Stati Uniti, ottenendo gesti conciliatori che indeboliscono o rimandano la decisione di adottare la politica più corretta ed opportuna per gli interessi degli Stati Uniti.
Ho altre cose da aggiungere. Ad esempio, il 25 giugno, un mese dopo la pubblicazione degli articoli del Washington Post, il rappresentante Rangel presentò una bozza di legge che era stata inviata al Comitato degli Affari Esteri. Tale progetto propone di "autorizzare il direttore dell'Ufficio di Politica Nazionale del Controllo delle Droghe di trattare con rappresentanti del governo di Cuba allo scopo di adottare misure per aumentare la cooperazione fra Cuba e gli Stati Uniti, nelle attività di proibizione delle droghe".
La sezione 1 di questo progetto espone, tra l’altro, i seguenti punti:
"Che l'uso illecito di droghe è un problema di sicurezza nazionale che danneggia tutte le regioni, gruppi economici, razze e religioni negli Stati Uniti".
"Che il delitto legato all'uso incorretto di droghe costa all'economia degli Stati Uniti non meno di 5 000 000 000 annui".
"Che non meno del 30% delle droghe illecite che entrano negli Stati Uniti passano tramite la regione dei Caraibi".
"Che il movimento di droghe illecite tramite la regione dei Caraibi non si può fermare senza la cooperazione del governo di Cuba".
"Che numerose autorità degli Stati Uniti incaricate di fare rispettare la legge hanno manifestato la necessità di aumentare la cooperazione con le autorità cubane in questa materia".
Erano trascorsi appena sette giorni dalla presentazione di questo progetto quando il signor Burton -di triste ricordo-, rappresentante dello stato dell’Indiana, ha presentato, a suo nome e a quello del signor Gilman, un altro progetto di legge che propone: "Disporre la determinazione che Cuba è un paese di transito di droghe ai fini della Sezione 490 (h) della Legge del 1981 di Assistenza Esterna".
"Che diventi legge approvata dal Senato e dalla Camera di Rappresentanti degli Stati Uniti di America riuniti in congresso".
La Sezione 1 del suddetto progetto stabilisce che "si può fare riferimento a questa legge come Legge del 1999 sul traffico illecito di droghe cubano".
In modo furbo e cinico, e anche confuso, in modo che sembra piuttosto una sinuosa intriga che una legge, il progetto stabilisce una "Eccezione": "La subsezione a) non entrerà in vigore se il Presidente determina, sulla base di prove certe, che nessuna parte sostanziale delle circa 7,2 tonnellate metriche di cocaina sequestrate il 3 dicembre 1998 a Cartagena, Colombia, erano destinate agli Stati Uniti, direttamente o indirettamente tramite Cuba".
Lo stesso giorno, il 1 luglio, un rappresentante di nome Smith, un ultraconservatore dello stato del New Jersey dove si trovano Torricelli, Bob Menéndez e tutta una caserma di Cosa Nostra- presenta contemporaneamente, a suo nome e a quello della signora Mc Kinney, un progetto di legge aggiuntivo, come emendamento al progetto di legge di autorizzazione di spese del Dipartimento di Stato per l'anno fiscale 2 000. Propone l'inclusione nel suddetto progetto legge del seguente emendamento:
"Sezione 202. Rapporto sul traffico illecito di droghe cubano.
"Entro 90 giorni dalla data di promulgazione della presente Legge e, in seguito, ogni 180 giorni, il Segretario di Stato presenterà ai comitati pertinenti del Congresso un rapporto non classificato con un allegato classificato sulla portata del traffico illecito di droghe internazionale da, tramite o su Cuba. Questi rapporti includeranno quanto segue:
"1) Informazione sul grado in cui il Governo di Cuba o qualunque funzionario, impiegato o entità del Governo di Cuba ha partecipato, agevolato o consentito il suddetto traffico.
"2) In quale grado gli organismi pertinenti del Governo degli Stati Uniti abbiano investigato e giudicato le suddette attività del Governo Cubano o di qualunque funzionario, impiegato o entità del Governo di Cuba.
"3) Determinazione del fatto se il Governo di Cuba dovrebbe essere incluso nella lista di nazioni considerate paesi di traffico illecito di droghe importanti".
Riassumendo, il 25 giugno, il signor Rangel, rappresentante dello stato di New York, presenta il suo progetto di legge in favore della cooperazione con Cuba nella lotta contro la droga, ed il 1 luglio tre rappresentanti: Burton, Gilman e Smith strettamente legati alla Fondazione Cubano-americana, che finanzia con grandi risorse le loro campagne elettorali, soprattutto dei primi due, presentano due progetti di legge, uno dei quali come emendamento ad un’urgente legge di autorizzazione di spese, appoggiandosi su una totalità di bugie, argomenti e procedimenti cinici, che stabiliscono grossolani ostacoli legali ad ogni forma di cooperazione nella lotta contro le droghe.
Quando gli alleati della mafia cubano-americana nel Congresso, esperti in sotterfugi illegali, vogliono che una cosa proceda rapida, non la presentano come un progetto di legge indipendente, che richiede lunghi procedimenti e tempo, ma lo presentano sotto forma di emendamento ad una legge importante che devono approvare in fretta, e spesso, essendo molto lunga e piena di dettagli, molti congressisti l’approvano senza leggerla.
Vediamo adesso cosa fa il governo. Qualunque persona capisce che quel paese è un caos, pieno di contraddizioni. Da una parte si presenta un progetto utile e immediatamente la mafia e i suoi alleati ne presentano due, e usano anche il meccanismo dell'emendamento. Rangel, degnamente e onestamente, presenta il suo come progetto indipendente; gli altri si servono del vecchio e discreditato trucco dell’emendamento.
Dopo aver analizzato tutte queste pazzie che fanno, dopo aver analizzato la lettera dei signori Helms e Gilman al Presidente degli Stati Uniti e tutto quanto ho detto, si può vedere con quanta immoralità, falsità e demagogia s'impongono negli Stati Uniti le leggi e gli emendamenti contro il nostro paese.
Indubbiamente, Cuba, per la sua posizione geografica, è oggi il punto più strategico dell'emisfero per la lotta contro il traffico di droga. Il canale delle Bahamas, per la sua vicinanza alle coste degli Stati Uniti, è diventato la zona preferita dei narcotrafficanti per fare arrivare i loro carichi di droghe alle coste di questo paese. Gli aerei lanciano i loro carichi nelle acque in prossimità di questa rotta, dove vengono raccolti da lance veloci di tre potenti motori che si spostano ad una velocità di 100 km all'ora. Operazioni simili si realizzano tra imbarcazioni di portata media e le lance veloci. Quasi tutte scappano via, come quelle che trafficano emigranti. Perciò, negli ultimi tempi si sono sviluppate molto le attività di traffico di droga internazionale nelle acque di questa area.
Nel primo semestre del 1999, i pacchi di droga che arrivarono alla costa nord di Cuba lungo il suddetto canale, superarono i 4 539 chilogrammi -questi sono quelli che andarono alla deriva e che arrivarono alle coste -, il che rappresenta un aumento del 60% nei confronti dello stesso periodo nel 1998, e supera, nella metà del tempo, i 4 484 chilogrammi ricuperati in questa forma l'anno precedente. Guardate l'incremento e come i trafficanti di droga hanno scelto questa zona come la preferita dei Caraibi.
Da Cayo Confites, a nord di Cuba, si vede il faro di una delle isole delle Bahamas. Un controllo veramente efficace di tutta questa lunga rotta si può effettuare solo in stretta cooperazione con Cuba.
Qui ho un rapporto di 41 pagine, con caratteri relativamente piccoli, a un solo spazio, elaborato dalla Divisione Nazionale Antidroga e la Direzione di Truppe Guardafrontiere, dove si elencano i principali casi di traffico di droga internazionale operati da Cuba negli anni 90; 41 pagine dove si racconta mese per mese, anno per anno, ogni azione, molte di esse a nord di Cuba.
Nessun paese ha mai fatto quello che abbiamo fatto noi, né con maggiore disinteresse. E siamo contenti, mi sembra questo un bel momento, sono stati invitati i diplomatici accreditati, tra cui gli amici degli Stati Uniti in Europa e in altre parti, perché possano farsi un'idea del grado di buon senso che hanno ancora molti dirigenti politici in questo paese, il grado di etica, di senso comune, anche di patriottismo.
Eccole qui; queste cose sono irrefutabili e le discutiamo ovunque, e con qualunque persona. Non vi è paese con più morale né più capace di difendere la sua verità (Applausi). Non vi è paese più trasparente nel suo comportamento per fronteggiare tutte le truffe, cattiverie, cospirazioni, stupidaggini, arroganze e prepotenze.
Niente delle proposte menzionate contro Cuba ci fa paura. A noi non ci fa paura neanche la notizia che una meteorite viene diritta verso la Terra (Applausi). Da molto tempo la nostra popolazione ha imparato a non avere paura di nulla né di nessuno.
Voglio concludere l’argomento con la seguente dichiarazione:
Nel sabotare un accordo tra Cuba e gli Stati Uniti come quello che esiste contro il traffico di emigranti, per la lotta internazionale contro la droga, il senatore Helms, i rappresentanti Burton, Gilman, Smith e altri dei 10 o 12 legislatori associati alla Fondazione Cubano-americana, diventano oggettivamente i più grossi alleati del traffico di droga. Ecco la realtà. A svantaggio di chi va questo? A chi danneggia? A chi pregiudica? Su loro ricade interamente un alto grado di responsabilità per le centinaia di tonnellate di svariate droghe che vanno a finire tra le mani di milioni di adolescenti e giovani nordamericani o di persone che subiscono il flagello terribile della droga, una parte importante della quale si potrebbe intercettare mediante una collaborazione seria, responsabile ed efficiente tra Cuba e gli Stati Uniti.
Se mi lasciassi trascinare, come loro, dalla frustrazione e dalla stupidaggine, direi che ricevono denaro dai trafficanti di droga. Tuttavia, penso con equanimità che è la demagogia, unita a bastardi interessi politici e all'odio contro una popolazione che non hanno potuto piegare e che vogliono distruggere con la loro guerra economica e le loro leggi di genocidio, ciò che gli porta a tali viltà.(Applausi)
McCaffrey è un militare di professione che deve avere conoscenze di tattica e di strategia. Non è strano che reagisca con logica nel capire che non si può vincere una battaglia se si ha un lato così vulnerabile e le mani legate per agire in questo senso. Deve capire anche, come cominciano a capire molte persone intelligenti negli Stati Uniti, che con la distruzione della Rivoluzione a Cuba e dei valori morali che ha portato al paese, una cosa impossibile, questa isola diventerebbe il più pericoloso centro di corruzione, gioco, traffico di droga e crimine del mondo, qualcosa di molto peggio di un sistema politico, economico e sociale tanto aborrito dall’estrema destra degli Stati Uniti, che in mezzo ad una crudele e spietata guerra politica ed economica da parte della più grossa potenza mai esistita, è stato in grado di dare piena indipendenza, salute, istruzione, cultura, dignità, ammirazione e solidarietà mondiale nella sua eroica lotta al nostro popolo (Applausi). Che lo dica, se no, il voto quasi unanime presso le Nazioni Unite contro il blocco contro Cuba.
A questo punto, la mafia di Miami e i suoi alleati più reazionari all'interno del Congresso, con lo scrutinio che gli ha regalato l'amministrazione - i cui risultati si conoscono in anticipo, giacché le istituzioni alle quali assegna questo compito non necessario, dovranno dire la verità per elementare rispetto di sé stesse-, hanno raggiunto che una cosa tanto necessaria, indispensabile e vantaggiosa per la società statunitense, come la cooperazione nella lotta contro il traffico di droga internazionale, sia in ritardo di alcuni mesi.
E' vero che tali istituzioni, per il loro prestigio professionale, non si lasceranno abbindolare da fantasiosi racconti e invenzioni senza scrupoli. Lungo questi 40 anni, non esiste neanche uno spillo al quale appoggiarsi. Dovranno trarre le loro conclusioni. Non credo che l'amministrazione vada a rinforzare queste iniziative, perché era realmente interessata a fare qualcosa di costruttivo e di positivo a questo riguardo, utile per la popolazione statunitense.
Se fosse stabilita una seria collaborazione, si potrebbe anche quantificare i quantitativi di droghe che si potrebbero intercettare. E' l'unica forma possibile. Questa isola ha più di 1 200 km di lunghezza, situata tra il canale dello Yucatan e lo stretto di mare che la separa da Haiti. Questo paese è l'unico punto dove si possono controllare in realtà le acque internazionali e le proprie acque a sud delle isole delle Bahamas che, per la loro vicinanza alle coste degli Stati Uniti, si prestano di più geograficamente all'attività dei trafficanti di droghe; anche se noi cooperiamo con la lotta in generale della comunità internazionale e con tutti i paesi con i quali abbiamo accordi nella lotta contro il traffico di droghe in qualunque direzione.
A chi conviene, chi riceve vantaggi, chi risulta pregiudicato veramente? Danneggia noi, l'ho già detto, l'arrivo di droghe alle coste; ma stiamo adottando misure e lavorando con i pescatori e con la popolazione, invitando loro a cooperare. E' un intenso lavoro, ma il nostro paese è organizzato, disciplinato, e la massa risponde sempre. Adesso stiamo affrontando un altro problema delicato, la cospirazione della mafia per distruggere gli accordi migratori.
Tutto questo ha delle conseguenze, sappiamo molto bene ciò che cercano, dove puntano; puntano verso un conflitto tra Cuba e gli Stati Uniti. Semplicemente è la loro speranza, come unica forma di distruggere una rivoluzione che nessuno potrà distruggere mai.
Ricordate che cosa disse Maceo a chi cercasse di impadronirsi di Cuba, che cosa avrebbe raccolto? (Esclamazioni di : "La polvere del suo suolo pieno di sangue se non muore nella lotta!").
Ai traditori della patria non importa nulla, loro e quelli che gli hanno appoggiato sempre sognano, sottovalutano, Cuba come tante volte: l’hanno fatto: da 40 anni stanno sottovalutando il nostro paese. L'hanno sottovalutato quando credevano che conguerre nascoste ci avrebbero discreditato; l'hanno sottovalutato quando hanno creduto che a Baia di Porci, non appena ci fosse stato lo sbarco, la popolazione si sarebbe ribellata, e non durarono nulla, la stessa popolazioni li ha schiacciati.
Hanno sottovalutato il nostro paese quando hanno creduto che con il crollo del campo socialista e dell’URSS sarebbe crollata anche la Rivoluzione, ed eccola qui, ed assieme ad essa questo popolo tenace e coraggioso che si è riunito in questo 26 luglio per commemorare il 46° anniversario del Moncada (Applausi).
Un passo così ragionevole e semplice come quello che la mafia controrivoluzionaria di origine cubana e i suoi associati nel Congresso degli Stati Uniti cercano di sabotare, forse è più utile di una parte importante dei 17 miliardi di dollari che gli Stati Uniti spendono ogni anno nella lotta contro le droghe.
Magari il 50% degli elettori che negli Stati Uniti non si astiene di votare, possano conoscere questo e tenerne conto. Un giorno il popolo americano avrà piena coscienza di questa realtà.
Cuba, imperturbabile, continuerà la sua marcia in avanti lungo la via tracciata quell’indimenticabile 26 luglio 1953 (Applausi).