Discorso pronunciato dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba, durante la manifestazione per il Giorno Internazionale dei Lavoratori effettuatasi nella Piazza della Rivoluzione, il Primo Maggio del 2004, con le aggiunte che le ha fatto al testo scritto mentre lo pronunciava e alcuni punti aggiuntivi.

Sembra che questa manifestazione abbia rotto tutti i primati (Applausi ed esclamazioni)

Egregi invitati;

Cari compatrioti,

Questa è la 45ª commemorazione del glorioso Giorno dei Lavoratori, che celebriamo dal trionfo della Rivoluzione.

Cose di grande trascendenza avvengono sia all’estero che all’interno del nostro paese.

La Rivoluzione prosegue vittoriosa con maggiore forza politica e più successi che mai. Abbiamo avuto recenti prove di ciò: le riunioni di Ginevra dei giorni 15 e 22 di aprile passeranno alla storia della diplomazia rivoluzionaria. Segnalano l’istante in cui la grande ipocrisia, la menzogna permanente e il cinismo con cui i padroni del mondo vogliono preservare il loro putrido sistema di dominazione politica ed economica imposto all’umanità, hanno ricevuto un colpo contundente.

Il nostro paese ancora una volta era stato accusato. L’odierna amministrazione degli Stati Uniti –se ciò si può chiamare amministrazione- insieme agli stati dell’Unione Europea hanno commesso l’errore di dimenticare che nell’estremo orientale di Cuba, in uno spazio di 117,6 chilometri quadrati occupati mediante la forza, nel luogo dov’è situata la base navale di Guantánamo –il che di per sé costituisce un grossolano oltraggio ai diritti sovrani d’un piccolo paese e alle leggi internazionali--, aveva luogo in quello stesso istante uno dei più grotteschi casi di violazione dei diritti umani che ci siano mai stati al mondo. Non ci consultarono mai previamente. Semplicemente ci informarono la decisione presa dal governo degli Stati Uniti di trasferire i prigionieri alla suddetta base.

Il giorno 11 gennaio 2002, il governo di Cuba pubblicò una dichiarazione in cui si spiegava con assoluta chiarezza la posizione di Cuba a riguardo.

L’opinione pubblica mondiale conosce che, dopo l’orrendo crimine commesso contro le Torri Gemelle di New York, il fatto è stato condannato in modo unanime da tutte le persone coscienti del pianeta.

Tuttavia, il governo della nazione più potente della Terra, ignorando ogni norma riferita a ciò che tutti conoscono come principi elementari dei diritti umani, ha creato quell’orrenda prigione dove sono ancora sequestrati centinaia di cittadini di numerosi paesi del mondo, tra cui quelli degli stessi alleati degli Stati Uniti, senza giudizio, isolati, senza comunicazione, senza identificazione, senza difesa legale, senza alcuna garanzia d’integrità fisica, senza legge processuale né penale, e senza limiti di tempo. Avrebbero potuto utilizzare il proprio territorio per un così strano apporto alla civiltà, ma lo hanno fatto proprio nel pezzo di terra che occupano illegalmente e mediante la forza in un altro paese: Cuba, alla quale accusano ogni anno a Ginevra di violare i diritti umani.

Malgrado ciò, succedono cose sorprendenti nella Commissione dei Diritti Umani.

Nelle attuali condizioni del mondo predomina il timore generalizzato al feroce impero, alle sue minacce, pressioni e rappresaglie di ogni tipo, specialmente contro i paesi più vulnerabili del Terzo Mondo. Votare a Ginevra contro una risoluzione elaborata e imposta dagli Stati Uniti, soprattutto se diretta contro Cuba, il paese che per quasi mezzo secolo ha sfidato la loro arroganza e prepotenza, diventa un atto quasi suicida. Persino gli stati più forti e indipendenti sono costretti a prendere in considerazione le conseguenze politiche ed economiche della loro decisione.

Nonostante i suddetti fattori, come si è visto nei giorni precedenti a Ginevra, basati in solidi principi alcuni e in un atto di singolare coraggio altri, 20 paesi insieme a Cuba si sono opposti alla risoluzione e 10 si sono astenuti con dignità e rispetto per sé stessi. Dei 53 membri della Commissione, soltanto 22 hanno aderito all’infamia, compresi gli Stati Uniti.

Dell’America Latina sette, tra cui quattro che soffrono grande povertà sociale ed economica, in estremo dipendenti e con governi costretti alla totale abiezione. Nessuno li considera stati indipendenti. Sono finora una semplice finzione.

Perù, il quinto governo latinoamericano che ha votato insieme a quello degli Stati Uniti contro Cuba, è un esempio del grado di abiezione e di dipendenza a cui sono costretti molti stati dell’America Latina dall’imperialismo e dalla globalizzazione neoliberale, che li rovinano politicamente in un baleno, quando li costringono a fare queste cose che sono come il bacio del diavolo.

Il Capo di Stato peruviano in solo alcuni mesi ha visto decrescere la propria popolarità fino all’8%. E’ assolutamente impossibile affrontare i colossali problemi economici e sociali che colpiscono quel paese con un appoggio popolare tanto insignificante. In realtà, non dirige né può dirigere niente. Sono le transnazionali e gli oligarchi a farlo finché la società non esplode, come sta succedendo ormai in più d’un paese.

Giunti a questo punto, ricordando le parole del nostro fratello venezuelano ho voglia di esclamare: Evviva il Venezuela! (Applausi ed esclamazioni di: "Evviva!") Evviva il processo rivoluzionario bolivariano! (Applausi ed esclamazioni di: "Evviva!") Evviva Chávez, bravissimo e coraggioso condottiere del popolo di Bolívar! (Applausi ed esclamazioni di: "Evviva!")

Continuo:

Restano i governi del Cile e del Messico.

Non giudicherò il primo di essi. Preferisco che in nome di Salvador Allende (Applausi), che è morto combattendo e occupa ormai un sito d’onore e di gloria nella storia di questo continente, e delle migliaia di cileni desaparecidos, torturati e assassinati per ordine di chi ha elaborato e proposto la risoluzione per condannare Cuba –dove non è mai successo neanche uno di questi fatti o altri simili--, coloro che portano in Cile le nobili idee e l’aspirazione di costruire una società veramente umana, giudichino la condotta del presidente di Cile a Ginevra.

In Messico, popolo carissimo e fraterno per tutti i cubani, il Congresso Nazionale ha chiesto al proprio Presidente di non appoggiare la risoluzione che gli ha domandato il presidente Bush. Ci dispiace molto che tanto prestigio e influenza guadagnati in America Latina e nel mondo per l’incensurabile politica internazionale, emanata da una rivoluzione vera e profonda, siano stati ridotti a cenere. La solidarietà e l’appoggio dell’America Latina per il Messico, e del Messico per l’America Latina, sono vitali. Oltre la metà del territorio del Messico gli è stata strappata dal vicino del Nord ed enormi rischi minacciano la parte che gli è rimasta. Infatti, la frontiera tra gli Stati Uniti e il Messico non è più al fiume Bravo di cui parlava Martí. Gli Stati Uniti si sono addentrati molto di più nel Messico. Questa frontiera è oggi la linea della morte, dove perdono la vita circa 500 messicani ogni anno. Tutto in virtù d’un brutale e spietato principio: libero transito per i capitali e le merci; persecuzione, esclusione e morte per gli esseri umani. Malgrado ciò, milioni di messicani assumono questo rischio. Oggi il paese riceve più entrate per le rimesse di quelle che riceve per le esportazioni di petrolio, nonostante l’alto prezzo attuale dello stesso.

Una situazione tanto disuguale e ingiusta sarà forse risolta con accuse di violazioni dei diritti umani e risoluzioni contro Cuba a Ginevra?

La peggiore umiliazione per il Messico è stata che le notizie relative alla sua votazione a Ginevra, sia quella del giorno 15 sia quella del 22, venivano annunciate da Washington.

L’Unione Europea, come al solito, ha votato in blocco, come mafia alleata e subordinata a Washington.

Queste solite, sporche e immorali manifestazioni contro la Rivoluzione cubana non hanno mai avuto successo finché non è crollato il campo socialista, dopodiché una piaga di rinnegati, bramosi di crediti e di merci della società di consumo, ha aderito alla Comunità Europea. Soltanto allora sono riusciti tali meschini parti nella Commissione dei Diritti Umani: risoluzioni partorite con forcipi, nella difficile battaglia che Cuba non ha mai smesso di combattere contro l’infame commedia che l’impero, i suoi alleati, seguaci e vassalli impongono per conseguire uno o due voti di vantaggio di fronte all’opposizione e all’astensione del 60% dei membri della Commissione. Una volta si sono distratti e hanno perso. Da allora gli sforzi si triplicano e le pressioni e le minacce si centuplicano contro i paesi che hanno una totale dipendenza di crediti, di fondi, di risorse che gli organismi internazionali, tutti sotto il controllo degli Stati Uniti, devono decidere.

Un giorno si dovrà costruire una statua in onore a quei paesi che in condizioni tanto dure hanno rischiato tutto e hanno votato contro i progetti yankee (Applausi). La storia di questa battaglia sarà una pagina degna di essere ricordata. Guardate un po’: quest’anno il 60% dei 53 membri della Commissione non li ha appoggiati. Queste vittorie di Piro vengono qualificate come successi e condanne a Cuba dall’impero, sebbene gli sforzi e il costo politico delle medesime siano ogni anno maggiori.

Posso dire qui, tra noi, che un esaustivo esame di ciò che avviene nel mondo, di ciò che avviene nella società umana, senza escludere nessuna, né tanto meno l’Europa, né le più pure e sacrosante società di alcune aree dell’Europa, sono tanto considerate e rispettose nei confronti degli esseri umani quanto lo è in pratica la gloriosa Rivoluzione cubana (Applausi).

Semplicemente, il sistema che riduce a zero una parte della società, mentre gli altri vivono nell’estrema opulenza, è di per sé, dal punto di vista etico, indegno di essere chiamato società umana.

Le suddette campagne, dirette dalla superpotenza dominante e appoggiate dagli alleati che insieme all’impero sfruttano il mondo, sono delle vere e proprie farse e menzogne, impudiche espressioni politiche che nascono dalla necessità di giustificare enormi disuguaglianze che non potranno essere superate finché il sistema economico imposto al mondo non sia scomparso. Noi sì che conosciamo i veri diritti umani.

Non posso spiegarmi come mai una società opulenta come quella, vicina al nostro territorio, dove 44 milioni di persone non hanno diritto all’assistenza medica, dove milioni di cittadini vivono in ghetti, dove numerosi senzatetto abitano sotto i ponti, dove ce ne sono milioni di analfabeti e semianalfabeti, dove i disoccupati sono milioni di uomini e donne e i carceri sono piene di figli di famiglie dei settori più poveri ed esclusi della società, riesca a parlare di diritti umani.

D’altra parte, nessuno potrebbe spiegarsi i brutali bombardamenti che realizzano contro qualunque paese, o come un capo dell’impero che proclama il diritto di attaccare a sorpresa e preventivamente 60 o più paese, senza tener conto delle persone innocenti che moriranno, possa parlare in questo pianeta di diritti umani.

L’odio contro Cuba nasce dall’inaspettata resistenza di questo piccolo paese di fronte alla superpotenza e alle potenze alleate che saccheggiano il mondo. La presenza di Cuba è un dito accusatore e un fatto che prova che i popoli possono lottare, resistere e vincere. La semplice presenza di Cuba è un’umiliazione per coloro che hanno imposto il più ripugnante sistema di sfruttamento che sia mai esistito sulla terra.

Ci sono molte maniere di spiegarlo. Qui, il nostro fratello venezuelano ci ha ricordato qualcosa di cui non siamo soliti parlare, della cooperazione medica del nostro popolo con altri paesi. Niente di ciò sarebbe mai stato possibile senza una rivoluzione. Infatti, (nel 1959, quando ha trionfato la Rivoluzione, N.d.T) abbiamo trovato –ciò si sa bene- un 30% di analfabeti e un 90% tra analfabeti e semianalfabeti, perché una persona che non avesse almeno la licenza elementare --e oggi bisognerebbe parlare almeno della licenza media--, era semianalfabeta.

Loro vogliono nascondere che Cuba occupa il primo posto al mondo in materia d’istruzione; che i suoi bambini dell’elementare occupano i primi posti in esami di conoscenze, anche al di sopra di paesi sviluppati (Applausi); che il livello minimo di conoscenze, eccetto rari casi, è di almeno nove classi e non c’è nessun altro paese al mondo che abbia raggiunto in modo generalizzato questi livelli minimi.

Loro sanno che, malgrado il criminale blocco e gli ostacoli che ci hanno imposto all’acquisto di medicamenti, equipaggiamento e tecnologie mediche, nel nostro paese la mortalità infantile è inferiore a quella degli Stati Uniti (Applausi); forse ignorano che ridurremo ancora la mortalità infantile a meno di 6, e forse, in un futuro non lontano, a meno di 5. Abbiamo la convinzione –di cui non parlo mai—che entro cinque o sei anni, la prospettiva di vita nel nostro paese raggiungerà gli 80 anni (Applausi), e che il paese diventerà il più avanzato centro di servizi medici del mondo.

Se si pensa ai milioni di bambini che muoiono ogni anno nei paesi del Terzo Mondo e che potrebbero salvarsi, infatti in molti di questi paesi la mortalità infantile supera i 150 su ogni mille nati vivi, e a quelli della stragrande maggioranza dei paesi che hanno votato contro Cuba a Ginevra, si renderanno conto che sulla Terra si commette ogni anno un genocidio; che sulla Terra muoiono ogni anno più persone, bambini o adulti, che potrebbero salvarsi, di quelle che morirono durante la Prima Guerra Mondiale, e quasi tante quante ne morirono durante la Seconda, che potrebbero salvarsi e non sopravvivono per mancanza di risorse mediche.

L’arsenale di argomenti di cui potremmo disporre per dimostrare che il sistema che applicano è quello più ferocemente crudele che sia mai esistito è enorme. Non c’è che fare semplici calcoli matematici per dimostrare il genocidio che ogni anno gli Stati Uniti e i loro alleati europei commettono contro il mondo.

Loro sanno che ciò è vero, non oserebbero discutere a riguardo; sono stati loro a creare il sottosviluppo, sono stati loro a mantenere l’arretramento attraverso la colonizzazione, il saccheggio di risorse naturali, e anche la schiavitù di milioni di esseri umani, dando luogo a questo mondo di miseria, con problemi molto seri ancora da risolvere –non cercherò di riferirli in questa sede--, problemi quasi insolubili che, insieme ad altri, minacciano l’esistenza della specie umana.

A causa della brevità che si richiede in queste manifestazioni, e tenendo conto dello sforzo realizzato dal popolo per venire qui e della sua permanenza in piedi nel luogo durante tante ore, ci limitiamo a citare solo alcuni fatti isolati; ma vi dico così, con queste parole: Il sistema capitalistico che in un epoca svolse un certo ruolo progressista di fronte al feudalesimo e che divenne dopo sistema imperialistico e assunse le attuali forme con cui oggi saccheggia i popoli, spreca e distrugge le risorse naturali del pianeta, è quello più inconcepibile e inconciliabile con una nozione onesta, sincera, oggettiva, dei diritti umani.

Là, a Ginevra, si riuniscono in bande i padroni dell’economia mondiale, varrebbe la pena domandare loro con quanti paesi del Terzo Mondo hanno collaborato, cosa hanno fatto contro l’apartheid in Sudafrica, quanti maestri hanno inviato al Terzo Mondo e quanti medici. Ho già detto che non ci piace parlare di queste cose, forse lo faccio oggi perché in questo Primo Maggio si parla proprio di quanto è avvenuto a Ginevra alcuni giorni fa.

Bisogna domandare a ognuno di quei signori quanti medici hanno nei paesi del Terzo Mondo. Perché ci sono alcune organizzazioni come Medici senza Frontiere, alcune fondazioni che offrono qualche aiuto, ma vi dico una cosa, come riferimento: Sono certo che gli Stati Uniti e l’Europa, insieme, non dispongono del numero di medici che Cuba ha in Haiti, offrendo attenzione medica in condizioni molto difficili, a più di 7 milioni di abitanti (Applausi).

Si può domandare a uno a uno, perché quelle società non sono state disegnate per la giustizia, per la solidarietà; sono state allevate nell’egoismo, sono incapaci di fare alcun sacrificio in favore degli altri esseri umani.

Mi sono riferito a un paese, Haiti, nel quale continuamente intervengono o lo invadono, ma non inviano mai un medico. Non so cosa diranno se, ad esempio, dicesse loro che in questo momento Cuba porta avanti numerosi programmi medici in Africa e in America Latina, e che il totale di medici, odontoiatri e tecnici della sanità cubana che offrono i propri servizi ad altri popoli è almeno 17 000 (Applausi), che salvano tutti gli anni centinaia di migliaia di vite e restituiscono o assicurano la salute di molte decine di milioni di esseri umani. E nessuno pensi che resteremo senza medici, perché tale sforzo si svolge contemporaneamente a una vera e propria rivoluzione nei servizi medici del nostro paese.

Alcuni minuti fa parlavo con Sáez sul corso delle riparazioni capitali dei poliambulatori e dei nuovi servizi, e intendono concludere, prima di capodanno, la ristrutturazione –e in molti casi la costruzione—, con servizi che non hanno mai avuto, degli 82 poliambulatori della capitale del paese (Applausi). E cito soltanto un dettaglio, perché stiamo facendo tante altre cose, e non soltanto all’Avana ma in tutto il territorio nazionale.

Ci immaginavamo quanti milioni o decine di milioni di viaggi risparmieremo ai cittadini che in mezzo alle difficoltà del trasporto devono andare a visitare i familiari negli ospedali, perché molti servizi che prima si offrivano soltanto negli ospedali presto si offriranno nei poliambulatori.

Il nostro paese avrà senza dubbio, ripeto, senza dubbio!, il migliore sistema di servizi medici del mondo. E se alcuni anni fa parlavamo di decine di migliaia di specialisti in medicina generale integrale, non è lontano il giorno in cui il nostro paese potrà parlare di decine di migliaia di dottori in scienze della salute. A tale scopo e contemporaneamente a ciò si svolgono i programmi nel settore dell’istruzione, della cultura, dello sport e altri, che saranno supportati da una base economica molto più solida di quella che diede luogo allo sviluppo del nostro paese, dedicato allora a produrre canna da zucchero e altri prodotti simili, che soltanto una popolazione analfabeta e affamata come la nostra allora, poteva realizzare come unica forma di sopravvivenza.

I banditi che ci accusano di violare i diritti umani non oserebbero dire a Ginevra che Cuba è l’unico paese al mondo –guardate quant’è grande la prodezza di questo nostro popolo—in cui non c’è stato nemmeno un desaparecido, non c’è stato nemmeno un torturato durante i 45 anni di Rivoluzione (Applausi).

Abbiamo fatto una Rivoluzione tanto pulita quanto la guerra combattuta nella Sierra Maestra, durante la quale non fu mai fucilato neanche un prigioniero, nessuno fu mai picchiato per conseguire informazione. E’ quasi l’unico paese dell’America Latina dove non ci sono mai stati squadroni della morte, né esecuzioni estragiudiziali, e sono passati 45 anni. Che trovino un solo caso –le lingue viperine dell’impero e dei suoi seguaci— e potremmo regalare loro la Repubblica di Cuba se ci riuscissero, un caso soltanto (Applausi).

Sto parlando di realtà, non esagero né tantomeno. Sappiamo cosa abbiamo fatto per 45 anni, e la linea retta inflessibile di lealtà ai principi che abbiamo mantenuto e che hanno reso possibile la vittoria nella guerra e la realizzazione d’una Rivoluzione alla quale abbiamo saputo difendere durante 45 anni. E cos’è oggi, quale livello di coscienza, di cultura, di idee, d’unità, ha raggiunto? Non esiste, e posso affermarlo, un popolo con maggiore livello di cultura e di coscienza politica di quello nostro. E aggiungo soltanto una cosa, stiamo appena cominciando.

Lo vedevo questa mattina alla televisione, mentre aspettavo l’alba, era evidente. I giornalisti intervistavano non so quante persone, e dovevate sentire cosa dicevano, era evidente un mondo nuovo, c’erano studenti dappertutto e provenienti da tutte le parti, studenti universitari, studenti dell’Università delle Scienze informatiche, studenti della scuola di istruttori d’arte (grida ed esclamazioni), studenti delle scuole di lavoratori sociali, delle scuole emergenti di formazione di professori, maestri, infermieri, scuole che condividiamo con giovani, non dirò stranieri, bensì fratelli provenienti da paesi dell’America Latina e da altre parti (Applausi).

E’ impossibile non sentirsi fiero quando si pensa che non soltanto inviamo medici per migliaia, ma che abbiamo invitato anche migliaia di giovani latinoamericani e di altri paesi a studiare medicina a Cuba.

In realtà stiamo sviluppando metodi di trasmissione di conoscenze sempre più efficienti, e chissà di quanto tempo avranno bisogno gli altri popoli del mondo per raggiungere tale efficienza e tali metodi e, soprattutto, per applicarli.

Tuttavia, non ho il benché minimo dubbio riguardo al fatto che fra poco il Venezuela, che applica e applicherà sempre migliori programmi d’istruzione, porterà il suo popolo combattivo ed eroico, che cominciò la lotta per l’indipendenza in America Latina, a livelli simili a quelli che possiede oggi Cuba.

Dicevo che il costo politico del giochetto là a Ginevra è sempre maggiore. Ma quest’anno hanno fatto fiasco.

Quando quest’anno Cuba ha proposto l’invio d’un rappresentante della Commissione affinché vedesse cosa stava succedendo nella base navale di Guantánamo, c’è stato il panico nel branco di ipocriti, specialmente tra quelli della Comunità Europea. Crollava il morale. Alcuni governi europei erano veramente imbarazzati, dovevano confessare la loro inconseguenza e ipocrisia, o fare l’impossibile: disubbidire l’impero. Ciò era troppo per i tanto augusti difensori dei diritti umani, i cui dardi sono indirizzati soltanto a quei paesi che sono state loro colonie durante secoli, nei quali hanno annichilito milioni di aborigeni e, come in Africa, hanno reso schiavi e trasportato innumerevoli esseri umani, che avevano meno libertà degli animali da tiro. Così vengono trattati miliardi di abitanti del Terzo Mondo, vittime del saccheggio, dello scambio disuguale, dell’estrazione delle ricchezze naturali e di tutte le valute convertibili delle riserve delle banche centrali, che vengono poi depositate soprattutto nelle banche degli Stati Uniti, o dell’Europa. Con questi capitali finanziano investimenti, i deficit commerciali e del bilancio e le avventure militari dell’impero e dei suoi alleati.

Di fronte alla proposta cubana a Ginevra, ancora una volta Bush, di persona, e i suoi direttori più importanti hanno dovuto muoversi freneticamente e telefonare Presidenti e Capi di Stato. Nessuno sa come né quando si è potuto occupare dell’Iraq, dei problemi finanziari dello Stato, dei banchetti per la raccolta di fondi e delle manifestazioni per la campagna elettorale. Forse non è giusto chiamarlo Führer. Forse è un genio.

Perché Bush può parlare d’un deficit nel bilancio di 512 miliardi di dollari e d’un altro deficit commerciale simile, complessivamente un trilione di dollari, in un anno soltanto? Perché per difendere questi e altri privilegi dispone delle valute, che spende, della stragrande maggioranza dei paesi del mondo.

Tutti i soldi della riserva delle banche centrali dei paesi del Terzo Mondo è custodito in banche all’estero, principalmente negli Stati Uniti, e tutti i soldi di coloro che hanno qualche soldo, bene o male avuto, di fronte al timore delle continue svalutazioni delle deboli monete dei propri paesi, vengono cambiati in dollari e depositati in banche degli Stati Uniti o di qualche altro paese sviluppato. Per disposizione del Fondo Monetario Internazionale, nessuna banca centrale di quei paesi del Terzo Mondo può vietare che cambino i soldi in dollari o in altre valute convertibili.

I proprietari di quei soldi cercano la sicurezza di quanto hanno risparmiato, o di quanto abbiano rubato; ogni soldo viene espatriato, non per comprare qualcosa, nemmeno per dilapidarlo, lo portano via per sempre. Questi soldi depositati nelle banche degli Stati Uniti o dell’Europa vengono prestati a imprenditori o chi ne abbia bisogno, e tra quelli che li necessitano di più ci sono i governi. I soldi per coprire un deficit nel bilancio di oltre 500 miliardi di dollari esce dalle suddette banche.

In questo modo il sistema economico imposto costringe i popoli del Terzo Mondo a trasferire i loro soldi nei paesi sviluppati, il che è diverso dal fatto, ugualmente detestabile, che questi ultimi impongono prezzi sempre più alti ai propri prodotti e pagano sempre meno i prodotti basici del Terzo Mondo, oltre all’esistenza di un debito estero che nell’America Latina raggiunge più di 750 miliardi di dollari che, unito a quello del resto dei paesi del Terzo Mondo si eleva a 2,5 trilioni di dollari.

Ciò porta il mondo, infatti lo sta facendo già, a una catastrofe, a un vicolo cieco, a problemi insolubili. In modo che l’umanità dovrà lottare per qualcosa di più della giustizia economica o della giusta distribuzione della ricchezza, dovrà lottare per la sopravvivenza della specie. Ve lo dico questo Primo Maggio, all’ora in cui doveva finire la manifestazione (risate).

Gli Stati Uniti hanno quest’anno un deficit al bilancio di 512 miliardi di dollari e, in aggiunta, un deficit commerciale di oltre 500 miliardi di dollari, ciò lo paga il mondo con i soldi che sono partiti e non ritorneranno mai più, con questi soldi si armano fino ai denti con il più sofisticato equipaggiamento bellico e portano avanti guerre di conquista alla ricerca di materie prime.

L’ordine stabilito nel mondo, configuratosi specialmente verso la fine della Seconda Guerra mondiale, negli accordi di Bretton Woods –voi avrete sentito questi nomi--, concedeva agli Stati Uniti enormi privilegi, perché a quel momento disponeva dell’80% dell’oro mondiale. Quel paese non era stato distrutto dalla guerra, aveva esportato tanto, tanto –l’Europa era distrutta, l’Asia era distrutta—e accumulò 30 miliardi di dollari in oro. Per questo motivo hanno concesso loro il diritto di emettere le valute per il commercio mondiale, sebbene ogni dollaro stampato doveva avere un supporto in oro.

Dal 1971, quando nella guerra di Viet Nam hanno speso somme favolose e le loro riserve in oro sono diminuite a un terzo, il signor Nixon –ben noto—ha sospeso la conversione in oro delle banconote, e da allora circola soltanto carta.

Ci sarebbe voluto del tempo per spiegarlo meglio, ma abbiamo comunque le tavole rotonde, abbiamo anche due nuove reti televisive. I nostri tecnici, i nostri professori potrebbero spiegare alla popolazione questi temi, che sono di grande interesse e contribuiscono a far capire ciò che è in realtà il mondo.

La situazione internazionale è complicata. La politica avventuriera dell’odierna amministrazione statunitense ha coinvolto il mondo in problemi sempre più insolubili. L’ordine economico imposto diventa sempre più insostenibile. Perciò non è strano che nascano movimenti sociali incontenibili o rivoluzioni in qualunque luogo, un giorno qualunque. E’ già successo.

Nell’ambito europeo, in Spagna c’è stato un fatto grandioso e stimolante. E’ stato l’opera straordinaria e quasi esclusiva del popolo spagnolo, soprattutto dei giovani. Sentite bene ciò che ho detto: "l’opera straordinaria e quasi esclusiva del popolo spagnolo, soprattutto dei giovani"; che nessuno voglia adesso appropriarsi di quella gloria. Noi conoscevamo bene la situazione in Spagna in quel momento. La loro eroica battaglia di appena 48 ore, dopo la tragedia e alla vigilia delle elezioni, ha assestato un colpo demolitore alla perfida manovra del governo precedente, volta a manipolare in favore proprio e in quello degli interessi bellicisti degli Stati Uniti l’orrenda azione dell’11 marzo.

Tutti sapevano com’era l’ambito elettorale. Il partito conservatore del signore Aznar, in virtù di fattori economici congiunturali favorevoli e grazie anche al monopolio dei principali mass media, secondo inchieste e studi avrebbe forse conseguito la maggioranza assoluta al Parlamento; ma succede la grande tragedia in Spagna, il riferito atto terrorista, che ha cagionato più di mille vittime tra morti e feriti. Siamo stati testimoni dello svolgimento degli avvenimenti.

Il signore "Anzar" –così lo chiama Bush, si vede che non ha ancora imparato a pronunciare bene questo nome (Risate)--, subito inizia a manipolare la notizia e attribuisce il fatto a ETA, quando in realtà ETA non c’entrava niente.

Qualunque persona si rende conto che il modo di agire era diverso, era molto evidente che quell’attentato non aveva lo stile dell’ETA.

Aznar lancia subito l’accusa contro gli etarra, e continuava a sostenerlo a tutti i costi, il fatto avviene giovedì 11 marzo. Ricordo che venerdì 12, alle ore 20:00 era in corso la cerimonia di decorazione di Gladys Marín, che è stata insignita con l’ordine "José Martí". Quello stesso giorno, alle ore 18:00, durante la Tavola Rotonda della televisione cubana, i nostri giornalisti hanno denunciato la cinica e grossolana manovra. Le tavole rotonde si trasmettono via satellite e via internet e si ascoltano in molti luoghi, tra cui in Spagna. I nostri giornalisti avevano il desiderio di fare arrivare agli amici spagnoli con urgenza importanti informazioni che erano state raccolte in Occidente sugli avvenimenti e i criteri di importanti analisti internazionali. In Spagna i grandi media non parlavano di niente di tutto ciò. Non sappiamo se la trasmissione cubana è stata in qualche modo utile ai giovani dirigenti spagnoli che hanno scatenato l’epica battaglia politica. In realtà, mancavano soltanto 36 ore all’inizio dei comizi.

Il sabato 13 Aznar insisteva ancora nella denuncia di ETA, si vedeva furioso mentre difendeva la tesi secondo cui i colpevoli erano stati quelli dell’ETA, nel frattempo quelli di Al Qaeda dichiaravano che erano gli autori del fatto.

Sia ad Aznar che agli Stati Uniti conveniva molto che i colpevoli fossero gli etarra, perché in Europa c’è stata molta opposizione alla guerra nell’Iraq, e il popolo spagnolo è stato quello che si è opposto di più alla suddetta guerra (applausi). Se gli etarra avessero commesso un simile fatto in pieno centro d’Europa, il capitale politico del signore "Anzar" e la linea bellicista si sarebbero beneficiati in modo considerevole.

Questa è stata la causa dell’enorme interesse nel portare a termine quella sporca manovra 48 ore prima delle elezioni, in cui aspettava di poter ottenere molti più voti, ma il popolo spagnolo ha scoperto la trappola. Lo stesso sabato alla vigilia delle elezioni, si è riunito in massa di fronte agli uffici del partito governante, principalmente la gioventù, protestando e denunciando l’atroce inganno. Ciò che nessuno poteva immaginare –vi confesso che mi sembrava ormai impossibile che ci fosse una reazione-, è che tutta quella gente, comunicandosi per diverse vie, trasmettessero la denuncia a tutta la Spagna e non proprio attraverso gli organi stampa fondamentali. Si afferma che durante tutta la notte hanno utilizzato tutte le vie di comunicazione, e il giorno dopo accorsero alle urne più cittadini che mai e c’è stata la grande notizia: il popolo spagnolo aveva duramente castigato quel bugiardo, quella "Celestina" spagnola, come lo chiamiamo noi, che aveva reclutato a Santo Domingo, in Honduras, nel Salvador, giovani soldati come carne da cannone, indotti da lui, che è stato l’incaricati di fare tutte le pratiche e azioni pertinenti. Chi avrebbe mai immaginato che un giorno dei giovani latinoamericani sarebbero stati inviati come carne da cannone a quell’ingiusta e assassina guerra!

In Spagna hanno visto come sebbene la stragrande maggioranza dei mass media appoggiavano una cattiva causa il popolo è riuscito a sovrapporsi e a propinarle un serio colpo alla Celestina, allo stesso modo in cui, in uguali circostanze, il popolo venezuelano è riuscito a propinare più d’un severo colpo all’oligarchia traditrice del suo paese.

Bisogna avere fiducia nei popoli. E più impareranno e più conoscenze e cultura generale e politica avranno e più difficile sarà trattarli come a un gregge di analfabeti e incolti.

Se mi permettete proseguo, non manca molto ma dipende da voi.

L’attuale governo ha compiuto la promessa di ritirare le truppe spagnole dall’Iraq. E’ senza dubbio un’azione degna di lodi. Ma lo stato spagnolo sotto il governo precedente ha assunto la responsabilità di reclutare un numero considerevole di giovani dominicani, onduregni, salvadoregni e nicaraguesi per inviarli come carne da cannone nell’Iraq, sotto il comando della Legione Spagnola, caso unico nella storia di questo emisfero. La Spagna, che come ex metropoli dei popoli latinoamericani aspira a ricevere rispetto e considerazione, e anche a svolgere un certo ruolo in America Latina e nei Caraibi, ha la responsabilità e il dovere morale di lottare per il ritorno definitivo in patria dei giovani latinoamericani che sono stati inviati nell’Iraq per le azioni del governo precedente.

C’è un nuovo governo, ma lo Stato deve assumere la responsabilità di ciò che ha fatto il governo precedente, e i giovani latinoamericani sono ancora là, è una responsabilità e un dovere morale della Spagna promuovere e appoggiare la ritirata dei giovani che sono nell’Iraq.

Voi sapete già che le metropoli sono quel che sono, e tendono sempre a credere che gli ex sudditi sono come dei pronipoti neonati che hanno bisogno l’aiuto della saggia metropoli. A volte parlano d’aiutare, o come dicevano in Europa, ci davano un aiuto umanitario, e un giorno gli è venuto in testa di prendere misure di rappresaglia.

Quelli si sono dimenticati della mostruosa carcere di Guantánamo, si sono dimenticati della mostruosa ingiustizia, del modo crudele e spietato in cui mantengono prigionieri negli Stati Uniti cinque eroi di questo nostro paese, che cercavano informazione per difendere la propria patria dal terrorismo; terrorismo che hanno inventato e applicato i governi degli Stati Uniti contro Cuba durante 45 anni (esclamazioni).

Tutti conoscono la storia, migliaia di compatrioti sono morti, non ci sarebbe bisogno di ricordare il crimine di Barbados. Il fatto è che quelli della Comunità Europea non si ricordavano di niente e che a Miami si organizzavano impunemente i piani di attentato e le azioni di terrorismo contro Cuba, appoggiati dalla mafia, una mafia associata al governo degli Stati Uniti, che agisce sempre con assoluta impunità. Lì, a Miami, gode di libertà il signor Bosh, chi insieme a Posada Carriles organizzò l’esplosione in pieno volo dell’aereo di Cubana. No, ciò non lo ricordano e non possono ricordarlo.

L’imperialismo organizza e ha organizzato per 45 anni cospirazioni, destabilizzazione contro il nostro paese, paga mercenari e adesso dice che bisogna investire di più a tali fini. Che non gridino né si lamentino dopo se Cuba adotta le misure pertinenti per punire i mercenari al servizio d’una potenza straniera (Applausi).

Se Cuba si difende, se arresta e castiga i mercenari affinché nessuna si creda impune, vengono le grandi campagne contro il nostro paese. Vogliono proibire che si difenda, e questo paese, senza violare le norme che ha sempre applicato alle proprie lotte, si difenderà con le leggi, e si difenderà con le armi quando sarà necessario, fino all’ultima goccia di sangue (applausi ed esclamazioni).

Quindi, che non si facciano illusioni e non vengano dopo a piangere e a presentarci come trasgressori dei diritti umani.

Lo stesso che fanno con Cuba lo fanno anche con il Venezuela: ordiscono provocazioni, danno luogo a incidenti, uccidono e incolpano dopo il governo costituzionale. A dire il vero è un caso molto interessante: com’è possibile che sebbene il popolo venezuelano non abbia ancora i livelli di conoscenza che massivamente ha il nostro popolo, possieda tuttavia l’istinto del popolo e si mantenga fermo, è molto difficile ingannarlo.

A Cuba tutti conoscono anche troppo bene la verità, ma l’impero realizza le campagne per screditare Cuba all’estero. Ciò non ci toglie il sonno. Non importa quello che pensino oggi; importa ciò che penseranno domani. Questa Rivoluzione lascerà impronte indelebili nella storia del mondo (applausi), e non ha assolutamente niente di che vergognarsi, per la sua morale e tanto alta quanto le stelle, la sua condotta è stata incensurabile, a parte gli errori individuali di altro tipo che siano stati commessi e che non c’entrano niente con i diritti umani. Sarebbe illuso pensare che non si commettono errori, economici, politici, amministrativi, legali; ma le cose fondamentali, relative ai più sacri principi della Rivoluzione, quelle riferiti agli esseri umani, riguardo ad esse nessuno si sbaglia, nessuno viene ingannato, e non si permettono sbagli né inganni di questo genere.

Ciò che stiamo facendo oggi, lo dico questo 1º maggio, è come una nuova gran rivoluzione, sulla base dell’esperienza di tanti anni di lotta, va oltre quanto abbiamo fatto finora, per il benessere di ognuno dei nostri compatrioti e senza alcuna esclusione sociale, e che segue la stessa linea straordinariamente umana.

Sappiamo ciò che è stato fatto e voi lo dimostrate oggi, ma sappiamo anche quante cose in più avremmo potuto fare e non le abbiamo fatte perché non avevamo sufficiente esperienza. Come si fa una rivoluzione e cos’è una rivoluzione non appare nei libri; e non appariva nemmeno nei libri che questo piccolo paese avrebbe dovuto affrontare durante 45 anni la più forte potenza che sia mai esistita al mondo e che non ha potuto sconfiggerci con le sue armi. Conosce il prezzo.

A Baia dei Porci, dove sottovalutarono il nostro popolo, non riuscirono a mantenersi neanche 72 ore, e durante la crisi dei missili, il mondo fu sul punto di saltare in aria, come conseguenza dei piani di aggressione imperialistici e della fermezza del nostro popolo. E abbiamo resistito a tutti questi anni di blocco e di periodo speciale. Questo è un popolo veterano e agguerrito, con un’enorme forza giovane istruita, colta e rivoluzionaria, che nessuno potrà mai vincere (applausi ed esclamazioni).

Quindi, sappiamo bene ciò che stiamo facendo, e trasformerà ancora una volta questo paese, infatti lo sta già trasformando e in modo impressionante.

Ho già parlato delle ex metropoli, che pensano che ci possono dare lezioni di carattere politico e sociale. Se le metropoli lo vogliono, noi possiamo insegnare loro alcune cose; ma nessuna deve impazientirsi per il desiderio di insegnarci.

Abbiamo già fatto a meno del famoso aiuto umanitario dell’Unione Europea e avvertiamo che non abbiamo nessuna fretta di ricevere le sue elemosine.

Guardate bene: se compriamo da loro 1,5 miliardi all’anno e vendiamo a loro soltanto 500 milioni, molti di essi sotto forma di materia prima, siamo noi a dare l’aiuto umanitario, perché alla fine ci guadagnano 500 milioni di dollari netti. Poi compaiono con molti bagagli a offrire un piccolo aiuto del quale spendono di più negli alberghi cinque stelle in cui si alloggiano e negli aerei in cui viaggiano di quello che apportano. Quindi, la Comunità Europea non ci può convincere con tali sciocchezze.

Che nessuno pensi nemmeno che verrà a darci consigli e raccomandazioni su come dobbiamo svolgere la nostra democrazia, perché questo paese ha sufficiente esperienza, ha molto lottato e ha conseguito sufficienti successi al costo di sacrificio e di sangue, e perché nessun paese dell’Europa, e alcuni ancora meno di altri, gode, in mezzo a colossali disuguaglianze della democrazia vera, ugualitaria e di piena partecipazione di cui gode oggi Cuba, in tutti i sensi (applausi ed esclamazioni), dal giorno in cui il popolo diventò potere e la ricchezza si distribuì con giustizia. E non solo è diventato potere il popolo, ma è lo stesso popolo che difende il potere, senza NATO né patti militari con il diavolo.

Sarebbe il caso di confrontare ognuna delle cose che si realizzano nel nostro paese con ognuna di quelle che si realizzano nei paesi ricchi, per vedere se c’è lo stesso livello d’uguaglianza, di umanesimo, di attenzione per tutti, senza eccezioni, qualcosa che non è mai esistita da nessun’altra parte.

Siamo consapevoli di ciò che siamo, di quanto abbiamo fatto e di ciò che abbiamo. Ma sembra che alcuni sciocchi se ne rendono conto e persistono nell’intromissione nei nostri affari interni, cercando di insegnarci come si stabilisce la democrazia. Comunque noi possiamo corrispondere a un gesto così generoso insegnando loro come si costruisce l’uguaglianza, come vengono sradicati i privilegi e come si stabilisce una democrazia rivoluzionaria.

Racconto le cose in questo modo, in fretta, perché non ho avuto molto tempo per scriverle.

Ricordate che ho parlato su ciò che succedeva con i giovani latinoamericani inviati nell’Iraq e sulla necessità che li facciano rientrare in patria, perché sebbene adesso l’imperialismo cerca carne da cannone, può ben succedere che un giorno qualunque persino i polacchi, che sono là come mercenari, decidano di ritirarsi. Dovrebbero essere conseguenti con la storia d’un paese che è stato invaso e occupato tante volte, diviso e ripartito, invece di affittare i propri giovani come mercenari in una guerra di conquista.

Sono convinto che fra poco coloro che oggi svolgono il ridicolo e vergognoso ruolo di inviare truppe nell’Iraq ad appoggiare la ripugnante guerra, cominceranno a pensare sul serio in un altro modo.

Così come ho detto tutto ciò, ritengo mio dovere esprimere la nostra posizione rispetto al popolo degli Stati Uniti.

I popoli del mondo, tra cui quello di Cuba, non odiano il popolo degli Stati Uniti né vogliono la morte di giovani soldati statunitensi, molti dei quali sono negri, meticci e latinoamericani spinti all’ufficio delle armi dalla povertà e dalla disoccupazione, e che oggi sono vittime d’una guerra non necessaria e stupida; non appoggiamo nell’Iraq nessun governo né certi sistemi politici poiché ciò è prerogativa esclusiva degli iracheni; siamo stati solidali nei confronti di coloro che sono morti negli attentati a New York o a Madrid, e condanniamo tali metodi. L’enorme e crescente simpatia mondiale verso il popolo iracheno è stata generata dai brutali bombardamenti su Bagdad e su altre città, che hanno causato terrore e morte tra i civili innocenti, senza considerare assolutamente il trauma terribile che accompagnerà per tutta la vita milioni di bambini, adolescenti, donne gravide, madri e anziani, senza alcuna giustificazione possibile e sulla base di grossolane menzogne. Le simpatie si moltiplicano, perché migliaia di milioni di persone hanno preso coscienza sul fatto che si tratta d’una guerra di conquista per appropriarsi delle risorse e delle materie prime dell’Iraq, perché non c’è stata giustificazione né legalità, perché sono state violate le norme internazionali, perché l’autorità e le prerogative delle Nazioni Unite sono state ignorate.

Il popolo iracheno lotta oggi per la propria indipendenza, per la propria vita, la vita dei propri figli e per i propri legittimi diritti e risorse.

Per tale motivo il governo degli Stati Uniti affronta oggi una difficile situazione, perché ha voluto seguire la via della violenza, della guerra e del terrore. Ho l’autorità morale per sostenere questo punto di vista perché molto prima che si scatenasse la politica bellicista, l’11 settembre 2001, esattamente il giorno dell’orrendo attacco alle Torri Gemelle, in una cerimonia d’inaugurazione del corso per 4 500 giovani maestri elementari, ho detto testualmente:

"E' molto importante sapere quale sarà la reazione del governo degli Stati Uniti. Possibilmente arriveranno giorni pericolosi per il mondo, non sto parlando di Cuba. Cuba è il paese che è più tranquillo al mondo, per diverse cause: per la nostra politica, per la nostra forma di lotta, per la nostra dottrina, la nostra etica, e, inoltre, compagne e compagni, per l'assoluta assenza di timore."

[...]

"I prossimi giorni saranno tesi dentro gli Stati Uniti e fuori gli Stati Uniti, comincerà a emettere opinioni chissà quanta gente.

"Ogni volta che accade una di queste tragedie, che sono anche molto difficili da evitare, io non vedo altra via che seguire ciò che, in alcune occasioni, è permesso suggerire all'avversario -avversario che è stato duro con noi per molti anni, che però sa che anche noi siamo duri, sa che resistiamo, sa che non siamo sciocchi e ci può essere persino un po’ di rispetto nei confronti del nostro paese-, ci sono molti problemi in tante parti, ma se fosse corretto in alcuna circostanza suggerire qualcosa all'avversario, per il benessere del popolo nordamericano e sulla base degli argomenti esposti, suggeriremmo a coloro che dirigono il potente impero che siano sereni, che agiscano con equanimità, che non si lascino trascinare dall'ira o dall'odio, né si mettano a cacciare gente lanciando bombe dappertutto.

"Ribadisco che nessuno dei problemi del mondo, né quello del terrorismo, si può risolvere mediante la forza, e ogni azione di forza, ogni folle azione dell'uso della forza, in qualunque parte, peggiorerebbe seriamente i problemi del mondo.

"La via non è quella dell'uso della violenza né la guerra. Lo dico qui con tutta l'autorità di chi ha sempre parlato con onestà, possiede convinzioni solide e l'esperienza di aver vissuto gli anni di lotta che ha vissuto Cuba. Solo la ragione, la politica intelligente di cercare la forza del consenso e dell'opinione pubblica internazionale possono sradicare il problema. Credo che questo fatto tanto insolito dovrebbe servire a creare la lotta internazionale contro il terrorismo; però, la lotta internazionale contro il terrorismo non si risolve eliminando un terrorista qui e un altro là, usando metodi simili e sacrificando vite innocenti. Si risolve ponendo fine, tra altre cose, al terrorismo di Stato e ad altre forme ripugnati di uccidere (Applausi), ponendo fine ai genocidi, seguendo con lealtà una politica di pace e di rispetto a norme morali e legali che sono inevitabili. Il mondo non potrà salvarsi se non segue una linea di pace e di cooperazione internazionale."

A molti la guerra dell’Iraq fa ricordare quella del Viet Nam. A me fa evocare la guerra di liberazione algerina, quando la potenza militare francese si è schiantata contro la resistenza d’un popolo di cultura, lingua e religione molto diverse che, in luoghi tanto deserti quanto molte regioni dell’Iraq, è riuscito a sconfiggere le truppe francesi e tutta la loro tecnologia, abbastanza sviluppata già allora. Prima avevano subito la sconfitta di Dien Bien Phu, dove gli antecessori di Bush sono stati sul punto di usare l’arma nucleare. In questo genere di guerra tutto l’arsenale d’una superpotenza egemonica avanza. Essa potrebbe, con il suo immenso potere, conquistare un paese, ma non sarebbe possibile amministrarlo e governarlo se la popolazione nativa lottasse decisamente contro gli occupanti.

Non avrei mai immaginato che un giorno il signor Bush scriverebbe con umiltà un’attenta lettera al Presidente della Siria e chiederebbe alle autorità del governo dell’Iran, paesi finora ritenuti stati terroristi, che lo aiutassero a risolvere il conflitto dell’Iraq. Ancora più sorprendente risulta che due giorni fa, secondo le notizie internazionali, la fanteria di marina statunitense fosse ritirata da Falluja e al suo posto ci restassero dei militari iracheni comandati da un ex generale dell’esercito di Saddam Hussein. Non critico nessuno sforzo di pace o iniziativa che decida applicare l’odierna amministrazione statunitense, ma ho molti dubbi riguardo alla possibilità che ci sia un’altra soluzione se non la ritirata delle truppe nordamericane da quel paese, dove non dovettero mai essere inviate, e la restituzione al popolo dell’Iraq della piena indipendenza. Tale decisione goderebbe dell’appoggio della comunità internazionale, che certamente troverà il modo di risolvere la difficile situazione creatasi lì.

Nel frattempo, noi cubani continueremo a osservare gli avvenimenti e a combattere la nostra più decisa lotta di fronte a coloro che preconizzano transizioni politiche basate nella scomparsa di alcuni leader. La cosa peggiore è che coloro che parlano di accelerare transizioni politiche sono personaggi le cui solite idee assassine conosciamo molto bene.

Ancora una volta vociferano minacce e prossime misure contro l’economia e per destabilizzare il paese. Sarebbe meglio che ci restituissero i nostri cinque Eroi Prigionieri dell’Impero, che sopportano con insuperabile dignità il più vergognoso e crudele caso di violazione dei diritti umani. Il loro destino nelle prigioni del governo federale, dove sono totalmente isolati, non ha molto da invidiare a quello dei sequestrati nella base navale di Guantánamo. Tuttavia, non esitiamo a suggerire ai governanti degli Stati Uniti –ho già cercato di farlo la volta scorsa- che siano più sereni, più sensati, più prudenti e più intelligenti.

A coloro che persistano a distruggere la Rivoluzione, in nome dell’immensa moltitudine qui riunita questo Primo Maggio, dico semplicemente come a Baia dei Porci e in altri momenti cruciali delle nostre lotte:

Evviva il socialismo!

Patria o Morte!

Vinceremo!