Articolo publicato del giornale Granma, il 25 gennaio 2000
Ieri sono successi alcuni fatti che il nostro popolo e l’opinione pubblica internazionale devono conoscere.
Quando le nonne si riunirono a Washington, alle ore 13.00 di sabato 22 gennaio, con Janet Reno, Procuratore Generale degli Stati Uniti e con Doris Meissner, Commissaria del Servizio di Immigrazione e Naturalizzazione (INS), comunicarono a queste funzionarie il loro desiderio di vedere il bambino, chiedendo di trasferirlo a New York per stare con lui anche solo qualche ora, prima che il governo degli Stati Uniti esprimesse la decisione definitiva di restituirlo alla famiglia, dal momento che l’INS, con l’avvallo del Procuratore Generale degli Stati Uniti e dello stesso Presidente degli Stati Uniti, aveva già riconosciuto che la patria potestà spettava al padre del bambino.
Quando il Procuratore Generale spiegò loro che sarebbe stato impossibile trasferire il bambino a New York, Mariela, appoggiata da Raquel, dichiarò che non avevano alcun timore e che per vedere il bambino sarebbero state disposte ad andare anche a Miami, fermo restando che l’incontro non sarebbe avvenuto per nessuna ragione nella casa dove lo tenevano sequestrato. Desideravano vederlo da solo, in un luogo tranquillo, e non in mezzo a un circo.
Fu loro garantito che si sarebbe analizzata questa richiesta e che avrebbero ricevuto presto una risposta. Vennero anche considerate possibili varianti.
Il giorno dopo, domenica 23, fu loro comunicato che avrebbero potuto vedere il nipote a Miami lunedì 24. Per l’incontro c’era la possibilità di scegliere tra diversi luoghi, ma avvertirono loro che se l’informazione fosse filtrata, l’incontro non sarebbe stato possibile.
Informarono loro che quella stessa mattina alcuni rappresentanti dell’INS avevano comunicato con gli avvocati che avevano presentato ricorso contro la decisione del Procuratore Generale, annullando la sentenza del giudice Rosa Rodríguez che aveva concesso la custodia al prozio. E aggiunsero poi, mostrandosi ottimisti, che si aspettavano una risposta positiva al massimo per quella sera.
Ecco il piano concreto presentato alle nonne dal Procuratore Generale, e che fu analizzato dalle stesse e dai reverendi Robert Edgar, Joan Brown Campbell e Oscar Bolioli, direttore Stampa del Consiglio Nazionale delle Chiese:
Benché l’INS e la Procura Generale fossero quasi assolutamente sicuri che le persone che avevano nelle loro mani il bambino non avrebbero potuto rifiutare questa proposta, il piano conteneva quattro grandi rischi:
b) La possibilità di un rifiuto categorico della proposta da parte dei sequestratori
c) La creazione di ostacoli e di condizioni tali da rendere l’incontro impossibile
d) L’idea arbitraria e ingiustificata che
le nonne dovessero tornare immediatamente a Cuba.
"Mariela e Raquel,
"Dopo il viaggio a Miami, riteniamo che una volta concluse le attività dobbiate tornare a Washington.
"E’ molto importante che andiate là a continuare la battaglia per alcuni giorni. Domani iniziano le sessioni del Congresso dove si discuterà una risoluzione per concedere la cittadinanza degli Stati Uniti a Elián, ed è pendente la risposta riguardo alla riunione richiesta da importanti congressisti. E’ molto utile parlare con loro e continuare ad argomentare in favore del ritorno di Elián.
"Noi stiamo bene, contenti e orgogliosi del vostro lavoro e del vostro coraggio, e continueremo a telefonarci sistematicamente. Inoltre vi vediamo spesso in televisione e ci sembra che abbiate un ottimo aspetto.
"Alloggerete nella residenza di una famiglia che lavora nella Sezione di Interessi di Cuba a Washington, vicino all’ufficio. Avrete tutte le comodità necessarie, sicurezza e totale garanzia legale.
"Potete invitare la Campbell a stare con voi, se lo desidera.
"Avrete l’appoggio assoluto della Missione Diplomatica del nostro paese.
"E’ un’opportunità da non perdere assolutamente, altrimenti otterrete soltanto un 30 per cento dei frutti dello straordinario viaggio e dei successi raggiunti fino a questo momento.
"Non permettete assolutamente di farvi convincere a tornare lo stesso giorno a Cuba.
"Incontrarvi con i congressisti che hanno difeso il ritorno di Elián e guadagnare l’appoggio del maggior numero possibile di legislatori, è decisivo perché niente possa impedire il ritorno del bambino.
[…]
"Sebbene abbiamo molta voglia di vedervi e di abbracciarvi, sopporteremo ancora la vostra assenza.
"Baci,
"Juan Miguel, Juanito, Rolando, Mamma Nena, Tonito, Elianne e Nelsy".
Arrivati a questo punto, dobbiamo aggiungere che sia il Segretario Generale del Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo, sia l’INS, avevano espresso l’idea che le nonne tornassero direttamente a Cuba dopo l’ipotetico incontro a Miami.
Lunedì le nonne si alzarono alle ore 05:00 e uscirono alle ore 06.00 Parteciparono a vari programmi televisivi.
Quando tornarono a casa, intorno alle ore 09:00, trovarono la lettera dei familiari. Comunicarono telefonicamente la loro completa adesione al contenuto della stessa. Alle ore 9:30 Edgar chiama loro e ribadisce di non credere che il loro viaggio a Washington sia conveniente. Esse invece dicono di essere decise a compierlo.
A quest’ora non conoscevano ancora la risposta della mafia di Miami al piano del Procuratore Generale e dell’INS. Mancavano soltanto due ore al decollo dell’aereo.
Intorno alle ore 11:00 ricevono un messaggio della Meissner, la Commissaria dell’INS, che informa loro che a Miami non hanno accettato il piano proposto, aggiungendo che sarebbero disposti unicamente a riceverle in casa del prozio, luogo che come si sa è sempre circondato da macchine fotografiche e mafiosi. L’INS, tuttavia, insiste che il viaggio si debba fare comunque, perché la Procura Generale ha sollecitato a un giudice federale un ordine giudiziario a carattere obbligatorio per l’invio del bambino all’INS di Miami al fine di realizzare la riunione con le nonne nel luogo e nella forma prevista. Chiedono loro, inoltre, un contatto con il perfido prozio per facilitare le cose. Le nonne rispondono immediatamente alla Commissaria dell’INS:
"Commissaria Doris Messner,
"Il nostro obiettivo è incontrare nostro nipote e portarlo con noi a casa, nella casa di suo padre e della sua famiglia a Cuba. Noi oggi andremo a Miami. Proponiamo di vedere Elián in un luogo neutrale e controllato, senza la presenza di membri della famiglia. Una conversazione tra noi e i membri della famiglia è possibile, ma dev’essere realizzata in un luogo neutrale. E’ una questione tra adulti, che non può interferire nel nostro incontro privato con Elián. Se la famiglia non può accettare questa proposta, allora noi non abbiamo altra scelta che chiedere a Janet Reno di incaricare un giudice federale a prendere la sua decisione oggi stesso".
(Firma delle nonne)
Alle ore 12:47, con grande decisione, le nonne decollano verso la tana della mafia, la contea di Dade, proprio a Miami.
Atterrano alle ore 15:30 all’aeroporto Tamiami. Ed è il caos. Non c’è nessuno ad aspettarle, ad eccezione di un funzionario mandato dall’ufficio cubano a Washington con un cellulare, a cui non permettono di entrare per parlare con le nonne e i loro accompagnatori. Soltanto un’ora più tardi riescono a telefonare agli uffici principali dell’INS a Washington. Alle nonne viene detto di fare una telefonata in un luogo neutrale della città, perché coloro che hanno sotto sequestro il bambino si rifiutano di riunirsi nel luogo previsto e accettano di farlo soltanto a casa loro. Mariela, in uno sforzo finale perché ambedue le nonne si riuniscano con il bambino, riesce a telefonare a Manolo, l’altro prozio che, anche a rischio di perdere il lavoro e di incorrere nell’ostilità della mafia, è sempre stato a favore del ritorno del bambino a Cuba. Lo persuade a prestare la sua casa per la riunione. Lo comunica all’INS, che le chiede di inghiottire un altro boccone amaro: deve chiamare il famoso prozio e proporgli di portare il bambino nella casa del familiare comune. Il ripugnante soggetto si rifiuta, la insulta. Ancora una volta questa coraggiosa nonna viene vista piangere. Tra telefonate, raccomandazioni dell’INS da Washington, riunioni del gruppo, che alla fine includeva un rappresentante locale di questo servizio, e il funzionario del nostro Ufficio degli Interessi che è riuscito finalmente a passare, a parlare con le nonne e i dirigenti del Consiglio delle Chiese, e comunicare alla Sezione degli Interessi di Cuba a Washington, alla famiglia e alle autorità del nostro paese quello che sta succedendo in quell’aeroporto, trascorrono più di quattro lunghe ore. E mentre succedeva questo, nel luogo dov’era sequestrato il bambino si svolgeva un vergognoso spettacolo: un banchetto preparato, i tavoli apparecchiati, paella e maialino arrosto, stando all’annuncio, cartelli di benvenuto, mafiosi con fiori bianchi, moltitudini di telecamere della televisione e microfoni della radio, e in mezzo a quel circo regna la lupa feroce, Ileana Ros; Basulto, quello delle violazioni dello spazio aereo contro Cuba; Ramón Saúl Sánchez, organizzatore di piccole flotte navali; il traditore di Winnipeg e di Baltimora, e altri conosciuti mafiosi, dichiarazioni di ogni tipo e canti di vittoria. Il banchetto era una trovata pubblicitaria.
Così si concludevano gli idilliaci piani della Procura Generale e dell’INS. Il peggio è che, a quel punto, persone autorevoli continuavano a insistere con forza che Mariela e Raquel dovevano tornare a Cuba. L’aereo era pronto. Le nonne prendono una decisione: volare a Washington con la coraggiosa e nobile signora Campbell, Oscar Bolioli e Pablo Odén Marichal. All’aeroporto rimarrà Robert Edgar per rilasciare dichiarazioni ai giornalisti e raccontare l’accaduto. Tra le altre cose, egli ha affermato:
"Non ci fidiamo della sicurezza nei dintorni della casa". "La famiglia di Miami l’ha trasformata in un circo".
"Sono stati terribilmente cinici dicendo al bambino che ci sarebbe stata una festa".
"Le nonne sono disposte a incontrarsi con Elián González, ma soltanto in un luogo neutrale".
Se il programma elaborato dalla Procura Generale e dall’INS viene strettamente garantito, così com’è stato presentato, le nonne sono disposte a tornare a Miami per incontrarsi col nipote. Non desistono dalla loro lotta. Ieri sera l’INS ha già informato di aver presentato a un giudice federale una richiesta affinché il bambino venga messo a disposizione dell’INS per l’incontro promesso alle nonne.
Se questa non andrà a buon fine, potranno essere prese altre misure più severe.
La mafia ha mostrato ancora una volta le sue viscere miserabili e vigliacche.
Avevano detto che le nonne non sarebbero mai andate negli Stati Uniti, e invece ci sono andate.
Avevano detto che non si sarebbero mosse da New York, e si sono mosse.
Avevano detto che non sarebbero mai andate a Miami, e ci sono andate e sono disposte a tornarci.
Adesso le nonne si dedicheranno immediatamente alla lotta contro il vile progetto della mafia e dell’estrema destra del Congresso di trasformare il loro adorato e cubanissimo nipote in cittadino nordamericano, onore che né l’innocente bambino né la sua abnegata e umile famiglia hanno richiesto, e che nessuno ha il diritto né legale né morale di imporlo con la forza.