INFORMAZIONE SULLE RAGIONI DELL’ARRESTO DEI CITTADINI CECHI IVAN PILIP E JAN BUBENIK, E SUI VASTI PRECEDENTI COSPIRATIVI E D’INGERENZA DEL GOVERNO E DEI RAPPRESENTANTI DIPLOMATICI DELLA REPUBBLICA CECA A CUBA, CHE SPIEGANO IL LEGAME STRETTO E DIRETTO FRA TALE POLITICA E L’INCIDENTE ACCADUTO.
Il Governo della Repubblica Ceca, quale proseguimento della campagna sferrata per mettere in dubbio la denuncia di Cuba, in complicità con gli interessi degli Stati Uniti, continua a sostenere che le accuse di Cuba contro i due cittadini cechi sorpresi mentre promuovevano la sovversione interna nel paese, sono false.
Per ignoranza, pregiudizi o malafede, rappresentanti di altri paesi hanno ripetuto le falsità dichiarate e hanno dato opinioni a priori che, per il loro contenuto e la loro natura, sono lesivi al popolo e al Governo della Repubblica di Cuba.
Qual è la realtà?
Il 12 gennaio del presente anno, le autorità d’Immigrazione e Stranieri della provincia di Ciego de Avila, nella Repubblica di Cuba, furono detenuti i cittadini cechi Ivan Pilip e Jan Bubenik, i quali violando il loro status di turisti e compiendo le indicazioni dell’organizzazione controrivoluzionaria con sede negli Stati Uniti, Freedom House, sostennero delle riunioni ci carattere cospirativo con integranti di piccoli gruppi sovversivi residenti nella suddetta provincia.
Il coinvolgimento dell’organizzazione Freedom House nel più recente programma creato dal Governo degli Stati Uniti per rendere instabile la nostra Rivoluzione mediante la promozione della sovversione interna sotto la protezione della sezione 109 della Legge Helms Burton approvata nel 1996, cominciò nel 1997 con il progetto "Transizione" che ricevette un generoso finanziamento dell’Agenzia per lo Sviluppo internazionale degli U.S.A per un valore di 500 mila dollari, a cui ne seguì un altro di 275 mila dollari nel 1999, che fu raddoppiato nel 2000 a 550 mila dollari. Il primo programma diede luogo alla nascita di un centro anticubano chiamato "Centro per una Cuba Libera" che, presieduto dall’agente della CIA ed ex direttore del Progetto Cuba di Freedom House, Frank Calzón, ha ricevuto ormai oltre mezzo milione di dollari dall’Agenzia per l’Aiuto Internazionale degli Stati Uniti (USAID).
L’attuale programma di Freedom House ha, tra le proprie aree fondamentali di lavoro, quello di individuare e reclutare, per inviare dopo a Cuba allo scopo di creare instabilità e incoraggiare la sovversione, politici, giornalisti e attivisti comunitari dell’Europa Centro – Est con esperienza nelle cosiddette "transizioni democratiche", modo in cui definiscono l’abbattimento del regime rivoluzionario.
L’USAID riconobbe pubblicamente in giugno del 2000 che Freedom House organizzò la visita a Cuba di 4 giornalisti, 4 parlamentari, 2 economisti e un accademico dell’Europa dell’Est, tutti finanziati e addestrati con fondi del Governo degli Stati Uniti, con obiettivi sovversivi come lo hanno appena fatto, e abbiamo potuto comprovare, con Ivan Pilip e Jan Bubenik.
Ivan Pilip fu Ministro di Finanza nel suo paese e alla data attuale è Deputato al Parlamento ceco. Jan Bubenik è invece membro della cosiddetta "Fondazione Pro democratica Ceca" e fu uno dei dirigenti del movimento antisocialista in Cecoslovacchia.
Entrambi arrivarono a Cuba l’8 gennaio del 2001 attraverso l’Aeroporto Internazionale "José Martí" nel volo CBE-7538, procedente da Cancún, Messico, dopo un soggiorno di due giorni negli Stati Uniti.
Come risultato del processo d’investigazione, si è stabilito che Ivan Pilip ha dei vincoli con funzionari dell’organizzazione Freedom House, tra cui Robert (Bob) Pontichera, Direttore di Programmi di questa istituzione, il quale gli propose di pagargli un viaggio a Cuba in compagnia di un amico per prendere contatto e fare arrivare ad alcune persone coinvolte i mezzi necessari per compiere il programma di attività sovversive del governo degli Stati Uniti.
Si è potuto precisare anche che Pilip e Bubenik arrivarono a New York nei primi giorni di gennaio, e s’incontrarono il giorno 6 dello stesso mese durante una cena, con Robert Pontichera, il quale comunicò loro che le persone con cui s’incontrerebbero a Cuba erano oppositori al governo cubano, e che dovevano conversare con loro e ottenere informazione sulla situazione politica, economica e sociale di Cuba. Pontichera consegnò loro un elenco con i nomi e gli indirizzi di quelle persone e 1400 dollari per spese di vitto, alloggio e noleggio auto, che dovevano dimostrare con le fatture.
Il rappresentante di Freedom House fornì ai due cittadini cechi un microprocessore portatile nuovo con vari dispositivi, dischetti e cd da consegnare alle persone con cui s’incontrerebbero nel nostro paese.
Indicò loro che al ritorno da Cuba dovevano un’altra volta prendere contatto con il rappresentante della Freedom House negli Stati Uniti per fargli conoscere il risultato della visita e le informazioni raccolte, per cui l’itinerario di ritorno che dovevano seguire era L’Avana – Cancún – Miami – Washington, dove avrebbero dovuto rimanere per alcuni giorni.
Gli disse anche che i nomi delle persone da contattare a Cuba dovevano essere registrati nell’agenda elettronica con un password privato per evitare che le autorità trovassero tale informazione nel caso in cui fossero arrestati.
Nelle indagini realizzate sul soggiorno a Cuba di questi cittadini cechi, si è precisato che all’arrivo al nostro paese noleggiarono un’auto di turismo targa T-005267 nella quale viaggiarono alle province di Matanzas, Cienfuegos e Sancti Spiritus, come se fossero dei semplici turisti che percorrevano la zona occidentale, e continuarono l’11 gennaio verso la provincia di Ciego de Avila, primo punto di contatto, secondo l’elenco che gli consegnarono negli Stati Uniti, con le persone residenti nella regione centrale e orientale del paese.
Nella suddetta provincia visitarono due noti controrivoluzionari con i quali trattarono gli affari indicati da Robert Pontichera e tentarono la ricerca d’informazione da trasferire a Freedom House. L’elenco dei nomi e degli indirizzi fu protetto da mezzi elettronici.
Le azioni ordinate ai signori Pilip e Bubenik non sono nuove per il nostro paese. Sono un’altra dimostrazione dell’enorme quantità di attività d’ingerenza, indirizzate a creare instabilità, portate a termine dalla Repubblica Ceca contro il processo rivoluzionario cubano.
Durante più di 10 anni sono state seguite da vicino e sistematicamente le attività sovversive realizzate dalla rappresentanza diplomatica Ceca a Cuba, eseguendo istruzioni degli organi dell’intelligence e di altre istituzioni nordamericane tramite la Sezione d’Interessi degli Stati Uniti all’Avana.
Questa cospirazione cominciò a Cuba nel 1989. Nel 1987 era stata distrutta un’estesa rete di spionaggio diretta da funzionari della suddetta Sezione d’Interessi degli Stati Uniti a Cuba. Mentre riorganizzavano le loro forze, mezzi e metodi, appellarono ai rappresentanti di altri paesi accreditati a Cuba, ed è proprio in quel momento quando l’ambasciata dell’allora Cecoslovacchia si trasforma in uno strumento dell’Ufficio d’Interessi statunitense e nel suo principale centro di sovversione.
Insieme a questo, il Governo degli Stati Uniti diede al Governo ceco il compito di servire di auspice congiunto per la prima volta, il 3 marzo 1990, dell’infame progetto di condanna a Cuba nella Commissione dei Diritti Umani a Ginevra, obiettivo raggiunto per differenza stretta di voti mediante l’appoggio unanime dei loro alleati della NATO.
A partire da allora, il Governo della Repubblica Ceca ha mantenuto un atteggiamento palesemente ostile nei confronti di Cuba, che sopportava in modo eroico un blocco assassino e che, persi i suoi mercati e le fonti di forniture tradizionali, senza alcun appoggio dall’estero, soffriva un durissimo e prolungato periodo speciale. Erano i tempi in cui quasi tutti credevano che la nostra Patria non sarebbe stata in grado di sopportare tale prova. Duranti tutti quei anni, il Governo ceco portò a limiti estremi la complicità con gli Stati Uniti e l’appoggio alla politica aggressiva contro Cuba, il che fu palese con il suo incondizionato supporto, nel suddetto indirizzo ostile, alle successive Amministrazioni nordamericane. La Repubblica Ceca raggiunse il triste onore di essere il primo paese ex socialista che seguì tale linea traditrice nella sua politica estera.
Quello stesso anno 1990, tra marzo e dicembre, ci furono numerosi fatti provocatori, con la partecipazione di funzionari cechi a Cuba, tra cui il patrocinio e l’assistenza materiale a gruppi controrivoluzionari nel paese, il rifornimento tecnico e finanziario e il supporto politico, nonché il proselitismo attivo tra settori intellettuali e accademici.
In complicità con diplomatici statunitensi, funzionari cechi favorirono la penetrazione illegale di un gruppo di controrivoluzionari nell’Ambasciata ceca, promossa e organizzata dall’interno della stessa ambasciata che provocò l’avvenimento di fatti illegali simili in altre sedi diplomatiche.
Verso la fine di dicembre dello stesso anno 1990, evidentemente in coordinazione con gli Stati Uniti, il Governo di quella che era ancora la Cecoslovacchia decise d’interrompere la rappresentanza degli interessi di Cuba a Washington, funzione che veniva svolgendo durante 29 anni, sin dal 3 gennaio 1961, quando gli Stati Uniti ruppero i rapporti con Cuba come preludio di ciò che sarebbe l’invasione mercenaria di Baia dei Porci tre mesi dopo, il 17 aprile del medesimo anno.
Dobbiamo ricordare come fatto arbitrario e brutale che una delle prime misure adottate dal primo Governo di Praga posteriore al socialismo fu quella di denunciare in modo unilaterale gli accordi firmati da Cuba e l’antica Repubblica Socialista di Cecoslovacchia, diventando in questo modo partecipe del blocco yankee contro Cuba, mentre chiudeva la Casa della Cultura Ceca all’Avana, e organizzava nella capitale di Cecoslovacchia un seminario anticubano con la partecipazione di persone legate alla cosiddetta "dissidenza ceca", come Pavel Bratinska, lo stesso Presidente Havel e altri, che accolsero con calore i controrivoluzionari Más Canosa, capo di un’organizzazione mafiosa e terrorista creata dagli Stati Uniti, Carlos Alberto Montaner e altri personaggi della stessa.
Successivamente, durante l’anno 1991, si percepì uno sviluppo accelerato del ruolo delle attività d’appoggio alla controrivoluzione interna da parte di funzionari cechi. Ci furono nuove provocazioni organizzate dall’interno dell’Ambasciata, e nel 1992 cominciò ad arrivare a Cuba un’équipe di funzionari cechi per incaricarsi, in modo organizzato e sistematico, della sovversione a Cuba.
E così si fu svolgendo l’azione sovversiva negli anni 1989, 1990, 1991, e le informazioni accumulate durante anni su questi funzionari dimostrano l’intensa attività scatenatasi dalla suddetta sede diplomatica contro Cuba al servizio degli Stati Uniti. In aggiunta, si è comprovato fino in fondo l’uso che anche la mafia anticubana a Miami, organizzatrice di numerosi piani di assassinio del capo dello Stato e del Governo di Cuba, e la suddetta Freedom House, fece delle possibilità che per le loro azioni le furono offerte dall’Ambasciata ceca a Cuba.
La realizzazione di azioni illegali, definitamente sovversivi e controrivoluzionari, da un gruppo di funzionari diplomatici cechi residenti nel nostro paese negli ultimi anni è stata assolutamente comprovata.
In questo senso, il più noto funzionario della suddetta sede fu Petr Mikyska, che arrivò al nostro paese il 7 agosto 1992. E’ rimasto a Cuba per quattro anni e due mesi. Quando arrivò al nostro paese occupò la carica di Terzo Segretario incaricato degli Affari Consolari dell’antica Ambasciata di Cecoslovacchia, essendo questa la sua prima missione diplomatica.
A gennaio del 1993, a conseguenza della divisione dell’antica Cecoslovacchia, fu designato Incaricato di Affari interino della rappresentanza a Cuba della Repubblica Ceca.
Pochi mesi dopo il suo arrivo cominciò, in modo progressivo a stringere rapporti con diversi capi controrivoluzionari, diventando uno dei diplomatici più attivi nell’attenzione a questi elementi, a cui in, modo sistematico, offrì appoggio politico e materiale per la realizzazione delle loro attività.
Durante il suo soggiorno a Cuba mise in evidenza anche gli stretti legami con funzionari della Sezione d’Interessi nordamericana, proprio per aiutare i suddetti elementi controrivoluzionari. Stretta in modo particolare fu la cooperazione tra il signore Mikyska e il Secondo Segretario della Sezione d’Interessi nordamericana, Christopher Sibilla, molto legato anche all’azione di tali gruppi e, successivamente, con il successore di questo diplomatico nordamericano, la Seconda Segretaria Robin Dianne Meyer.
Questo funzionario diplomatico fu molto noto per il suo lavoro d’istigazione aperta all’attività sovversiva dei gruppi, azioni illegali che svolse fino al 1996, anno in cui gli viene rifiutato il visto a causa della sua condotta.
Il lavoro dei suddetti diplomatici e loro stretti legami con Mikyska erano parte della strategia volta a sovvenzionare economicamente le attività controrivoluzionarie dei loro alleati interni.
Una delle mansioni di Mikyska a Cuba era ricevere, quasi a diario, nella sede diplomatica e nella propria residenza, a degli integranti dei piccolissimi gruppi controrivoluzionari, a cui offrì aiuto di ogni tipo, partecipando in molte riunioni e in altre attività convocate da queste persone, promuovendo persino la realizzazione di riunioni degli stessi nella propria sede diplomatica, incitando così a realizzare azioni contrarie all’ordine interno.
Il 16 ottobre 1993, Petr Mikyska partecipò in una riunione cospirativa a San Antonio de los Baños, provincia di L’Avana, per la formazione di un gruppo controrivoluzionario.
La sede diplomatica ceca a partire da questa tappa si trasformò in un punto di concentrazione di denuncie calunniose contro Cuba che scorrevano attraverso i mezzi di comunicazione di quella sede diplomatica verso le emittenti sovversive in territorio statunitense, o passavano a ingrossare il dossier di falsità anticubane create dagli Stati Uniti nella Commissione di Diritti Umani a Ginevra.
Si è dimostrato che questo diplomatico ceco realizzò oltre 20 viaggi a Miami per incontrarsi con capi delle organizzazioni controrivoluzionarie che risiedevano lì.
Il 15 aprile 1993, durante un viaggio a Miami, fu reclutato da José Francisco Hernández Calvo, Presidente della Giunta Direttiva della Fondazione Nazionale Cubano-Americana. Questo individuo, noto terrorista, membro fondatore di quella organizzazione e integrante del suo gruppo paramilitare, è stato strettamente legato a piani di assassinio del Presidente Fidel Castro, comprese le azioni a tale fine dei quattro conosciuti terroristi attualmente detenuti in Panama dalla metà di novembre dell’anno 2000 e la cui estradizione Cuba ha richiesto.
Bisogna ricordare il coinvolgimento di José Francisco Hernández in un altro piano di attentato contro il Presidente Fidel Castro da un comando controrivoluzionario residente negli Stati Uniti detenuto mentre si dirigeva all’isola Margherita, in Venezuela, dove si terrebbe il VII Vertice Iberoamericano nell’anno 1997, a cui gli fu sequestrato, insieme a un arma simile, un fucile semiautomatico calibro 50, con mirino telescopico e raggi infrarossi, registrato quale proprietà di questo noto terrorista e dirigente della Fondazione Nazionale Cubana-Americana. Nonostante questo, nemmeno fu incluso nel processo contro il comando assassino, che fu finalmente assolto in un giudizio preparato da un giudice e una giuria corrotti e venali.
A partire da questo anno e compiendo le istruzioni della suddetta "Fondazione", il suddetto diplomatico ceco realizzò in molteplici occasioni attività di rifornimento e collegamento tra capi di questa organizzazione a Miami ed elementi sovversivi residenti nel paese, diventando semplicemente un mercenario pagato dalla mafia terrorista residente negli Stati Uniti.
Mikyska, protetto dalla sua immunità diplomatica, introdusse nel paese, ripetutamente e in modo illegale, della propaganda scritta realizzata all’estero dalle suddette organizzazioni controrivoluzionarie. Forni ai gruppuscoli interni e altri mezzi quali registratori, mezzi di comunicazione e abbondante danaro in contanti.
Allo stesso modo ottenne e trasferì informazioni sensibili sul nostro paese ai capi della suddetta Fondazione, il che costituì di fatto una deliberata azione di spionaggio, in franca contraddizione con le proprie funzioni diplomatiche. Partecipando in queste attività di sovversione contro Cuba, utilizzò anche mezzi comunicazione della propria Missione diplomatica per prendere contatto con i capi controrivoluzionari a Miami.
Il 12 febbraio 1994, Mikyska fornì, nella zona conosciuta come Mi Cayito –luogo situato nella spiaggia di Santa María del Mar, Habana del Este – a elementi controrivoluzionari interni collegati alla Fondazione Nazionale Cubano-Americana migliaia di copie di propaganda sovversiva, calcomanie con l’emblema della suddetta organizzazione e dell’ipotetico Movimento per la Democrazia e la Libertà, inviati direttamente e consegnati a Mikyska dal terrorista Luis Zuñiga Rey, un altro capo della suddetta Fondazione, che risiede e opera in territorio nordamericano. Ciò costituì un’evidente azione di rifornimento illegale, caratteristica di un agente dell’intelligence e non precisamente di un diplomatico.
In giugno del 1994, Mikyska, al suo ritorno dalle vacanze, manifestò che le spese per soggiorno e attenzione medica di sua moglie a Miami, per ragioni di gestazione, furono pagati dalla Fondazione Nazionale Cubana Americana.
Per non fare più lunga la tenebrosa storia del signore Mikyska, diciamo soltanto che nel 1996 partecipò alla Convenzione Annua di quella organizzazione come invitato speciale.
La sua sfacciataggine non aveva limiti, mentre gli venivano tollerate e al tempo stesso venivano osservati e registrati al dettaglio tutti i suoi movimenti.
I diplomatici cechi che succedettero il signore Mikyska hanno mantenuto identica condotta e lo stesso rapporto con i gruppi sovversivi a Cuba, con la mafia cubano-americana a Miami e con la Sezione d’Interessi degli Stati Uniti all’Avana, servendo come collegamento tra la Fondazione Nazionale Cubano Americana, la Freedom House e i gruppi sovversivi nel nostro paese. In modo comprovato, tutti loro hanno fornito a questi gruppi dei soldi in contanti, computer, propaganda sovversiva originata negli Stati Uniti e istruzione da seguire.
Hanno utilizzato la sede diplomatica ceca all’Avana come copertura per i loro atti illegali e il loro stato diplomatico come veste d’immunità per aggredire la Rivoluzione Cubana.
Tra essi spiccano Robert Kopecki, Secondo Segretario di Stampa e Cultura; Petr Pribick, Incaricato di Affari, a. I.; e Jan Vytopil, Secondo Segretario di Stampa e Cultura. L’attuale Primo Segretario dell’Ambasciata ceca, Petr Kavan, ha mantenuto e mantiene ancora contatti con integranti dei minigruppi controrivoluzionari nel nostro paese.
A queste attività realizzate da diplomatici cechi all’Avana contro Cuba, si aggiunge l’infame condotta del suddetto governo nel piano internazionale, diventando complice e servile partecipe delle più grossolane manovre contro Cuba.
La sconfitta nel 1998 della risoluzione anticubana presentata dagli Stati Uniti nella Commissione dei Diritti Umani dell’ONU portò al suddetto paese, nell’ambito della sua campagna per distruggere la Rivoluzione Cubana, a cercare qualcuno che in modo servile volesse presentarsi pubblicamente come promotore principale di altri inventi dello stesso carattere. Il suddetto ruolo fu assegnato e accettato dal Governo della Repubblica Ceca.
Così, durante il periodo di sessioni della Commissioni dei Diritti Umani nel 1999, fu la Repubblica Ceca quella che presentò un nuovo progetto di risoluzione anticubano, nonostante rendersi evidente nei compiti della Commissione che il Governo degli Stati Uniti, tramite, principalmente, la Segretaria di Stato e "cittadina onoraria" della Repubblica Ceca, Madeleine Albright, quello che realizzò tutte le pratiche, ricatti e pressioni perché il suddetto testo fosse approvato.
Ancora una volta, l’anno scorso, la storia si ripeté, e la Repubblica Ceca agì come principale strumento degli Stati Uniti, nonostante essere l’ambasciatore yankee quello che citava ad altri diplomatici per esercitare pressioni, e furono i leader del Governo degli Stati Uniti quelli che svegliavano i dirigenti di altri paesi per ricattare e costringere, perfino durante la notte, fu la Repubblica Ceca quella che apparì quale iniziatrice e promotrice della risoluzione anticubana.
Sin dalla fine del 2000 e verso gli inizi del 2001, dei diplomatici cechi girano il mondo. Abbiamo saputo, e persino la loro stampa lo ha pubblicato, che per timore a un fallimento cercano di reclutare addetti insieme ai loro padroni yankee per ripetere, ancora una volta, la sporca manovra a Ginevra.
Fu precisamente a partire dal momento in cui il signore Vaclav Havel prese il potere nella Repubblica Ceca che il suddetto paese si trasformò in un docile strumento dell’imperialismo nordamericano nella sua vendetta contro Cuba.
Riguardo l’arresto dei due cittadini cechi inviati a Cuba dalla Freedom House, il signore Havel ha commesso l’errore di fare dichiarazioni contro il nostro paese, che offendono e calunniano un popolo il cui coraggio, eroismo e rispetto alla verità non può nemmeno immaginare. Un giorno o l’altro il mondo conoscerà la vera storia di questi "democratici e difensori dei diritti umani", se per caso ne rimane qualche ricordo di loro nella storia.
Il Governo ceco dimentica che Cuba è un paese sovrano che non permette che le sue leggi vengano trasgredite impunemente e che possiede pieno diritto e giurisdizione per processare e castigare coloro che commettono delitti nel territorio della nostra Repubblica, com’è il caso dei signori Pilip e Bubenik.
Si è utilizzato l’argomento secondo cui il Sig. Pilip è Deputato al Parlamento della Repubblica Ceca, però il Sig. Viaggiò a Cuba come turista e non in tale condizione. Quindi, e secondo il Diritto Internazionale, come lo stabiliscono anche le Convenzioni di Vienna sui Rapporti Diplomatici e sulle Missioni Speciali, al suddetto cittadino non spetta alcuna immunità, poiché non è né agente diplomatico, né membro di una missione speciale per la quale, e sempre secondo il Diritto Internazionale, avrebbe dovuto tenere l’autorizzazione dello Stato cubano, è non è questo il caso.
Abbiamo prove inconfutabili sui fatti riferiti in questo rapporto sulla condotta dei suddetti funzionari diplomatici cechi e dei cittadini cechi arrestati Ivan Pilip e Jan Bubenik. Quando Cuba afferma e denuncia concretamente qualcosa lo fa perché è in grado di dimostrarlo di fronte all’opinione pubblica internazionale o di fronte ai tribunali di giustizia.
Dev’essere chiaro che nessun paese che abbia rispetto di sé può accettare azioni che danneggino la propria sovranità, che violino le leggi e che attentino contro la propria sovranità, integrità e indipendenza.
Il popolo cubano, che durante più di quattro decenni affronta il Governo degli Stati Uniti, ha saputo guadagnarsi il rispetto e l’ammirazione di molti popoli del mondo per la sua lotta, la sua fermezza, i suoi principi e la sua dignità, e per tanto non permetterà né ingerenza, né pressioni di nessun tipo, vengano da dove vengano.
Che nessuno si faccia illusioni con l’idea che Cuba può essere intimidita!
Tutti coloro che cerchino di screditare o di aderire alle aggressioni contro Cuba dovrebbero convincersi che siamo disposti a difenderci e ci difenderemo come lo abbiamo fatto prima, con insuperabile coraggio, durante 42 anni di fronte alla maggiore e più aggressiva potenza imperialista che sia mai esistita nella storia dell’umanità.
Con la nostra attuale forza morale e politica non ci possono animare dei sentimenti di vendetta contro nessun popolo né contro alcun cittadino del mondo. Al di sopra di tutto rendiamo omaggio alla verità e difendiamo il nostro onore. Che si riconosca con onestà tutto quanto accaduto e si chieda scusa al nostro popolo. Ciò sarebbe più poderoso che tutte le menzogne e calunnie; più che tutte le pressioni al mondo; più che la NATO e tutti i suoi bombardieri e missili; più che il potere di tutti i paesi ricchi e il loro denaro riunito.
Se si cerca di trovare alcuna soluzione decorosa all’incidente creato, si ammetta la nostra ragione, si appelli alla nostra generosità, ma non si commetta l’errore di mettere in dubbio la nostra verità, né di mettere alla prova la nostra fermezza.
Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba
23 gennaio 2001.