Tavola
rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in Venezuela, effettuata negli
studi della televisione cubana il 12 aprile 2002, “Anno degli Eroi Prigionieri
dell’Impero”.
(Versioni Stenografiche – Consiglio di Stato)
Randy Alonso. – Buona sera, cari telespettatori e
radioascoltatori.
Cubavisión
, Radio Rebelde, e Radio Habana Cuba cominceranno a trasmettere la tavola
rotonda informativa sui gravi fatti avvenuti in Venezuela e che provocarono il
rovesciamento e l’arresto, da parte delle forze armate controrivoluzionarie,
del presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Hugo
Chávez Frías.
Per
questo mi accompagnano questa sera un gruppo di compagni tra cui: Rogelio
Polanco, direttore del giornale Juventud
Rebelde; Juana Carrasco, capo della Redazione Intenazionale, del giornale Juventud Rebelde; Lázaro Barredo,
giornalista di Trabajadores, ed
Eduardo Dimas, commentarista internazionale del Sistema Informativo della
Televisione Cubana.
(Vengono
trasmesse in studio brevi immagini sul tema).
All’alba
di venerdì, e dopo una giornata di gravi disturbi nella capitale, come
informavano oggi i nostri sistemi informativi, le forze controrivoluzionarie
riuscirono a rovesciare il Presidente Hugo Chávez. La cupola degli imprenditori della Fedecamaras e l’illegale
direzione della Centrale dei Lavoratori del Venezuela avevano promosso durante
la giornata di ieri gravi e provocatori atti di violenza contro il palazzo di
governo, nel momento in cui Chávez si rivolgeva alla nazione. Membri dell’opposizione spararono contro la
Guardia Nazionale e contro simpatizzanti del processo bolivariano, minuti dopo
che Chávez denunciasse il carattere insurrezionale dello sciopero generale
illimitato decretato da ambidue gli enti con l’appoggio dei mezzi privati di
diffusione.
Questi
fatti sono stati seguiti dalla stampa internazionale, molto ben manipolati
dalla stampa e dai mezzi di comunicazione venezuelani, e si sono convertiti nel
centro di attenzione dell’opinione pubblica mondiale.
Un
golpe controrivoluzionario ha fatto cadere il governo del Presidente Chávez.
Nel
pomeriggio d'oggi il nostro ministro degli Esteri, il compagno Felipe Pérez
Roque, ha offerto importanti dichiarazioni nella sede del nostro Ministero
davanti a giornalisti nazionali e internazionali accreditati nel nostro paese.
Vi
propongo di cominciare la nostra tavola rotonda informativa con le
dichiarazioni fatte dal nostro Ministro nel pomeriggio di oggi.
Felipe Pérez.- Buon pomeriggio.
Ringrazio tutti di essere venuti al Ministero per
ricevere la seguente informazione.
Abbiamo convocato la stampa
nazionale e straniera accreditata all'Avana, per informare che in questo
momento, in mezzo alla situazione di facto come conseguenza del colpo di stato
avvenuto in Venezuela, una folla di circa 400 persone assedia l'ambasciata
cubana a Caracas. A capo di questa
folla ci sono personaggi dell'estrema destra cubana residenti in Venezuela,
rappresentanti lì della Fondazione Nazionale Cubano-Americana, e di altri
gruppi estremisti e terroristi che risiedono a Miami, negli Stati Uniti.
Questi
estremisti di origine cubana arrivarono per primi all'Ambasciata e lì, in un
ambiente di tolleranza e di assoluta impunità, cominciarono a convocare altri
settori estremistici e violenti della popolazione venezuelana, che hanno
appogiato il colpo di Stato, per rompere il cancello dell'Ambasciata cubana e
penetrare nella sede diplomatica cubana a Caracas.
In
questo momento assediano l'Ambasciata, è stata totalmente tagliata
l'elettricità e l'acqua al personale diplomatico cubano che lavora nella nostra
sede; si incita la folla a impedire anche il rifornimento di alimenti alla
nostra Ambasciata e si fanno insistenti appelli attraverso alcune reti private
di televisione venezuelane, coinvolte anche negli avvenimenti di ieri e nel
colpo di Stato contro il governo costituzionale venezuelano, per assediare e
penetrare dentro il recinto diplomatico dell'Ambasciata cubana.
Il personale diplomatico cubano, l'ambasciatore cubano, Germán Sánchez, ha cercato di comunicarsi con la Cancelleria venezuelana, ha persino inviato via fax una nota diplomatica spiegando questi gravi avvenimenti; si è comunicato con il sindaco della zona, della città di Caracas, dove si trova l'ambasciata e ha convocato tutti a compiere le loro responsabilità relative alla protezione del personale diplomatico cubano, e dei familiari, accreditato a Caracas. No hanno ricevuto risposta; in mezzo alla situazione di caos generalizzato, nessuno ha risposto nella Cancellerie, e nemmeno nel Comune.
Il
personale diplomatico cubano che in questo momento è nella sede ha istruzioni
di non permettere l'entrata illegale nel nostro recinto diplomatico. E voglio avvertire chiaramente che se
entrano elementi di quella folla violenta che mette in pericolo l'integrità
fisica dei diplomatici cubani e delle loro famiglie, i nostri diplomatici
difenderanno a tutti costi la nostra Ambasciata, persino a costo delle proprie
vite.
Il
Governo di Cuba responsabilizza i fautori del colpo di Stato in Venezuela di
quanto avvenga nell'Ambasciata cubana, dell'integrità fisica, della
preservazione delle vite dei diplomatici cubani, delle loro famiglie e dei beni
del nostro immobile. Loro saranno
responsabili poiché in questi momenti, violando i patti internazionali nonché
la Convenzione di Vienna relativa ai rapporti diplomatici, tollerano tali
attività violente ed estremistiche contro il personale diplomatico accreditato
a Caracas.
Ripeto
che il nostro personale diplomatico ha già ricevuto istruzioni, ed è assolutamente
disposto a eseguirle, di difendere la sede diplomatica anche a costo della
propria vita, se qualcuno degli individui che circondano l'ambasciata cercasse
di penetrarvi.
D'altra
parte, voglio esprimere che tutte le notizie che arrivano dal Venezuela non
lasciano dubbi sul fatto che ieri c'è stato un colpo di Stato in quel
paese. Il Procuratore Generale della
Repubblica venezuelana ha appena informato alla stampa che il presidente Chávez
è stato arrestato e ed è ritenuto mediante la forza in un'installazione
militare, ed è assolutamente falso che abbia rinunciato alla presidenza. "Il presidente Chávez non ha
rinunciato" -disse il Procuratore- "non esiste nessun documento che
sia stato mostrato all'opinione pubblica con la rinuncia del presidente Chávez." Quindi, in questo momento il Presidente
Chávez è il presidente costituzionale del Venezuela, che è stato detenuto
mentre si porta a termine un colpo di Stato in Venezuela.
Il
Procuratore disse con assoluta chiarezza che, secondo la Costituzione venezuelana,
e non solo quella del 1999, disse, ma anche quella del 1961, qualora il
Presidente costituzionale della Repubblica decidesse di rinunciare, questa
rinuncia deve rendersi effettiva davanti all'Assemblea Nazionale del Parlamento
venezuelano in plenaria, e ciò non è avvenuto.
Il
Procuratore Generale ha denunciato che si impedisce alla Procura di avere
accesso e contatti con il Presidente Chávez, che le notizie che ha ricevuto
fino adesso provengono da fonti militari, da alcuni procuratori militari che
hanno avuto accesso al luogo dove mantengono, illegalmente e mediante la
violenza, detenuto il Presidente costituzionale del Venezuela.
Il
Procuratore Generale ha detto che se il Presidente costituzionale rinunciasse
-il che non è avvenuto, infatti non si è presentato un documento, non si è
permesso l'accesso all'opinione pubblica del presidente Chávez, non esiste il
documento, non c'è stata riunione dell'Assemblea Nazionale venezuelana dove,
secondo la Costituzione, dovrebbe presentare la rinuncia-, se così fosse,
sempre ai sensi della Costituzione, spetterebbe al Vicepresidente della
Repubblica il dovere di sostituirlo, in questo caso il signore Diosdado
Cabello, e il presidente Chávez non ha destituito il Vicepresidente della
Repubblica, né i ministri che conformano il Gabinetto. Quindi, quelli che cercano di usurpare il
potere mediante la violenza in Venezuela violano la Costituzione venezuelana, i
fondamenti dello Stato di diritto e sottopongono il paese a una situazione di
totale e palese violazione dei postulati della Carta Democratica
Interamericana, approvata dall'Organizzazione di Stati Americani.
Il
Procuratore ha detto che il Presidente è ingiustamente arrestato, che non ha
firmato nessuna rinuncia, ma se il Presidente avesse rinunciato e lo facesse
anche il Vicepresidente di Venezuela, secondo la Costituzione il controllo del
paese spetterebbe al Presidente dell'Assemblea Nazionale venezuelana. Perciò gli avvenimenti che si susseguono sin
dall'alba sono una violazione della Costituzione venezuelana e la giunta di
facto che sta cercando di stabilirsi solidamente al potere, viola la
Costituzione venezuelana e viola i precetti democratici stabiliti
dall'Organizzazione di Stati Americani a cui aderisce Venezuela.
Vari
governatori venezuelani hanno denunciato il colpo, si sono resistiti al potere
dei fautori del colpo; vari sono stati arrestati e portati in luoghi
sconosciuti, in un ambiente di persecuzione y repressione a cui partecipano
settori militari ed elementi coinvolti nel colpo di Stato, vincolati alla
giunta che poche ore fa, in modo illegale, si è proclamata al potere in
Venezuela.
Cuba
responsabilizza i fautori del colpo di Stato, che in questo momento tollerano
l'assedio alla sua Ambasciata, di quanto lì succederà al personale diplomatico
cubano e alle sue famiglie. Cuba
ribadisce che sulle loro teste ricadrà la responsabilità di una situazione di
violenza e di aggressioni contro il personale diplomatico cubano.
Cuba
ribadisce che il personale diplomatico cubano difenderà la nostra Ambasciata,
se questi elementi vi penetrassero, anche a costo della vita, e rende
responsabili ancora una volta i fautori del colpo che consentono e tollerano
che in questo momento si incoraggi e si convochi i settori estremistici a
invadere l'Ambasciata cubana, che funziona senz'acqua, senza elettricità e
completamente bloccata dai suddetti elementi che agiscono lì con assoluta
impunità.
Il
procuratore ha detto che in questo momento non c'è uno Stato costituzionale in
Venezuela, è in atto un colpo di Stato, mediante cui una giunta di facto tenta,
violando la Costituzione e la Legge venezuelana, di assumere il controllo del
paese.
Vogliamo
che il nostro popolo, l'opinione pubblica nazionale e, in speciale, quella
internazionale, conoscano su questi gravi avvenimenti.
Domande.
Lucia Newman (CNN).- Sì, buongiorno,
signor Cancelliere.
Due
domande: Prima, cosa c'è di vero nei rumori secondo cui la moglie del
presidente Chávez sarebbe a Cuba? E,
seconda, qual è la sua reazione di fronte all'annuncio fatto da Petróleos de
Venezuela secondo cui a partire da oggi nemmeno una goccia di petrolio
venezuelano sarebbe più fornita a Cuba?
Felipe Pérez.- La moglie del presidente Chávez non è a
Cuba.
Petróleos de Venezuela è adesso sotto la direzione di un gruppo di persone che seguono i fautori del colpo, che in questo momento cercano di consolidarsi al potere in Venezuela, utilizzando vie e mezzi illegali, con un colpo di Stato e l'adozione di facto del controllo del paese. Cuba non riconosce legittimità alla direzione di Pdv che risponde ai settori che hanno realizzato il colpo.
Mauricio Vincent (El País).- Ministro,
due domande:
Ieri
notte il Presidente cubano poté parlare con il Presidente venezuelano prima che
questi restasse isolato?
Cuba
presenterà qualche denuncia in qualche foro internazionale come l'ONU o altri,
in breve termine?
Felipe Pérez.- Il presidente Fidel
Castro parlò alla notte con il presidente Chávez.
Cuba
chiederà la convocazione dei meccanismi internazionali di preservazione
dell'istituzionalità democratica e di rispetto allo Stato di diritto.
Cuba
chiederà una riunione del Buró di Coordinamento del Movimento di Paesi non
Allineati. Cuba, in questo momento
realizza azioni insieme ad altri paesi Non Allineati per far sì che la suddetta
riunione si effettui nell'Organizzazione delle Nazioni Unite.
Cuba, in questo momento, comunica alla
Segreteria Generale delle Nazioni Unite la situazione di assedio e violenza
contro la sua sede diplomatica a Caracas.
Cuba
realizza azioni perché il Gruppo dei 77, di cui Venezuela è l'attuale
presidente, conosca i gravi successi che hanno consentito che una giunta di
facto si appropri del potere e cerchi di consolidarlo in Venezuela.
Mauricio Vincent.- Potrebbe dirci su
che cosa hanno parlato e che trasmise Hugo Chávez al presidente cubano?
Felipe Pérez.- No, quella è un'altra
domanda, posso solo confermare che parlarono.
Benito J. Milanés (Radio Rebelde).- Una
domanda e una precisione.
La
domanda è: qual è la situazione dei cooperatori cubani nella Repubblica
Bolivariana del Venezuela, se si conosce?
E la precisione, quali istruzioni ha il personale diplomatico cubano a
Caracas per difendere l'Ambasciata, come?
Felipe Pérez.- In Venezuela in questo
momento ce ne sono 1043 collaboratori civili cubani: allenatori sportivi,
medici, personale paramedico e lavoratori e tecnici di altri settori
dell'economia e dei servizi, hanno lavorato lì in virtù di un accordo
legalmente stabilito tra il legittimo governo della Repubblica Bolivariana del
Venezuela e il governo cubano.
Le
ultime notizie, giunteci cinque minuti fa, assicuravano che il suddetto
personale è al sicuro, in contatto permanente con i suoi capi, con il personale
che dirige la collaborazione cubana in quel paese e con l'Ambasciata cubana a
Caracas. Noi, da qui, dall'Avana,
abbiamo anche contatto permanente con loro.
I collaboratori cubani sono in luoghi sicuri, sono stati raggruppati e
in questo momento non crediamo che il suddetto personale, la maggioranza di cui
non si trova a Caracas, ma all'interno del paese, sia in pericolo.
In
ogni caso, responsabilizziamo anche le autorità di facto di qualsiasi
incidente, aggressione o provocazione contro i collaboratori cubani che hanno
prestato pregiati servizi al popolo venezuelano durante questo periodo.
Il
personale dell'Ambasciata cubana difenderà l'integrità della nostra sede
diplomatica con tutte le risorse alla sua portata, specialmente con la vita,
che è la risorsa più preziosa.
Andrea (El Universal).- Buongiorno.
Nel
caso in cui la situazione attuale si prolungasse, quale sarebbe la sua
valutazzione sul fatto che Cuba rimanga senza il petrolio venezuelano e come
ciò potrebbe colpire sia l'economia cubana, sia il benessere della popolazione
cubana?
Felipe Pérez.- In questo momento
affrontiamo una situazione di urgenza, e questo è un argomento su cui possiamo
tornare dopo. Ciò che posso ribadire
qui è la più assoluta fiducia rispetto al fatto che il Governo Rivoluzionario
cubano e il popolo cubano sono pronti ad affrontare qualsiasi situazione, anche
quelle più difficili. Non dovete
dimenticare che abbiamo appena superato dieci anni di periodo speciale, nato
dal crollo brutale e subito dei nostri rapporti economici con i soci
tradizionali, e che malgrado ciò, il paese ha avuto la capacità, il talento e
l'appoggio del popolo per superare difficoltà tanto gravi.
Voglio
dire che Cuba segue con aspettazione e attenzione somma la riunione del Gruppo
di Río, che si svolge a San José di Costa Rica e spera sulla sua reazione,
nonché sulla reazione dell'Organizzazione di Stati Americani e dei governi del
continente compreso quello degli Stati Uniti, nei confronti di questo violento
diroccamento dell'istituzionalità democratica in un paese dell'emisfero. Ripeto, Cuba segue con molta attenzione le
reazioni che a riguardo avranno, e spera che i governi della regione e le
istituzioni regionali e internazionali si oppongano al colpo di Stato in
Venezuela, e reclamino, come Cuba, che sia restituito al potere il governo
eletto democraticamente e costituzionalmente in Venezuela, nonché la
restituzione in carica delle autorità legittime venezuelane, e spera anche che
non ci sia tolleranza o complicità di nessun tipo, soprattutto in questi tempi
in cui sono stati pronunciati tanti discorsi in favore della democrazia, dell'istituzinalità
democratica e del rispetto ai diritti umani, quando si sa che in Venezuela un
gruppo di dirigenti incostituzionali si sono appropriati, mediante la forza e
la violenza, del controllo del paese.
Giornalista.- Ministro, per favore, ci
sono funzionari venezuelani esuli nell'ambasciata cubana? Ci sarebbe tra di loro il Vicepresidente
Cabello?
Felipe Pérez.- Non c'è nessun
venezuelano nell'Ambasciata cubana a Caracas, assolutamente, sono false le
accuse che in questo senso hanno fatto i leader dell'estrema destra cubana
residente lì, terrorista, strettamente legata ai settori estremistici di Miami,
per incoraggiare i settori più violenti della popolazione venezuelana ad
assediare, invadere e assalire l'Ambasciata cubana, che subisce adesso un
blocco delle comunicazioni, di elettricità, di acqua e di accesso all'esterno.
I
veicoli diplomatici del personale cubano che erano parcheggiati all'esterno
della nostra sede diplomatica, sono stati colpiti, alcuni praticamente
distrutti. Tuttavia, il personale
diplomatico cubano e le famiglie, con assoluta serenità, preservano la sede, e
la propria sicurezza. E speriamo che
non ci sia una situazione violenta -che sarebbe molto grave- contro i
diplomatici cubani e le loro famiglie, che usufruiscono dell'immunità
diplomatica, secondo quanto stabiliscono tutte le convenzioni internazionali
sulla materia.
Qualcos'altro?
Oscar Madrid (ANSA).- Signore
Cancelliere, se si consolidasse il colpo di Stato in Venezuela, quale sarebbe
l'atteggiamento del governo cubano a riguardo?
E, in quel caso, ci sarebbe la possibilità di dare asilo al presidente
Chávez.
Felipe Pérez.- Non posso immaginare una
situazione di consolidamento di un colpo di Stato in America Latina nel XXI
secolo. Non posso credere che ciò sia possibile. Spero che la pressione internazionale dei
governi della regione, del governo degli Stati Uniti e del resto dei governi di
America Latina, che la pressione del Gruppo di Rio, dell'Organizzazione degli
Stati Americani, reclamando l'adempimento della clausola democratica della
Carta Democratica Interamericana, impediscano che si consolidino al potere i
gruppi incostituzionali che oggi usurpano il potere in Venezuela. Quindi, non concepisco un tale scenario, sarebbe
una gravissima violazione e un precedente molto negativo, un colpo demolitore
alla credibilità di tutto il discorso in favore della democrazia che durante
anni c'è stato in questo emisfero.
Spero
che questa volta non si permetta, come successe già una volta, una dittatura di
facto in un paese dell'America Latina.
E non posso immaginare lo scenario in cui i governi della regione, le
istituzioni democratiche della regione tollerino, appoggino o riconoscano un
governo che, secondo il Procuratore Generale del Venezuela, si costituisce
illegalmente, con il Presidente costituzionale arrestato, senza che abbia
rinunciato, senza che abbia rinunciato il Vicepresidente, o siano stati
destituiti i ministri, applicando la forza e la violenza, un vero e proprio
colpo di Stato. Non posso immaginare un
tale scenario.
Sul
Presidente Chávez, bisogna prima sapere cosa faranno con lui i fautori del
colpo di Stato, che in questo momento lo mantengono sotto arresto e isolato,
nonostante essere il Presidente costituzionale del paese, senza che abbia
rinunciato, senza che sia stato mostrato nessun documento e mentre si parla con
assoluta sfacciataggine di "transizione democratica" in Venezuela.
Cuba
rifiuta che questo colpo di Stato venga chiamato "transizione
democratica". C'è stato un colpo
di Stato in Venezuela, che considera dev'essere rifiutato, condannato e che si
deve esigere ai fautori del medesimo che detentano illegalmente il potere, che
restituiscano il potere alle autorità costituzionali venezuelane, elette in
modo democratico dal popolo, in virtù della Costituzione venezuelana.
Mery Murray (NBC).- Ministro, Lei può
fornire qualche dato sui diplomatici cubani a Caracas, quanti sono
all'Ambasciata? Quante donne sono lì,
quanti bambini, dove si trovano le moglie e i figli dei diplomatici?
Il
Ministero non ha ancora ricevuto oggi qualche richiesta di asilo dei
venezuelani che sono qui a Cuba?
Felipe Pérez.- Il Ministero non ha
ricevuto nessuna richiesta di asilo, non conosciamo che sia successo.
Il
personale diplomatico e i familiari sono varie decine di persone, le donne e i
bambini sono in questo momento protetti nella Residenza dell'Ambasciatore
cubano, e l'Ambasciata è adesso protetta e difesa da un gruppo di funzionari
diplomatici del nostro paese. All'Ambasciata
ci sono anche altri familiari dei nostri diplomatici e speriamo che le loro
vite siano rispettate e che l'immunità dei recinti diplomatici cubani sia
rispettata.
Qualcos'altro?
José L.Ponce (Direttore del Centro
Stampa Internazionale).- Ultima domanda, Ramírez.
Francisco Ramírez (Notimex).- Ministro,
in mezzo a una situazione tanto fluida e senza consolidamento, Cuba ha delle
preoccupazioni fondate riguardo all'integrità fisica del presidente Chávez?
Felipe Pérez.- Cuba è preoccupata
dell'integrità fisica del presidente Chávez, che in questo momento si trova
isolato, detenuto in una caserma dell'esercito.
Cuba
ritiene che il presidente Chávez è ancora il Presidente costituzionale del
Venezuela, e Cuba rifiuta la notizia secondo cui il presidente Chávez ha
rinunciato alla Presidenza, e Cuba sfida i dirigenti di facto a presentare il
documento di rinuncia del presidente Chávez.
José L.Ponce (Direttore CPI).- Molte
grazie, Ministro.
Felipe Pérez.- Bene, molte grazie.
Randy Alonso. – Queste furono le dichiarazioni del nostro
Ministro Felipe Pérez nell'odierno pomeriggio, sui gravi fatti che sono
avvenuti ieri nella Repubblica Bolivariana del Venezuela, dove forze
controrivoluzionarie dell’imprenditorialità di destra venezuelana, un’illegale
Centrale di Lavoratori di questo paese ed i mezzi di comunicazione si allearono
in un tentativo che, alla fine, riuscì a rovesciare il Presidente Hugo Chávez,
il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela che portò alla
partecipazione diretta dei generali delle forze armate di quel paese.
Ci
sono vari episodi interessanti negli avvenimenti che culminarono ieri con
caduta del presidente Hugo Chávez.
Io
vi propongo di delimitare le forze principali che hanno partecipato ieri a
questi gravi fatti e alcuni dei precedenti che portarono ai fatti di ieri. A ciò si riferirà Eduardo Dimas.
Eduardo Dimas. – Grazie Randy.
Effettivamente
lo scorso 6 aprile la direzione illegale della Confederazione di Lavoratori del
Venezuela, insieme alla cupola degli imprenditori, cioè ai settori della
borghesia e dell’oligarchia venezuelana, raggruppati in Fedecamaras,
annunciarono uno sciopero di 24 ore in favore dei dirigenti di Petróleos de
Venezuela S.A., cioè, dirigenti che erano stati mandati in pensione, dirigenti
che erano stati licenziati come risultato della loro opposizione alla nuova
direzione designata dal governo.
Ricordiamo che Petróleos de Venezuela è un ente statale.
Come
si può vedere già in quest’unione, nell’unione della direzione illegale della
Confederazione di Lavoratori del Venezuela e della Fedecamaras abbiamo un
elemento importante: l’aristocrazia operaia si unisce alla borghesia per fare
uno sciopero. Il 9 aprile viene fatto
questo sciopero che colpisce in maggior o minor misura differenti settori del
paese; nonostante ciò, la stampa segnalava che nessuno dei settori economici
del paese era stato danneggiato oltre il 40%, e la cupola sindacale e la cupola
degli imprenditori decisero una proroga dello sciopero per altre 48 ore.
Il
10 aprile, la Confederazione del Lavoro e la cupola degli imprenditori
annunciano che lo sciopero generale sarebbe illimitato e questa è l’origine dei
fatti; le manifestazioni che hanno
luogo in seguito e che concludono con il rovesciamento, attraverso un colpo di
stato, del Presidente Hugo Chávez.
Bisognerebbe
considerare che i precedenti del processo contro la Rivoluzione Bolivariana e
contro il Presidente Chávez risalgono allo stesso momento in cui Hugo Chávez
assume la presidenza, dopo le prime elezioni, e realizza tutta una serie di
riforme, un cambio della Costituzione e nuove elezioni in cui venne eletto
Presidente. E toglie dal potere, sbanca
i partiti tradizionali venezuelani, come Azione Democratica e COPEI, che si
erano turnati per 40 anni nel potere, e alla fine l’unica cosa che avevano
fatto era far piombare nella miseria l'80% della popolazione di una delle
nazioni più ricche dell’America Latina.
Bisogna
anche ricordare che il processo che conduce a questa situazione, questo
processo di destabilizzazione che svilupparono questi settori, ha vari elementi
che sono stati utilizzati in altri luoghi – tra cui voglio ricordare il Cile di
Allende – uno di questi è la decapitalizzazione: tra il 1999 e il
2001, più di
23 miliardi di dollari vennero espatriati
dal Venezuela, proprio da questi settori della borghesia nazionale e da
investitori stranieri; una ostile e sistematica campagna di stampa giornaliera
attraverso tutte le reti della televisione, la radio, i giornali; la ricerca di
conflitti del lavoro e sociali, manifestazioni di provocazione, menzogne, balle,
infine tutti i meccanismi che ha
utilizzato la reazione da quando il mondo è mondo. Dopo questo si crea la situazione che condurrà più tardi ai fatti
che hanno luogo a partire dal 9 aprile.
Tutto ciò ebbe un momento importante, il 1º dicembre dello scorso anno,
quando si convocò uno sciopero di 12 ore da parte della cupola degli
imprenditori.
Per
tanto, ciò che stiamo vedendo oggi è il risultato di una campagna che sviluppò
la borghesia e la oligarchia nazionale venezuelana, con l’aiuto dei partiti che
erano stati sbancati del potere e con l’aiuto di settori dell’aristocrazia
operaia e dei sindacati venduti, sindacati illegali che portarono alla
situazione di ieri.
Randy Alonso.– Credo che i precedenti spiegati da Dimas
siano utili per capire tutti questi fatti che da martedì scorso hanno luogo in
Venezuela: uno sciopero generale fallito nel suo primo giorno, esteso per 24
ore e poi illimitatamente da questo insieme di forze controrivoluzionarie
integrate dalla cupola degli imprenditori, da sindacati illegali e da mezzi di
diffusione che svolsero un ruolo importantissimo in questo golpe, appoggiato
anche dall’esercito, dalle Forze Armate del Venezuela.
Fu
una provocazione ben ordita che ha avuto varie manifestazioni e scioperi
convocati da dicembre dalla suddetta unione di forze controrivoluzionarie; in
dicembre, gennaio, febbraio, vennero convocate diverse manifestazioni dalle
suddette forze per ostacolare il processo bolivariano e che ebbe la sua
espressione più perfetta, potremmo chiamarla così, in questi tre gironi,
specialmente nella giornata di ieri, in cui diventò una provocazione estrema
che condusse al colpo di Stato.
Sulla
provocazione e sulla denuncia che il Presidente Chávez fece nel pomeriggio di
ieri, in una trasmissione in catena di tutte le reti televisivi per tutto il
paese, ci parla il compagno Rogelio Polanco.
Rogelio
Polanco.– Nel pomeriggio di ieri alle 15:45, il Presidente Chávez convoca
le reti della televisione, perché trasmettano in catena un suo discorso alla
nazione, per spigare la situazione in cui si trovava il paese. In questo momento il Presidente Chávez
denuncia molto chiaramente, molto enfaticamente che la cospirazione aperta e
sfacciata in atto per istigare alla violenza settori della popolazione e per
raggiungere lo scopo di creare una situazione di instabilità nel paese. Allora il Presidente Chávez denuncia la
partecipazione dei mezzi di diffusione in quella che chiamò un’insurrezione
mediatica, che lanciavano appello perché i manifestanti e gli scioperanti avanzassero
verso il Palazzo di Governo, verso il Palacio de Miraflores, convocati, come
già abbiamo detto, da questa cupola degli imprenditori e dall’illegale Centrale
di Lavoratori.
Lo
stesso Chávez disse allora che queste reti televisive trasmettevano alla
popolazioni falsi rumori, menzogne, incluso la notizia che egli era
detenuto. Nello stesso intervento del
pomeriggio, Chávez deve dire l’ora in cui sta facendo il discorso, deve dire
che è in diretta, perché tra i rumori c'era quello secondo cui quello era un
intervento registrato.
Alcune
di queste reti, durante la suddetta trasmissione in catena, smettono di
trasmettere le immagini e la voce di Chávez e dividendo lo schermo cominciano a
trasmettere i disturbi, le gravi provocazioni che stavano avvenendo di fronte o
vicino al Palazzo del Governo.
Chávez
annunciò in quello stesso intervento la chiusura a tempo indeterminato di tre
canali della televisione che avevano istigato questa violenza: Radio Caracas
Televisión, Venevisión e RTM.
La
realtà è che queste forze che erano state istigate ad andare verso il palazzo
erano accompagnate da poliziotti vestiti da civili, appartenevano alla Polizia
Metropolitana che era subordinata al Sindaco di Caracas, Alfredo Peña, un
acerrimo oppositore di Chávez.
Randy Alonso. – Che tradì la Rivoluzione Bolivariana.
Rogelio Polanco. – Tradì la Rivoluzione Bolivariana, uno dei
controrivoluzionari che si è mantenuto attivamente contrario al processo
bolivariano. Molti mezzi, non quelli
della televisione venezuelana, pubblicarono dichiarazioni di alcuni dirigenti
del governo di Chávez a fonti alternative, ho qui alcune di esse in La Jornada, secondo cui “in quel momento
erano appostati a solo 200 metri dal Palazzo Presidenziale alcuni
francotiratori appartenenti a questa Polizia Metropolitana che avevano
cominciato a sparare su una manifestazione in appoggio a Chávez”. Sto leggendo l’articolo apparso oggi nel
giornale La Jornada che dice inoltre:
“Juan Vicente Gómez, della rete bolivariana, dichiarò a La Jornada che i poliziotti del Comune di Caracas, a carico
dell’oppositore Alfredo Peña, agirono contro i simpatizzanti di Chávez, che i
franco tiratori appartenevano ai gruppi di cospirazione.”
“Da
Miraflores fonti del governo dissero che un gruppo di poliziotti vestiti da civili,
si presentarono a consegnare le loro armi e denunciarono che furono forzati a
sparare sui civili.”
Si
parla anche di gruppi dell’estrema sinistra che erano stati convocati dalla
cupola degli imprenditori e che alcuni di essi provocarono le guardie nazionali
che stavano custodendo il perimetro del Palazzo del Governo.
A
partire da ciò si produce uno scambio di spari che provoca la morte di più di
oltre 10 persone; alcune fonti parlano di 15 persone, si parla di più di 100
feriti, alcune fonti dicono che i feriti sarebbero 300. Erano le morti lamentevoli, che però i
manipolatori ed i golpisti necessitavano come pretesto per consumare il loro
golpe; i morti erano anche necessari per manipolare la situazione in cui si
trovavano e provocare dopo i fatti che sopravvennero.
Credo
che la denuncia di Chávez, fatta nel pomeriggio, fu molto chiara, però
sfortunatamente ci fu una cospirazione totale per impedire che si conoscesse la
verità su ciò che stava accadendo in quel momento nel paese.
Randy Alonso. – Polanco, precisamente nel giornale
messicano La Jornada, oggi, in un
articolo della giornalista Estela Calloni, molto conosciuta nel nostro
continente, si parla di un golpe stile Pinochet e dice che “una fonte del
Movimento Quinta Repubblica, consultata da La
Jornada, puntualizzò che ciò che accadde fu un scambio di spari tra alcuni
settori della Polizia Metropolitana – quella del sindaco Alfredo Peña – contro
la guardia presidenziale a cui il Presidente aveva ordinato di mantenersi nella
zona per proteggere i suoi sostenitori e impedire uno scontro.
“Riferì
che tra i 10 morti, 6 erano sostenitori di Chávez e la grande maggioranza dei
feriti sono anch'essi manifestanti favorevoli al governo.
"La
stessa fonte disse che fu un tentativo promosso dagli Stati Uniti, dalla gente
di Carlos Andrés Pérez e la sua vecchia struttura militare, responsabile del
Caracazo, dal sindaco Alfredo Peña, da cui dipende la Polizia Metropolitana,
così come da altri settori che negli ultimi tempi hanno realizzato prolungate
visite in territorio statunitense, come Alberto Franquechi, responsabile
dell’assassinio di Alberto Lobera e di altre vittime negli anni sessanta.”
La
Jornada continua dicendo che “secondo
la fonte di Quinta Repubblica si è tentato un golpe simile a quello di Pinochet
che abbatté Salvador Allende nel 1973, come si dimostra dalla paralisi di
alcuni settori economici e dalla mobilitazione di settori pubblici per le
strade con grande diffusione attraverso i mass media. ”Gli stessi avvenimenti fecero sì che alle 03:15 di venerdì,
secondo quanto commentano le agenzie, l’ispettore generale delle Forze Armate,
generale Lucas Rincón Romero facesse una dichiarazione in conferenza stampa in
cui si annunciava che “i membri dell’alto commando militare deplorano i
lamentevoli fatti accaduti giovedì nella capitale e di fronte ad essi si è
sollecitata la rinuncia del Presidente della Repubblica, il quale ha accettado
di dimettersi”.
Lo
steso Rincón durante il pomeriggio aveva detto ai mezzi di comunicazione che le
Forze Armate Venezuelane appoggiavano l’ordine costituzionale, e che erano
contrarie alla violenza contro l’ordine costituzionale e che le forze armate
appoggiavano il governo costituzionalmente eletto; nonostante ciò, alle 03:15 è
lo stesso generale Lucas Rincón Romero a fare queste dichiarazioni e dice che:
“a partire da questo momento le nostre cariche restano all’ordine, aggiunse
Rincon, ispettore generale delle Forze Armate nel forte Tiuna, principale
fortezza militare di Caracas.”
Ebbene,
questo generale delle Forze Armate Venezuelane dava per certo che il presidente
Chávez avesse accettato di dimettersi.
Altri
mezzi dicevano che “il presidente venezuelano Hugo Chávez era detenuto nel
forte Tiuna, principale fortezza militare di Caracas, dove entrò alle 04:07 ora
locale, secondo quanto informò il comandante generale dell’esercito Efrain
Vásquez.
Il
generale disse ai giornalisti che: ‘Chávez resterà per il momento nel forte di
Tiuna, a sud della capitale, sotto la custodia militare, fino a quando si
troverà un luogo di reclusione più appropriato’. Poi disse che: “forse Chávez sarà trasferito nei prossimi giorni
nel carcere militare di Ramo Verde, nella città di Los Teques, 25 chilometri a
sud di Caracas’”.
Secondo
un’agenzia di AFP, l’ex governante venezuelano uscì alle 03:50 ora locale, dal
Palazzo di Miraflores, sede del governo, scortato dall’esercito venezuelano,
verso il forte Tiuna, dove arrivò 17 minuti più tardi. “Camminava serio, con lo sguardo fisso in
avanti”, vestito con la sua divisa militare, secondo Globovisión.
Le
ultime informazioni dicono che il presidente Chávez si trova nel forte militare
di Tiuna, anche se non ha contatti con l’esterno e non esiste possibilità di
ricevere conferma sulle condizioni in cui si trova il Presidente costituzionale
venezuelano, rovesciato, con l'aiuto di alcuni settori delle forze armate, da
questo golpe controrivoluzionario contro il suo governo costituzionale.
Noi, alle 11:00 di oggi, dopo le notizie che pervenivano dai mass media venezuelani con la distorsione dei fatti accaduti in questo paese, ci siamo comunicati telefonicamente con María Gabriela Chávez, figlia del presiedente Hugo Chávez, e lei ha fatto una denuncia pubblica, che voglio farvi ascoltare questa sera.
Randy Alonso. – Siamo in comunicazione con María Gabriela
Chávez, figlia del Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana, Hugo
Chávez Frías, rovesciato dalle forze controrivoluzionarie nelle ultime ore in
questo paese. Il popolo cubano continua
a seguire costernato le notizie che arrivano dal Venezuela; stiamo seguendo i
mezzi venezuelani, che sono stati partecipanti diretti di questo complotto
contro l’ordine costituzionale venezuelano e contro il presidente Hugo Chávez e
la Rivoluzione Bolivariana; i mezzi venezuelani hanno diffuso la notizia della
rinuncia del presidente Chávez.
Abbiamo
l’opportunità di conversare con María Gabriela Chávez, figlia del presidente
Chávez. E vorrei, María Gabriela, oltre
a trasmetterti il saluto di tutto il nostro popolo, che tu ci racconti qual è
la verità sui gravi fatti che sono avvenuti nelle ultime ore nel tuo paese.
María Gabriela Chavez. – Prima di tutto un saluto al popolo
cubano.
Due
ore fa siamo riusciti a comunicarci con mio papà, ci chiamò per telefono e ci
chiese, per favore, di comunicare al mondo intero che lui non ha rinunciato,
che lui non ha mai firmato un decreto presidenziale dove destituisce il
vicepresidente Diosdado Cabello, e nemmeno ha rinunciato lui; semplicemente,
alcuni militari che lo arrestarono e lo portarono al forte Tiuna, nella sede
del Comando Generale dell’esercito, e in questo momento si trova detenuto nel
reggimento della polizia militare nel forte Tiuna; lo mantengono completamente
isolato, solo gli permisero di parlare con
noi, i suoi figli. Ci ha chiesto di cercare avvocati, di parlare
con gli amici, con i familiari, per esigere il rispetto dei suoi diritti e per
poterlo vedere, perché di fatto non sapeva quando avremmo potuto parlare di
nuovo.
Randy Alonso. – Questo successe circa due ore fa?
María Gabriela Chávez. – Sì, due ore fa alle 09:00.
Randy Alonso. – E dopo questa comunicazione non ha avuto più
notizie?
María Gabriela Chávez. – No. Io gli chiesi: “Papà quando possiamo
parlare con te? Mi disse: “No, mio amore, adesso voi dovete aiutarmi, dovete
trovare avvocati, dovete fare pressione e comunicare a tutti che sono
prigioniero, che sono un Presidente prigioniero” – proprio così mi ha detto – “
e che in nessun momento io ho rinunciato.”
Dopo
aver parlato con mio papà, mi misi in contatto con il vicepresidente Diosdado
Cabello, con tutti i deputati della Quinta Repubblica, parlai anche con Juan
Barreto, un deputato di Quinta Repubblica; è nascosto, perché lo stanno
cercando, come stanno cercando Freddy Bernal; l’ex direttore della DISIP è
sequestrato; il Procuratore Generale della Repubblica anche lui è detenuto, ciò non è stato detto da nessun
mezzo di diffusione.
La
cosa più importante è che nella realtà lui non ha mai rinunciato; semplicemente
c’è stato un colpo di stato che vogliono nascondere con un'ipotetica rinuncia.
Randy Alonso. – Per noi queste notizie sono molto
importanti, María Gabriela, perché
abbiamo seguito le notizie dei mass media e non c’è nessuna informazione
sul recapito reale delle autorità venezuelane, e la notizia della rinuncia del
Presidente Chavez è stata molto diffusa.
Credo
sia un’informazione molto importante per il nostro popolo, se vuoi aggiungere
altri elementi su questa situazione.
María Gabriela Chávez. – Lui mi ha chiesto anche di comunicarlo a
voi e al mondo. Diosdado Cabello mi
disse di chiedere a voi, per favore, di denunciare all’OSA, al G-77, e a tutti
gli organismi internazionali la situazione attuale. È' una dittatura di estrema destra quella che si è instaurata qui
nel paese e lo vogliono nascondere con un'ipotetica rinuncia. Tutto quanto dicono i media è una bugia,
stanno cercando tutti coloro che simpatizzano con il governo per arrestarli e
tutti sono nascosti.
Randy Alonso. – María Gabriela, in mezzo a questa
difficile situazione, vorrei anche sapere come sta la famiglia, come stanno i
tuoi fratelli, la tua piccola figlia.
María Gabriela Chávez. – Siamo anche
noi nascosti; adesso stiamo bene, più tranquilli, adesso siamo insieme. Qui con me c’è mio fratello Hugo, mia
sorella Rosa, anche mia figlia; siamo più tranquilli ed abbiamo fede che ci
sarà una soluzione, e dobbiamo aiutare mio papà in tutto ciò.
Randy Alonso.- Vorrei trasmetterti in
nome del nostro popolo l’affetto, l’ammirazione del nostro popolo per tutti
voi, per la tua famiglia, esprimere il nostro cordoglio per i fatti accaduti;
però sappiate anche che avete molti fratelli nel popolo cubano, che siamo con
voi in queste gravi ore del vostro paese e che potete contare sul nostro
popolo, su di noi, per tutto quanto ne abbiate bisogno, che la televisione e la
radio cubana sono aperte per denunciare, per seguire i fatti e che cercheremo
di essere in contatto ogni volta che sia possibile.
María Gabriela Chávez. – Io vi parlo dal mio cellulare, lo tengo
sempre con me, mi potete chiamare a qualunque ora, per qualunque cosa; è più
facile che tu mi chiami perché io non so come chiamarvi, qualunque cosa che
vogliate sapere io vi manterrò informati.
Non abbiamo nessun problema. Per
mio papà farei qualunque cosa. Anche
noi vi vogliamo bene, vogliamo bene a tutto il popolo cubano. Grazie per questo appoggio.
Randy Alonso.- Sappiate che qui avete
molti fratelli e che saremo con voi in questa battaglia per la verità.
María Gabriela Chávez. – Grazi mille,
lo sappiamo.
Randy Alonso.- Dalle notizie giunteci
si conosce che è stato instaurato il nuovo governo de facto venezuelano, a capo
di cui c’è il Presidente di Fedecamaras, e che, inoltre, ha decretato, come
governo transitorio del Venezuela, secondo l'agenzia AFP, la riorganizzazione
dei poteri pubblici, e per concretarlo decretò anche la destituzione del
Presidente e di tutti i magistrati del Tribunale Supremo d Giustizia.
In
tutto ciò che è accaduto nelle ultime ore, e specialmente nelle giornate di
ieri e di oggi, un ruolo fondamentale lo ha svolto l’organizzazione che dirige
l'attuale presidente de facto del Venezuela, il signor Carmona.
Credo
che il ruolo della reazionaria cupola degli imprenditori venezuelani merita
anche l’analisi di questa tavola rotonda. Lázaro Barredo, può parlare su questo
tema.
Lázaro Barredo. – Sí Randy, tu sai che oggi
nell'insediamento di Carmona, c’erano tutti i direttivi di Fedecamaras. Fedecamaras è la federazione degli
imprenditori più vincolati alle imprese trasnazionali in Venezuela; cioè la gente
che più interessi ha e sono coloro che hanno avuto a che vedere con tutta la
crisi istituzionale per la quale dovette attraversare il governo del Presidente
Hugo Chávez.
Oggi
tutti questi imprenditori gridavano “democrazia” mentre si faceva conoscere il
decreto che aboliva il Parlamento eletto nelle elezioni democratiche; il
carattere bolivariano della rivoluzione, approvato in un referendum popolare, e
si destituivano i magistrati, il Presidente, il Vicepresidente della
Repubblica, il Procuratore Generale e tutte le figure elette democraticamente
nel processo possibilmente più democratico che ci sia mai stato in tutta
l’America Latina negli ultimi 50 anni, perché furono autorità elette
doppiamente, nella votazione popolare più alta registrata, per lo meno negli
ultimi 50 anni. Il Presidente Chávez si
sottopose due volte al processo elettorale e si sottopose anche la Costituzione
della Repubblica Bolivariana a un processo di referendum popolare. E "i grandi democratici", che
avevano in questa costituzione tutti i meccanismi per far fronte a un
presidente, dimostrarono la rivincita della controrivoluzione, la loro sete di
vendetta, che incomincia ora realmente, e misero in pratica la violenza per
dare il colpo finale alla Rivoluzione Bolivariana.
Fedecamaras,
il settore imprenditoriale si oppose permanentemente ai principali accordi
della Rivoluzione Bolivariana, però l’anno scorso, dopo che il 13 novembre
l’Assemblea Nazionale, il Parlamento, ratificò, mediante una legge, al
presidente Chávez le facoltà per elaborare esecutivamente un insieme di leggi,
49 progetti di leggi, che risolvevano la Legge della Riforma Agraria, i
problemi della pesca, attendevano il problema degli idrocarburi, stabilivano
imposte a trasnazionali petroliere in Venezuela, infine, attenuavano la critica
situazione democratica e sociale che c'era in questo paese, un paese
immensamente ricco, che la Rivoluzione Bolivariana ereditò con più dell’85%
della popolazione sotto il livello di povertà, queste leggi cercavano di
mettere in pratica una politica di giustizia sociale, e questo fu ciò che fece
andare su tutte le furie i direttivi di questa federazione di imprenditori,
molto ricchi, del Venezuela, capeggiati da questo signor Pedro Carmona Estanga,
che è dirigente di un’impresa di prodotti chimici – fu diplomatico, un uomo cui
piace molto andare a sciare nelle Alpi e godere molto della dolce vita, come
grande imprenditore, alieno agli interessi popolari – imprenditori che mai si pronunciarono contro i fatti del Caracazo,
dove ci furono più di 1000 morti, come nemmeno si pronunciarono i militari, né
nessuna altra forza politica venezuelana coinvolta in quei tragici fatti; però
questa gente decise di affrontare Hugo Chávez e convocarono per il 10 dicembre,
per la prima volta nella storia del Venezuela, uno sciopero degli imprenditori.
Non
era mai successo prima, nemmeno nella dittatura di Marcos Pérez Jiménez, o di
Juan Vicente Gómez, nemmeno agli inizi del secolo XX, quando furono detenuti
dal governo del generale Cipriano Castro i grandi banchieri, perché si negavano
a prestare denaro allo stato, mai il settore degli imprenditori venezuelani
fece sciopero; nonostante ciò, è stato adesso, nell’ambito di questa
opposizione alle leggi rivoluzionarie, che convocano la gente alla violenza, ai
meccanismi destabilizzatori del paese, ovviamente, con l’appoggio straniero,
come già è stato denunciato, con l’approvazione di determinate autorità, come
il governo degli Stati Uniti.
Più
tardi, quando parleremo dei militari, si potrà vedere la partecipazione della
CIA e di altri elementi che istigarono a sollevarsi contro il Presidente
Chávez.
Considerando
tale precedenti, il presidente Chávez ordinò di mettere ordine nel PDVSA, che è
l’impresa di petrolio più importante del paese e si unirono allora le persone
del PDVSA, la cupola che era stata rimossa per ordine del presidente Chávez, si
unì a una determinata aristocrazia operaia, alleata della controrivoluzione, si
allearono con Fedecamaras e con altri settori e crearono, allora, tutto il
sistema di scioperi e di interruzioni che hanno tentato di destabilizzare in
questi giorni il Venezuela e che organizzarono e guidarono la manifestazione di
ieri che, come abbiamo visto, e come diceva Polanco, e come disse ieri il
presidente Hugo Chávez, avvertendo dalla televisione, poteva creare un problema
sociale, uno scontro con le forze bolivariane che ormai da diversi giorni
custodivano il Palacio de Miraflores e, tuttavia, questo signor Pedro Carmona
istigò la marcia verso Miraflrores, e istigò alla violenza con i risultati che
conosciamo.
Randy Alonso.- Carmona che oggi si è
autoproclamato presidente de facto del Venezuela.
Lázaro Barredo.- E che dice che sarà
365 giorni al potere. Bisognerà vedere
realmente che cosa succederà. Inoltre è
stata la figura pubblica, potremmo quasi dire, di tutta questa cospirazione
controrivoluzionaria contro il presidente Hugo Chávez.
Oggi
vediamo che i mezzi di comunicazione, come dicevo, hanno svolto un ruolo
grandissimo dentro tutta questa cospirazione contro la Rivoluzione Bolivariana
e uno dei canali della televisione diceva:
"Guardate
la reazione del popolo, ai fatti avvenuti nel giorno di ieri.” Questo popolo non era altro che i grandi
imprenditori dei PDVSA che erano riuniti festeggiando gli avvenimenti. Questo è il popolo a cui si riferiscono
questi grandi imprenditori questi golpisti che ieri provocarono la caduta di un
governo democraticamente eletto dal popolo venezuelano.
Poco
dopo le 15:00, abbiamo potuto comunicare con il signor Julio Montes,
ambasciatore della Repubblica Bolivariana del Venezuela nel nostro paese, che
in questi momenti si trovava a Caracas, in Venezuela, e rimase durante tutta la
notte di ieri insieme al presidente Hugo Chávez, nel Palazzo di Miraflores, e
abbiamo potuto avere da Julio Montes le seguenti dichiarazioni:
Randy Alonso.- Siamo in comunicazione,
per questa nostra tavola rotonda, con l’ambasciatore della Repubblica
Bolivariana del Venezuela a Cuba, Eccellentissimo signor Julio Montes, che si
trova in questo momento a Caracas.
Saluti,
Julio, nel nome del popolo cubano.
Julio Montes. – Bene, fratello, come stai Randy, saluto
il popolo cubano. Ci troviamo qui,
solidali come sempre, nella stessa patria, con lo stesso progetto, proseguendo
la lotta.
Randy Alonso.-Julio il nostro popolo
dalla notte di ieri e per tutta la mattinata di oggi ha seguito i gravi fatti
che hanno avuto luogo in Venezuela.
Sappiamo che nelle ultime ore di ieri Lei stava accompagnando il
presidente Chávez al Palazzo de Miraflores, nelle ultime ore di questi
gravissimi fatti che sono avvenuti in Venezuela e vorremmo che Lei spiegasse al
nostro popolo, quali furono i fatti che portarono alla caduta del governo del
presidente Chávez.
Julio Montes.- Ciò che si manifestò
ieri fu una macchina demolitrice nel montaggio di un colpo di stato. Dalla provocazione che significò deviare la
manifestazione in atto verso il Palazzo di Governo, portarla a Miraflores,
sapendo che lì era concentrato il popolo che appoggiava il processo
rivoluzionario del presidente Chávez, insieme al fatto di lasciare
completamente sguarnito Palacio, è ciò che produsse lo scontro e i morti che ci
furono, tutto preparato dalla controrivoluzione che oggi prese il governo in
Venezuela. Fu un montaggio quasi
perfetto da manuale di colpo di Stato, l’utilizzo dei mezzi di diffusione, che
indussero la popolazione a sentire che non c’era governabilità. Questi fatti si produssero
contemporaneamente, e nel corso del pomeriggio ne vengono informati tutti gli
stamenti delle forze armate, per meglio dire, dei generali non delle forze
armate; i generali tradirono uno dietro l’altro, fino a lasciare praticamente
solo il Comandante Chávez, senza l’appoggio dei generali delle forze armate
venezuelane.
Così
siamo stati nel Palazzo fino all’ultima ora, quando si esige dal Presidente la
rinuncia o l’immolazione. Lì rimanemmo
un gruppo di compagni fino alla fine, dove il presidente preferì consegnarsi
prigioniero. Fu detenuto nel Palazzo,
il Presidente non rinunciò, e si produsse il golpe. Il governo attuale è un governo de facto, fuori dalla
Costituzione e già oggi è cominciata la caccia alle streghe, l’immunità
parlamentare è stata violentata; ci sono parlamentari a cui hanno perquisito la
casa.
I
dirigenti del governo del Presidente continuano ad essere perseguitati, c’è una
lista: hanno imprigionato il Ministro degli Interni, stanno cercando il
professore Aristóbulo Isturis, ministro dell'Istruzione; Maria Cristina
Iglesias; stanno perquisendo le istituzioni, seminando armi per giustificare le
future detenzioni. Questa è la situazione
di oggi.
Stanno
attentando contro l’Ambasciata Cubana, permettendo che le orde, con l'ambiente
d'isteria esistente, tentino di assaltare l’ambasciata, stiamo vivendo questa
situazione in questo momento.
Ovviamente, i compagni la difenderanno fino alla fine, però senza
risposta e senza appoggio delle istituzioni odierne del Venezuela. Così si presenta oggi la situazione.
La
gente comincia ad uscire per strada.
Sono le 03:21 minuti, siamo in un luogo di Caracas, e la gente comincia
ad uscire per le strade in appoggio al presidente Chávez. È' questa la situazione che stiamo vivendo.
Randy Alonso.- Abbiamo saputo anche che
ci sono state dichiarazioni di alcuni governatori leali al presidente Chávez;
di vari suoi ministri, anche del Procuratore Generale.
Julio Montes.– Sì, il governatore di
Tachira, Rolando Blanco; il governatore di Mérida, Porras; il governatore di
Portuguesa, la nera Antonia; il governatore di Lara, Reyes Reyes, hanno
dichiarato che non riconoscono questo governo de facto e che loro sono il
governo costituzionale, quello eletto; che riconoscono il presidente Chávez
come loro presidente, perché è quello eletto dal popolo nella massima
legittimità raggiunta in tutta la storia repubblicana del Venezuela, sette
elezioni appoggiandolo. Ebbene, è
questo che sta succedendo.
Anche
il Procuratore Generale della Repubblica riuscì ad andare in televisione e
annunciò al paese che il Presidente non aveva rinunciato, che era detenuto, e
che quello che si era prodotto era un colpo di Stato, che era stata stracciata
la Costituzione e violato tutto quanto essa prevede per questi casi. Non presiede il governo attuale il
Vicepresidente, colui al quale sarebbe dovuta andare al presidenza, nemmeno
l’Assemblea; quindi ci troviamo di fronte ad un governo de facto, un governo
che è il prodotto del movimento di ieri, del golpe di ieri.
Randy Alonso.- Bene Julio, io La
ringrazio, in nome del popolo cubano, per queste informazioni. Credo siano elementi importanti, che stiamo
offrendo in mezzo a una, potremmo dire, aggressione anche mediatica che ha
subito il governo del presidente Chávez e che è parte di questo complotto per
il colpo di stato. Credo che tutte queste informazioni...
Julio Montes.- Randy solo una cosa. Credo che la lotta continua. Chávez è un simbolo del futuro, un simbolo
della speranza del mondo, si va potenziando come simbolo. Ormai la gente comincia a chiedere la
liberazione di Chávez, è lo slogan che comincia a girare per il Venezuela. E ti voglio dire che è anche una grande lezione
per i popoli, dimostra il potere dei media, di coloro che detentano i privilegi
e, inoltre, le intenzioni dell’impero.
Il
presidente Chavez conta sul più grande appoggio della popolazione venezuelana,
lo dimostrano gli atti di ieri, le manifestazioni di tutti questi mesi;
tuttavia, grazie al controllo privato dei media sono riusciti a creare uno
stato di opinione in alcuni settori del paese e a mobilitare le forze armate,
distruggendo così una speranza di questo popolo e di questo continente; solo per
qualche tempo però, perché le riserve ci sono, le forze ci sono e sicuramente
la speranza si accenderà nuovamente.
Randy Alonso.- Julio, io volevo
trasmettere anche a Lei la solidarietà del popolo cubano, l’appoggio del popolo
cubano a Chávez, a Lei e al resto dei compagni che sono stati alla testa della
Rivoluzione Bolivariana in questi anni e che contano sulla solidarietà e
sull’appoggio del popolo cubano. Voi
sapete che siamo fratelli in questa lotta per la speranza come Lei stesso
diceva.
La
nostra televisione e la nostra radio continueranno a informare i fatti e a
denunciare questo complotto controrivoluzionario.
Julio Montes.-
Di questo non abbiamo nessun dubbio, perché io, sono convissuto con il
popolo cubano, e so che siamo la stessa gente, lo stesso popolo, la stessa
patria. Per questo siamo qui in questo
compromesso per la vita.
Randy Alonso.- Le ripeto che la nostra
televisione, la nostra radio, i mezzi di difusione cubani sono aperti anche per
qualunque informazione, per qualunque possibilità di contatto con Lei.
Randy Alonso.- Questa fu la
conversazione telefonica che abbiamo avuto con l’Ambasciatore della Repubblica
Bolivariana del Venezuela nel nostro paese, dopo le ore 15:00, e che ci ha
offerto importanti elementi di quello che sta succedendo, non solo rispetto al
tentativo di ieri di schiacciare con carri armati il palazzo Miraflores, il
Presidente Chávez e tutti i suoi più stretti collaboratori che si trovavano in
quel luogo, ma anche riguardo alla caccia alle streghe che ha sconvolto il
Venezuela nelle ultime ore, che fa ricordare il golpe costituzionale del 1973
contro il presidente Allende, quando molti dei ministri del presidente Allende
vennero cacciati fuori dalle loro case, e anche i loro familiari vennero
arrestati dalle orde capeggiate da Pinochet.
Qualcosa di simile sta succedendo in Venezuela: ministri, membri
dell’Assemblea Nazionale, importanti personalità del governo venezuelano
continuano ad essere perseguitati e incarcerati, le loro case sono perquisite.
Un’agenzia,
Prensa Latina, dice che i tre mezzi di diffusione statali venezuelani sono
occupati da effettivi della Guardia Nazionale e dalla polizia. Il canale Venezolana de Televisión è chiuso
ormai da due giorni e si è proibito ai suoi impiegati di entrare nelle installazioni,
che sono custodite dalla polizia.
Nemmeno l’agenzia di notizie VENPRES sta trasmettendo ed effettivi della
Guardia Nazionale sono incaricati di controllare le loro officine. Frattanto qualcosa di simile sta accadendo
con Radio Nacional de Venezuela, che tramette solo musica, senza offrire la sua
abituale programmazione, e anche qui ci sono militari all’interno della sua
sede.
In
tutto questo complotto controrivoluzionario svolsero un ruolo molto importante
l’aristocrazia operaia, affiliata in questa illegale Centrale di Lavoratori che
insieme a Fedecamaras, portò al golpe controrivoluzionario altre forze golpiste
che dall’estero incitarono questi gravissimi fatti che ebbero luogo nel giorno
di ieri in Venezuela.
Juana
Carrasco ci parlerà su questo.
Juana Carrasco. – In realtà un ruolo importantissimo in questo colpo di Stato, lo ha
avuto il presidente della CTV, la Centrale di Lavoratori del Venezuela, Carlos
Ortega. Questo individuo stabilì una
sporca alleanza, sui generis per un supposto leader sindacale, poiché
accompagnò – in ognuno degli scontri, delle interruzioni, degli scioperi, delle
provocazioni, delle aggressioni, agli imprenditori che ora hanno assunto il
potere attraverso il Presidente di Fedecamaras.
Voglio
dire che durante il primo discorso davanti alla stampa, dopo questo golpe, che
ha fatto Carlos Ortega, ha esortato che venga disciolta l’Assemblea Nazionale;
cioè sta esortando alla persecuzione di coloro che sono stati legittimamente
eletti dal popolo venezuelano nelle elezioni.
Randy Alonso.- Un’esortazione, Juanita,
che è stata realmente portata a termine.
Le nuove autorità de facto imposte in Venezuela hanno detto che
toglieranno tutti i poteri nazionali e creeranno nuovi poteri installati de
facto nel paese, includendo l’Assemblea Nazionale.
Juana Carrasco.- Includendo l’Assemblea
Nazionale, e questo è ciò che sta facendo.
Inoltre rese ufficiale la conclusione dello sciopero illimitato.
Di
che Centrale di Lavoratori stiamo parlando?
La CTV tradizionalmente è stata un gruppo influente negli ambiti
politici ed economici venezuelani; nonostante ciò i suoi direttivi, sin dalla
loro fondazione, 60 anni fa, non erano altro che quelli designati mediante
accordi arrangiati al più alto livello tra due dei grandi partiti di Venezuela:
gli adecos (i sostenitori del partito AD) (AD) e il COPEI. Questo vuol dire che Carlos Ortega è un
adeco, e quindi il suo primo interesse è il suo partito, fa parte della gente
di Carlos Andrés Pérez.
Adesso
questo individuo, che non si preoccupò molto quando era a capo della Centrale
Sindacale, perché infatti era lui a dirigere la Centrale Sindacale prima delle
ultime elezioni, più avanti parleremmo su questo, si preoccupò molto poco
dell’alto tasso di disoccupazione che esisteva in questo paese, dell’enorme
sfruttamento del popolo venezuelano, della miseria che ha patito questo popolo
per anni; questo non gli interessava.
Perché questo era un uomo che
rappresentava l’aristocrazia operaia venezuelana, l’aristocrazia dei
lavoratori. Proviene dalle fila della
dirigenza sindacale de Petróleos del Venezuela e assunse la presidenza perché
gli adecos così lo decisero.
Che
cosa fecero quando si accorsero che tutto quanto avevano fatto e avuto sempre,
scappava dalle loro mani? Riunirono
tutta la forza e il potere economico, tutto il denaro; inoltre rubarono urne,
bruciarono seggi elettorali in un’operazione realizzata in ottobre dello scorso
anno, che aveva i suoi precedenti e che impedì il conteggio di tutti i voti, si
poté contare appena il 40% dei voti emessi dal milione di lavoratori
venezuelani. Semplicemente mise in
pratica tutte le forme di violenza che applicano anche oggi con questo golpe.
Nelle
stesse lezioni, in tre stati del Venezuela, in Zulia, in Anzoátegui e in Delta
Amacuro non poterono svolgersi le elezioni sindacali, ci fu coercizione contro
i lavoratori perché non votassero per quei rappresentanti del movimento
bolivariano, coloro che erano rappresentanti del movimento bolivariano, coloro
che erano i veri rappresentanti delle masse lavoratrici di questo paese. E così "vinse” queste elezioni
sindacali e stimolò dopo tutti i conflitti lavorativi che c’erano stati e
quelli che ci sarebbero, più gli scioperi citati qui. Mi sembra che in marzo, insieme con Fedecamaras, fece il
cosiddetto Patto di Governabilità o le basi per un accordo democratico,
rispetto a cui Carlos Ortega dichiarò che si tentava di far sì che il signor
Chávez abbandonasse la prima magistratura; cioè stavano, già da marzo,
annunciando questo colpo do Stato che hanno fatto ora.
Io
vorrei continuare questo discorso su Ortega e mi chiederei che cosa fa ora?,
perché lui diceva che un leader sindacale deve opporsi al governo; che farà
ora, si opporrà al suo amico e socio Pedro Carmona? Ovviamente, no.
Però
c’è un altro personaggio che sta agendo dall’esterno, che sta agendo dalla
repubblica Dominicana, dove risiede; ha anche agito da Miami, dove ha la
residenza, e le ultime dichiarazioni le ha appena fatte da New York e dice che
ritornerà in Venezuela, e mi sto riferendo al ex presidente Carlos Andrés
Pérez, anche lui un adeco.
Che
cosa pretende Carlos Andrés Pérez,?
Dice che è soddisfatto che un grande suo collaboratore, Pedro Carmona,
sia adesso alla testa di questo paese.
Lo qualificò come un imprenditore preparato, un economista di
professione, con una vocazione democratica.
Chi
sta parlando di vocazione democratica?
Chi sta dicendo dittatore a Chávez?
Lo sta dicendo Carlos Andrés Pérez che mandò a reprimere e a uccidere
migliaia di venezuelani nel Caracazo, quando gli abitanti di El Cerrito scesero
a chiedere pane e lavoro che non avevano e, semplicemente, affogò nel sangue il
popolo venezuelano; e fu quello che rubò il tesoro dello Stato, infatti era
processato per le malversazioni che aveva fatto durante i suoi due governi e
era anche cercato dall'INTERPOL.
E
che cosa dice? Dice: “Ormai sto preparando il mio ritorno in
Venezuela, mettendo da parte ogni ambizione morale, voglio solo portare le mie
esperienze politiche” Le sue esperienze
politiche furono queste, il Caracazo ed i 3000 morti delle montagne di Caracas,
oltre al furto del tesoro di questa nazione.
Randy Alonso.- È' un’altra componente
di questa cupola controrivoluzionaria che assestò il golpe che fece cadere il
presidente Chávez all’alba di oggi, un golpe militare, un golpe contro la
costituzionalità venezuelana, che ha portato alla persecuzione dei ministri e
delle personalità più importanti del paese.
Dopo
le 17:00, abbiamo avuto l’opportunità di fare contatto con Aristóbulo Isturis,
il Ministro dell'Istruzione del presidente Hugo Chávez, che è una delle
personalità ricercata dei golpisti per essere detenuta, e che è stato anche
denigrato dai mass media venezuelani.
Vi
propongo di ascoltare le dichiarazioni che ci ha fatto.
Randy Alonso.- Siamo in comunicazione
nuovamente con il Venezuela, con il signor Aristóbulo Isturis, Ministro
dell'Istruzione del governo del Presidente Chávez, che è stato abbattuto dalle
forze controrivoluzionarie.
Ministro,
vogliamo mandarLe il nostro saluto in nome del popolo cubano e chiederLe la sua
opinione su ciò che sta succedendo in questo momento nel Venezuela, gli ultimi
fatti e il rovesciamento del presidente Chavez.
Aristóbulo Isturis. – Randy, io mi
trovavo con il presidente Chávez fino a quel momento... nel palazzo Miraflores,
ed il Presidente, ti posso assicurare, non ha mai rinunciato. Il Presidente disse loro che li rendeva
responsabili e di ciò che significava un colpo di stato, e che il loro governo
era un governo de facto, un governo dittatoriale, un governo contrario alla
Costituzione Bolivariana. Lui era
detenuto però non avrebbe mai firmato la rinuncia, perché se firmava la
rinuncia non si sarebbe trattato di un colpo di Stato. Il Presidente Chávez non firmò mai quella
rinuncia.
Hanno
cercato di imporre la falsa notizia che il Presidente Chávez rinunciava. Diedero al Presidente un certo lasso di
tempo; se in questo lasso il Presidente non si consegnava, avrebbero
immediatamente attaccato il Palazzo, e noi discutemmo di questo con il
Presidente che ci disse: “E' stato
sufficiente il bagno di sangue odierno, che avremmeo comunque continuato la
lotta e che era meglio preservare l'integrità di molti dei nostri quadri
dirigenti, eccetera, e che non era necessario sacrificarli, e che quindi lui
andrebbe in prigione ma noi ci saremmo salvati”. Noi avremmo accompagnato il Presidente qualunque fosse la sua
decisione. Il presidente allora fu
detenuto e in questo momento lo mantengono isolato senza comunicazione con
l’esterno. Nemmeno il Procuratore
Generale della Repubblica ha potuto vedere il presidente Chávez e non gli hanno
permesso di parlargli.
Il
Procuratore ha dichiarato pubblicamente che il governo attuale è un governo de
facto, una dittatura. Non ci permisero
di entrare oggi nei nostri ministeri, li stanno perquisendo, cominciarono a
perquisire tutti i ministeri; queste perquisizioni le stanno
teletrasmettendo. Mobilitano orde che
sputano, aggrediscono e oltraggiano i ministri, i loro familiari. Questo fecero con il Ministro degli Interni,
con i familiari del vicepresidente Diosdado Cabello; al deputato Karel William
Saez gli fu violata l’immunità parlamentare, lo tirarono fuori dalla sua casa a
calci, a spintoni, in mezzo alle orde; hanno instaurato una campagna di
terrore.
Dicono
che io ed il sindaco di Caracas siamo i più pericolosi e i più ricercati, che
ci hanno cercato in tutte le parti e non ci hanno trovato, il che è una
menzogna, perché io alle 03:30, dopo essere stato con il Presidente, sono
andato a casa mia e ci sono rimasto, mi
sono mosso solo per andare a uno dei canali di televisione per dire: “Guardate io mi trovo qui, a casa mia, non è
vero ciò che dite”. Non ci hanno
lasciato parlare nei giornali e non ci permettono di parlare nella radio di
Venezuela, siamo praticamente senza comunicazione con l’opinione pubblica.
In
questo momento stanno cercando di perquisire l’Ambasciata Cubana e hanno
mobilitato una folla di persone nemiche al nostro processo intorno
all’ambasciata.
Che
cosa ti posso dire? In sei ore questa
gente ha fatto un disastro dal punto di vista dei diritti umani: l’aggressione,
l’incomunicabilità dei detenuti, l'incomunicabilità del Presidente, le
perquisizioni senza una spiegazione, lo scherno pubblico per ognuno dei
dirigenti e l’incomunicabilità di ognuno di noi e dei detenuti.
Già
hanno perquisito la casa di mia madre, la casa di mia sorella e adesso devono
venire per me. Io non mi sono mosso di
casa, li sto aspettando. Ho cercato di
comunicarmi con tutti i mezzi internazionali, perché è l’unico modo di fare conoscere
la realtà qui in Venezuela, e per questo ti ringrazio moltissimo, fratello,
della tua telefonata.
Randy Alonso.-Ministro, in questa
caccia alle streghe che si sta svolgendo in Venezuela nelle ultime ore, Lei
ritiene che la vita del Presidente Chavez sia in pericolo?
Aristóbulo Isturis.- Noi temiamo per la
vita del presidente Chávez, e se le trattative durò qualcosa è perché noi per
non morire con il Presidente lì e non rendere loro difficile l'occupazione del
Palazzo, abbiamo messo come condizione la preservazione della vita del
presidente Chávez. Non lo
rispetteranno, tutti sanno che non rispetteranno questo patto.
Chiediamo
che gli organismi internazionali si interessino per la vita del presidente
Chávez e per la vita di tutti i funzionari del suo governo.
Randy Alonso.- Ministro Aristóbulo,
vuole aggiungere qualche altro elemento delle ultime ore?
Aristóbulo Isturis.– Ebbene, fratello,
che questo è uno stato de facto: noi sappiamo bene che voi siete preoccupati
per il destino dei venezuelani e dei lottatori sociali venezuelani, perché in
questi giorni si è aperto un difficile panorama abbastanza duro; sappiamo che
questo fa parte della lotta, sappiamo che in Venezuela è iniziato un
cambiamento che non potrà retrocedere, né scomparire, oggi è stato solo
interrotto. Noi riprenderemo la
conduzione del processo bolivariano rivoluzionario in qualunque momento dunque:
Avanti! Avanti! Avanti!
Randy Alonso.- Ministro Aristóbulo,
ribadiamo la fiducia del popolo cubano in Lei e nel resto dei dirigenti della
Rivoluzione Bolivariana, le prove di affetto e di solidarietà che voi avete
sempre ricevuto dal popolo cubano.
Sappiate che il nostro popolo è al corrente di tutti i fatti e che si
solidarizza con il popolo venezuelano.
Aristóbulo Isturis.- Io ho studiato
nella “Lazaro Peña”.
Saluto
tutti gli amici che si trovano là;la lotta continua.
Randy Alonso.- Le ribadiamo la nostra
solidarietà e Le diciamo che ci manterremo al corrente dei fatti, che la radio
e la televisione cubana sono aperte per Lei, per tutti i lottatori venezuelani
perché si continui a divulgare la verità di questo complotto
controrivoluzionario contro il Presidente Chávez e contro il suo governo
costituzionale.
Aristóbulo Isturis – Grazie mille
Randy Alonso.– Grazie mille a Lei per
queste dichiarazioni per la nostra televisione.
Randy Alonso.– UN’agenzia AFP, partendo
dalle cose che diceva il Ministro dell’Istruzione sul rovesciamento del
presidente Chávez dice: “che il difensore del popolo venezuelano, German
Mundarain, ha denunciato questo venerdì una massiva violazione dei diritti
umani che deve finire in Venezuela, dopo la caduta del presidente Chávez e la
sua sostituzione da parte di una giunta di governo capeggiata dal presidente
della cupola degli imprenditori Fedecamaras, Pedro Carmona.
“’Crediamo
che c'è una massiva violazione dei diritti umani e che deve cessare, per il
bene di tutti i cittadini e per il bene del paese. È' una violazione massiva di diritti che riteniamo collegata a
una crociata di vendetta’ dichiarò Mundarain
all'Union Radio.
“Il
difensore del popolo, che è ancora in carica, manifestò preoccupazioni per la
forma in cui si stanno detenendo parlamentari e ministri che godono di immunità
speciali. ‘Ci preoccupa il fatto di
come vengono detenuti governatori, consiglieri e sindaci’ ha detto. ‘Varie di queste detenzioni sono state anche
teletrasmesse.
“’L’organismo
ha aperto un’indagine per la situazione in cui vive il paese’ segnalò. ‘Non è possibile che le masse stiano
partecipando a un atto che sembra più di vendetta che di giustizia’ disse
riferendosi alle detenzioni e perquisizioni teletrasmesse a cui assistono
oppositori del Presidente deposto.”
Questo
uso della televisione fa parte importante di tutto il complotto ordito contro
il presidente Chávez, contro il governo costituzionalmente eletto del
Venezuela.
I
mezzi di diffusione scatenarono una guerra questa giornata, e furono la leva di
questo golpe controrivoluzionario.
Rogelio Polanco ci commenterà a riguardo.
Rogelio Polanco. – Fu una guerra di mass media, che ieri ha
avuto la sua consolidazione, la sua espressione maggiore; questa guerra, come
abbiamo tutti ricordato, si è svolta durante mesi, durante gli anni del
processo bolivariano in cui il governo, le autorità, e la politica di Chávez è stata
sistematicamente attaccata dai principali mezzi di diffusione che si
mantenevano nelle mani di questa aristocrazia collegata alla cupola degli
imprenditori e all'illegale centrale di lavoratori.
Ci
sono alcuni secondo cui fu, in primo luogo, un golpe mediatico, ovvero che
furono gli stessi mezzi di diffusione, e soprattutto le televisioni private,
quelle che presero il potere e poi istigarono alla violenza e alla fine al
colpo di Stato. In pratica per ore ci fu una sola visione dei fatti per
le catene della televisione privata, a cui si unirono anche catene di
televisione internazionale che diedero un'unica visione distorta e che generò
confusioni importanti tra i mezzi di diffusione internazionali e nell’opinione
pubblica internazionale.
Bisogna
dire che ieri i mass media cercavano in modo palese un Pinochet. Apparvero gli stessi dirigenti
imprenditoriali corrotti, alcuni militari, si parlò di alcuni capi militari
mediatici, che comparvero uno dietro l’altro, parlando dell’instabilità e della
necessità di prendere decisioni che poi questa giunta de facto prese, e per
tanto credo che ci fu una responsabilità grandissima dei mezzi di diffusione
nei confronti di ciò che è successo oggi in Venezuela, che venne denunciato
chiaramente ieri pomeriggio dallo stesso Hugo Chávez, che in molti discorsi
pubblici si era già riferito al ruolo irresponsabile dei mezzi di diffusione.
Lo
stesso Chávez dichiarava ieri a La
Jornada che “nei giorni scorsi c’era stato un gruppo di incappucciati” –
badate bene questo – “che si nascondevano dietro le camere della televisione
privata per attaccare con pietre le manifestazioni della strada”. Di fronte alle provocazioni di questi giorni
il presidente Chávez annuncia ieri la decisione di interrompere le trasmissioni
delle reti televisive private che stavano istigando alla violenza e che,
inoltre, ignorando la decisione, continuarono a trasmettere i disturbi durante
ore in diretta, per i propri mezzi.
Oggi
ci possiamo chiedere dov'è l’etica di questi mezzi di diffusione, dov'è la
Società Interamericana di Stampa che ha costantemente attaccato il governo di
Chávez, davanti a questi fatti tanto gravi; dov'è la libertà di espressione dei
mezzi di diffusione in Venezuela; dove sono gli alabardieri dei diritti umani
adesso, quando si occulta e si ignora deliberatamente quello che sta succedendo
nel paese, dove si impedisce persino che alcuni dei principali dirigenti
possano dirigersi al popolo e all’opinione pubblica internazionale per
denunciare il golpe.
Randy Alonso.– Si, Polanco per coloro
che hanno dovuto seguire le reti private del Venezuela per dare l’informazione
al nostro popolo, erano realmente ripugnanti le diatribe di queste televisioni
private venezuelane, la manipolazione dei fatti, la manipolazione e la
distorsione di tutto quello che è successo.
Perfino
personaggi di Venevisión, una delle televisioni private più importanti del
Venezuela, sottolineavano e se ne vantavano del fatto che per la prima vota i
mezzi avevano affrontato un governo venezuelano; Ciò dimostra qual è stata la posizione, sin dal primo momento,
dei mezzi di diffusione privati del Venezuela, che sono nelle mani di queste
cupole imprenditoriali, che si allearono anche nel golpe contro il presidente
Chávez, contro la Rivoluzione Bolivariana che tentò di risolvere i problemi
della grande maggioranza dei venezuelani, qualcosa a cui si opposero da sempre
queste cupole imprenditoriali.
Del
ruolo dei mass media si potrebbe parlare molto di più, sono solo alcuni esempi
che si possono dare al nostro popolo. Sono
stati gli stessi mezzi che hanno interrotto ed editato, tagliato le
dichiarazioni di ministri, di personalità alleate al presidente Chávez,
qualunque accenno al golpe è stato immediatamente ritirato dalle trasmissioni,
come è accaduto oggi nella trasmissione verso l’estero della CNN, che ebbe un
ruolo mediatico importante negli avvenimenti di ieri, la CNN in spagnolo
manipolò realmente i fatti ed ebbe anche un ruolo importante e rilevante in
quello che lì accadde. Tuttavia, la CNN
in spagnolo ha trasmesso oggi le dichiarazioni complete del Procuratore
Generale della Repubblica del Venezuela, non così le reti venezuelane che
interruppero le sue dichiarazioni.
Io
vi propongo di vedere queste dichiarazioni.
Isaías Rodríguez. – Voglio incominciare dicendovi che la
Procura Generale ha in questo momento tre collaboratori nel Forte Tiuna tra cui
la direttrice di Diritti Fondamentali, Magali García Malpica.
Il
proposito della visita di questa Procura al Forte Tiuna, è quello di poter
parlare con il presidente, o con l’ ex presidente Chávez, come vogliate
chiamarlo.
Intervistarlo
perché? In primo luogo perché abbiamo
l’informazione, da parte dei procuratori militari che lo intervistarono, che il
Presidente non ha rinunciato. Se in
effetti il Presidente non ha rinunciato, se non ci hanno mai mostrato la
rinuncia scritta, il Presidente Chávez continua ad essere il Presidente della
Repubblica del Venezuela. Tuttavia,
qualora il Presidente avesse rinunciato, la rinuncia del Presidente si realizza
davanti all’Assemblea Nazionale, e solamente quando l’Assemblea Nazionale
accetta questa rinuncia, può essere ritenuta valida la rinuncia del
presidente. Quindi, anche nel caso
ipotetico in cui il Presidente si fosse dimesso, continua ad essere il
Presidente in carica della Repubblica perché non si è realizzato l’atto
nell’Assemblea Nazionale dove si convalida l'ipotetica rinuncia del Presidente.
Voglio
però segnalare alcune cose in più: il Presidente della Repubblica in questo
momento è privato della libertà, non può comunicare con l’esterno, nemmeno al
Procuratore Generale gli è stato permesso .......... (interruzioni) .........al
Presidente della Repubblica. Abbiamo
ricevuto le informazioni tramite alcuni procuratori militari che le hanno
fornite ai PM che si trovano lì in questo momento.
Cioè,
siamo in una situazione in cui, realmente, c’è una violazione totale ed
assoluta della Convenzione Interamericana dei Diritti Umani.
Inoltre,
in questa situazione c’è un fatto più significativo: se è privato della libertà, che delitto commise, forse il delitto
di rinunciare? Forse la rinuncia è un
delitto? E se rinunciò, e se questo
viene considerato un delitto, perché non può comunicarsi con l’esterno e perché
non gli si permette, in nessun modo, al Procuratore Generale d’intervistarlo
attraverso la Direttrice dei Diritti Fondamentali e dei PM che l'accompagnano?
Dal
punto di vista costituzionale la situazione è realmente grave; cioè c’è uno
Stato de facto, realmente la situazione è de facto, non c’è uno Stato
Costituzionale. E non sto parlando
della Costituzione del 1999; nemmeno nella Costituzione del 1961 si può
stabilire la legalità o la costituzionalità di una situazione come questa.
D’altra
parte chi deve sostituire il presidente è il Vicepresidente. Non c’è niente che attesti, in nessun modo,
che il Vicepresidente abbia anche lui rinunciato, nemmeno c’è attestato della
destituzione del Vicepresidente della Repubblica del Venezuela, e nel supposto
caso che il Vicepresidente avesse anche lui rinunciato, secondo la Costituzione
spetterebbe al Presidente dell’Assemblea Nazionale la presidenza della
Repubblica. Ciò vuol dire che i fatti,
come si svolgono in questo momento in Venezuela, violano il Protocollo di
Washington.”
Randy Alonso.-. – Queste furono le
dichiarazioni del Procuratore Generale che, vi ripeto, furono interrotte in
varie delle reti televisive venezuelane, non furono trasmesse integralmente.
Frattanto,
si viene a sapere dall’agenzia AFP che l’Ambasciatore degli Stati Uniti in
Venezuela, Charles Shapiro ha detto questo venerdì che: “nonostante i tragici
incidenti di giovedì, questo fu un giorno straordinario per il paese che
governava il deposto presidente venezuelano Hugo Chávez”.
“Leggendo
un comunicato ufficiale nell'Union Radio, Shapiro qualificò l’11 aprile come un
giorno straordinario nella storia venezuelana, anche se fu un giorno
tragico. Salutò le intenzioni
manifestate da Carmona, come testa della Giunta di Governo transitorio, di
rafforzare le istituzioni ed i processi democratici in un ambito di rispetto
dei diritti umani ed in uno Stato di Diritto.
Sottolineò che l’Ambasciata statunitense continua osservando molto da
vicino i fatti del Venezuela.”
Questa
sera frattanto, come faceva conoscere il nostro Ministro degli Esteri Felipe
Pérez Roque, il gruppo di persone che risponde ai golpisti e che si è
appropriato della direzione di Petróleos del Venezuela – l’impresa venezuelana
che ha a che vedere con questo importante prodotto energetico – ha fatto
dichiarazioni che si riferiscono all’interscambio stabilito con la Repubblica
di Cuba, l’Amministratore di Distribuzione di PDVSA si è diretto oggi ai media
e queste furono le sue parole:
Giornalista. – Frattanto la Estatal de Petróleos de
Venezuela, PDVSA, annunciò la sospensione indefinita di invii di petrolio a
Cuba. L’amicizia di Hugo Chávez con il
capo di stato cubano Fidel Castro aveva convertito il Venezuela nel principale
socio commerciale dell’Isola.
Edgar Paredes. – “... una buona notizia: non manderemo più un solo barile di petrolio
a Cuba.”
Randy Alonso. – Questo diceva il
rappresentante di PDVSA. Questa fu la
notizia, fu anche la reazione della cupola imprenditoriale de PDVSA alleata ai
golpisti che è a capo di questa impresa e che contribuì in grande misura ai fatti
di ieri, alla caduta del presidente costituzionale del Venezuela, Hugo
Chávez. Come contribuì anche il
generalato delle Forze Armate Venezuelane, le stesse forze armate che nel
pomeriggio avevano dichiarato la costituzionalità del Presidente, la difesa
dell’ordine costituzionale e che nella serata minacciarono di il far saltare in
aria il Palazzo Presidenziale. Eduardo
Dimas ci commenta a riguardo.
Eduardo Dimas. – Quaranta alti
ufficiali venezuelani, hanno fatto lo stesso che altri ufficiali
latinoamericani durate la storia del nostro subcontinente; vale a dire,
tradiscono il ruolo che la costituzione ha loro affidato, tradiscono il dovere
che hanno di difendere i poteri legittimi del paese e consumano il tradimento
sempre della stessa maniera, in modo scaltro, basso, sporco, che è ciò che
caratterizza loro quando avvengono situazioni di questo tipo.
Durante
la giornata di ieri, in varie occasioni, l’alto comando militare dell’esercito
venezuelano ratificò a Chávez la garanzia che aveva il controllo del paese e la
fedeltà sia alla Costituzione che allo stesso Presidente; nel pomeriggio si
ribellarono.
Per
esempio, ho qui una dichiarazione dell’ispettore generale della Forza Armata
Nazionale, generale Lucas Rincón, che smentisce ,in un breve comunicato
televisivo, che Chávez sia detenuto in una caserma militare e ribadisce la sua
fedeltà al governo di Chávez.
Alle
22:00 due generali: Luis Camacho Kairuz, ex viceministro della Sicurezza
Nazionale, e il generale Rafael Damiani Bustillos, si presentano in un canale
della televisione per annunciare che tutto è sotto il controllo dell’esercito e
che Chávez deve rinunciare.
Quest'ultimo
generale fa la seguente dichiarazione: “Questa sera abbiamo chiesto perdono al
popolo venezuelano per i fatti avvenuti, che abbattono una forza che si suppone
incapace di compiere il suo compito.
Non si possono tollerare i morti di oggi”. Questo stesso generale e tutti gli altri tollerarono i morti che
provocò il Caracazo e che furono più di 1000, come è già stato detto. E c'è anche il comandante generale
dell’esercito del Venezuela, Efrain Vásquez, che è colui che si ribella –sembra
che questi sia uno dei principali elementi del golpe e ha anche il potere
militare per farlo – e ordina ai suoi subalterni di mantenersi nelle loro
unità. Nel momento in cui da
quest'ordine disse di avere il 95% delle forze armate a suo fianco, e 40
ufficiali di alto rango. Si dice che
uno dei suddetti ufficiali era contrario al golpe, però, comunque, si fece.
Ci
sono due questioni che non possiamo dimenticare: in primo luogo, il ruolo che
ha svolto storicamente l’esercito degli Stati Uniti come assessore di tutti gli
eserciti latinoamericani, e, in secondo luogo, che quando parliamo degli aiuti
che ricevevano questi gruppi di Fedecamaras, i sindacati, cioè i settori che in
definitiva si opponevano a Chávez, dobbiamo anche parlare dell’Agenzia Centrale
di Intelligence degli Stati Uniti (CIA), delle dichiarazioni che ha fatto, per
esempio, in gennaio, il direttore Georges Tenet, e le dichiarazioni dello
stesso segretario di Stato degli Stati Uniti, Collin Powell; perché questo
golpe, se è vero che ha un padre, è anche vero che ha una madre, e non saprei
quale dei due sia la madre e quale il padre, però questo golpe ricevette molti
appoggi, molti aiuti. E le dichiarazioni
di Shapiro, che è conosciuto da noi perché ha diretto l’ufficio Cuba nel
Dipartimento di Stato degli USA e come premio gli hanno dato il compito di
aiutare a destabilizzare il governo di Chávez in Venezuela, credo che danno la
misura del ruolo che stanno svolgendo gli Stati Uniti in tutto questo.
Randy Alonso.- Di fronte a tutti questi
fatti c’è stata anche la condanna di importanti forze politiche del nostro
continente.
C’è
l'agenzia ANSA dice che: ”il partito dei Lavoratori, il PT, il più grande
dell’opposizione in Brasile, ha condannato oggi quello che denominò colpo di
Stato che destituì il presidente Hugo Chávez, in Venezuela, e ha chiesto agli
organismi internazionali che non riconoscano autorità che non siano legittimate
nello Stato di Diritto.
Frattanto,
come si diceva nelle conversazioni che abbiamo avuto con importanti personalità
venezuelane durante la nostra tavola rotonda, c’è stata una vera e propria
caccia alle streghe, una ricerca di personaggi, o di importanti membri del
governo di Chávez cui hanno umiliato, oltraggiato e che sono stati cacciati
dalle loro case e picchiati, tra cui William Lara, il presidente dell’Assemblea
Nazionale Bolivariana del Venezuela.
William
Lara riuscì a fare alcune dichiarazioni ai media venezuelani, uno di essi fu il
canale Globovision, uno dei canali privati che contribuì al golpe di ieri. Globovision editò in modo vergognoso le
dichiarazioni di William Lara e le mandò in onda. Vi propongo vedere ciò che disse il Presidente dell’Assemblea
Nazionale venezuelana.
William Lara. – C’è una campagna mediatica schiacciante,
asfissiante, oppressiva per mascherare questa dittatura che si vuole cercare di
instaurare in Venezuela.
...
Si vuole mascherare di democrazia; però, guardate bene il controsenso, com'è
possibile chiamare democratico un regime che inizia sciogliendo il Parlamento
eletto dal popolo? Questo è una
dittatura.
Giornalista.
- ... cosa può provocare a livello sociale questo?
William Lara.- Questo riafferma
semplicemente che ci troviamo di fronte ad un regime illegittimo ed illegale e
la società democratica venezuelana, la società che ha radicati i valori
democratici non accetterà...
Randy Alonso. – Qui furono interrotte
le dichiarazioni di William Lara, il che è parte di questa “libertà di espressione”
di quella proclamata da questi stessi media durante tutti questi mesi di
scontro con il governo di Chávez, mesi in cui denigrarono tutte le figure
pubbliche possibili in Venezuela, e quello di ieri fu il colmo della
manipolazione ed il colmo della denigrazione di un mezzo di diffusione nel suo
agire.
Credo
che questa si una parte di tutta la componente che portò al colpo di Stato
controrivoluzionario; un golpe che, inoltre, per meraviglia di alcuni, però per
la conferma di altri, secondo un’agenzia EFE in Washington dice che “anche
quando la situazione in Venezuela ‘tecnicamente’ cade sotto il previsto nella
famosa carta democratica, sulla rottura dell’ordine costituzionale, fonti
consultate da EFE indicarono che nell’OSA ci sono pochi spazi per iniziare un
procedimento. Il massimo che si farà
sarà invocare lo spirito della Carta Costitutiva dell’OSA e fare un richiamo
alla normalizzazione democratica in Venezuela; però è altamente improbabile che
si invochi la Carta Democratica e si convochi un consiglio permanente
indicarono oggi fonti dell’organizzazione emisferica che chiesero l’anonimato”
Alcune
delle reazioni internazionali, insieme a quella degli Stati Uniti e questa
dell’OSA ce le racconta Lázaro Barredo
Lázaro Barredo. – Penso che ci siano state dichiarazioni
velleitarie come quelle degli Stati Uniti e di alcuni dei loro alleati europei,
che leggerò, e altre molto vacillanti, che dimostrano che non si sta facendo
niente in realtà se non della retorica, così dal linguaggio usato voi stessi
potrete trarre le vostre conclusioni.
“La
Casa Bianca” dice l’agenzia EFFE “considerò oggi che il governo dell’ex
presidente Hugo Chávez fu la causa della crisi che provocò la sua fine” –noi
qui abbiamo già spiegato tutti gli elementi – “perché ordinò che si sparasse
ieri giovedì” –ciò è una menzogna, una
falsità– "contro una manifestazione pacifica dell’opposizione”, fu tutto
il contrario. Questo lo dice il
portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer che aggiunse: “I dettagli sono ancora
poco chiari, però ciò che sappiamo è che le azioni fomentate da Chávez
provocarono una crisi” questo è "l’antichavismo" smisurato di questa
amministrazione.
“Gli
Stati Uniti e la Spagna chiedono all'OSA di assistere la democrazia in
Venezuela” secondo un dispaccio della DPA, l’agenzia tedesca, datato in
Washington. "Stati Uniti e Spagna
chiesero con urgenza all’Organizzazione degli Stati Americani di aiutare il
Venezuela a consolidare le sue istituzioni democratiche in un comunicato
congiunto” ovvero di aiutare, non di condannare.
“Il’FMI,
il Fondo Monetario Internazionale, pronto a lavorare con nuove autorità del
Venezuela”, dopo tutti i boicottaggi e le manovre contro il governo di Chávez
che fecero.
“Gli
Stati Uniti elogiano le Forze Armate venezuelane e chiedono restaurazione
democratica”
Le
esitazioni: “Gruppo di Rio condanna la rottura dell’ordine democratico in
Venezuela"
Reuter. “I presidenti del Gruppo di Rio condannarono
venerdì ciò che chiamarono ‘rottura’ –ascoltate bene il linguaggio–
‘dell’ordine democratico in Venezuela, dopo un’esplosione di violenza che forzò
l’uscita del presidente Hugo Chávez e insistettero in elezioni libere nel
paese.”
Questo
è l'accordo raggiunto dai capi di Stato dei 19 paesi latinoamericani –in realtà
11 presidenti– riunitisi a San José.
“Condannano l’interruzione dell’ordine costituzionale in Venezuela
generata da un processo di polarizzazione crescente” dice la dichiarazione che
lesse uno dei presidenti.
Per
farla breve, questo è più o meno sostenere lo status quo. Ci sono altri che appoggiano realmente il
governo venezuelano imposto, come il governo di Colombia, che sperano nel
“rapido ritorno in Venezuela della democrazia in mano al nuovo presidente
integrazionista” secondo un portavoce del governo colombiano. E' più o meno in questo senso che si
pronunciano il resto di molti governi latinoamericani, e altri governi europei
che nella stessa linea della Spagna e degli Stati Uniti chiedono con urgenza
che l’OSA appoggi ed aiuti al nuovo governo a stabilire un regime democratico.
Randy Alonso. - Oggi si è pubblicato
dall’agenzia AFP, un’analisi di politici boliviani, Bolivia è un paese che ha
vissuto una dittatura militare. Dice
che “analisti politici boliviani affermarono questo venerdì che in Venezuela
c’è stato un golpe militare che provocò una rottura dell’istituzionalità e che
può essere un pericoloso precedente per l’America Latina.
’Ciò
che è avvenuto in Venezuela è un golpe militare appoggiato da un settore della
popolazione’ assicurò il politologo boliviano Jorge Lasarte, ex-assessore del
Tribunale Elettorale Boliviano, che espresse preoccupazione perché si è rotto
il processo istituzionale e questo non si può nascondere con il fatto che il
Presidente sia stato obbligato a rinunciare.
"'Nella
stessa direzione si espresse l’analista Jimena Acosta segnalando che è
preoccupante che un paese ricorra al golpe militare per cambiare un governo;
però la cosa più sorprendente –ha detto questa analista– è che la rottura
dell'istituzionalità che è tanto costata ai paesi in America Latina sia vista
con tanta tranquillità, indifferenza o beneplacito dalla comunità
internazionale.’ Aggiunse Acosta”.
Queste
sono le informazioni che continuano ad arrivare alla nostra tavola rotonda
dalle agenzie internazionali.
Per
ultimo vorrei far conoscere al nostro popolo e all’opinione pubblica
internazionale, che le ultime notizie giunteci alle 18:15 sull’Ambasciata della
Repubblica di Cuba in Venezuela sono che intorno alle 16:00, in mezzo al
chiasso assordante dell’orda che
circonda l’Ambasciata, avvisarono l’Ambasciatore che il capo della Polizia
Metropolitana voleva riunirsi con l’Ambasciatore. Nel momento in cui venne informata, Cuba gli indicò di assicurarsi che fosse realmente l’alto capo
quello che desiderava riunirsi con lui, nel cui caso si autorizzava l’entrata.
Arrivò
realmente, accompagnato da due persone, un rappresentante del Comune, in nome
del sindaco Peña, e il sindaco del comune Baruta, Enrique Capriles, che
sollecitarono anche la presenza dei rappresentanti dei canali 33 e 2 .
Germán,
il nostro ambasciatore, segnalò che queste persone, istigate da un piccolo
gruppo, distrussero veicoli, tagliarono il rifornimento d'acqua e d’elettricità
e parlarono anche di impedire l’entrata dei cibi, situazione che potrebbe
arrivare ad avere conseguenze incalcolabili, e che se ci fosse un tentativo di
penetrazione, il nostro personale difenderà l’Ambasciata anche a costo delle
loro vite.
I
visitatori dissero che la gente era lì fuori perché sospettava che all'interno
ci fosse Diosdado Cabello e altri ministri.
German smentì questo.
Gli
chiesero se avrebbe dato asilo in caso lo avessero sollecitato; German rispose
che era facoltà di chi autorizzava l’asilo decidere a riguardo.
Gli
chiesero di fare un “amabile giretto”, cioè un’ispezione all'interno
dell’Ambasciata per provare che Diosdado e gli altri non erano lì; lo
giustificarono segnalando che –cito– “la folla là fuori crederebbe a loro e non
a Germán”. Germán rifiutò, assicurando
che in 40 anni non avevamo mai accettato
un’ispezione. Tentarono allora
che l’ispezione la facesse l’ambasciatore norvegese che si era offerto. Germán ringraziò per la sua amabilità il
suddetto diplomatico e gli spiegò le aggressioni e le nefandezze che
l’Ambasciata subiva.
Germán
ribadì la determinazione del personale di difendere l’Ambasciata dove c’erano
anche cinque donne ed un bambino.
Alla
fine il capo della Polizia Metropolitana, il rappresentante del Comune ed il
sindaco di Baruta, promisero che l’orda non sarebbe entrata
nell’ambasciata. Vedremo ciò che
accadrà.
Il
Ministero degli Esteri cubano ha informato di questa situazione il Segretario
Generale delle Nazioni Unite, il Presidente del Consiglio di Sicurezza, il
Movimento dei Paesi Non Allineati e un numeroso gruppo di ambasciatori accreditati
a Cuba e a Caracas.
La
responsabilità di qualunque violenza sarà dei golpisti e di chi ha assunto
illegalmente la presidenza del nobile e sofferente paese venezuelano.
Con
quest’informazione siamo arrivati alla fine di questa tavola rotonda.
Voglio
ringraziare i compagni che vi hanno partecipato, gli invitati che sono stati
con noi nello studio, e voglio dire al nostro popolo che i nostri mezzi di
diffusione continueranno a seguire i fatti del Venezuela.
Continueremo
informando il nostro popolo sul complotto controrivoluzionario che ha portato
al rovesciamento del presidente costituzionale del suddetto paese, Hugo Chávez
Frías.
Ringrazio
tutto il nostro popolo dell'attenzione.
Buona
notte.