RIFLESSIONI DEL COMPAGNO FIDEL
Rahm Emanuel
Che cognome strano! Sembra spagnolo, facile da
pronunciare, ma non lo è. In vita mia, tra le decine di migliaia, non ho mai
conosciuto o letto il nome di uno studente o di un compatriota con un nome
così.
Da dove proviene?, ho pensato. Mi è venuto più
volte alla mente quello del più brillante pensatore tedesco, Immanuel Kant,
che, insieme ad Aristotele e Platone, costituiscono i tre filosofi che più
hanno influito nel pensiero umano. Senza dubbio non mi trovavo molto lontano,
come ho saputo in seguito, dalla filosofia dell’uomo più vicino all’attuale
presidente degli Stati Uniti, Barack Obama.
Un’altra recente possibilità che mi portava a
ragionare sullo strano cognome, era il libro di Germán Sánchez, l’Ambasciatore
cubano nel Venezuela bolivariano: “La trasparenza di Enmanuel”, questa volta
senza
Enmanuel è il nome del bambino concepito e nato
nella fitta selva guerrigliera dove nel febbraio del 2002 cadde prigioniera la
sua degnissima madre Clara Rojas González, candidata alla vicepresidenza della
Colombia, insieme a Ingrid Betauncourt, che aspirava alla presidenza di quel
fraterno paese nelle elezioni che si sarebbero tenute quello stesso anno.
Avevo letto con molto interesse il citato libro di
Germán Sánchez, nostro Ambasciatore nella Repubblica Bolivariana del Venezuela,
che nel
Clara era rimasta nelle mani della guerriglia per
solidarietà con Ingrid e l’ha accompagnata nella sua dura prigionia per sei
anni.
Il libro di Germán è intitolato: “La trasparenza
di Enmanuel”, quasi esattamente il nome del filosofo tedesco. Non mi è sembrato
strano; pensando che la madre era una avvocatessa brillante e molto colta,
forse per questo aveva chiamato così il bambino. Mi ha fatto semplicemente
ricordare i miei anni di prigione in isolamento, conseguenza del tentativo
quasi riuscito, di prendere il 26 luglio 1953 la seconda fortezza militare di
Cuba ed impossessarsi di migliaia d’armi insieme ad un gruppo scelto di 120
combattenti, disposti a lottare contro la tirannia di Batista, imposta dagli
Stati Uniti a Cuba.
Non era certo l’unico obbiettivo, né l’unica idea
ispiratrice, è però certo che al momento del trionfo della rivoluzione nella
nostra Patria, il primo Gennaio 1959, ricordavo ancora alcuni aforismi del
filosofo tedesco:
“Il saggio
può cambiare d’opinione. Lo stolto mai.”
“Non trattare gli altri come un mezzo per
raggiungere i tuoi obbiettivi.”
“Solo attraverso l’educazione l’uomo può arrivare
ad essere uomo.”
Questa
grande idea è stata uno dei principi proclamati fin dai primi giorni del
trionfo rivoluzionario, il Primo Gennaio 1959. Obama ed il suo consulente non
erano ancora nati e nemmeno concepiti. Rahm Emanuel è nato a Chicago il 29
novembre 1959, figlio di un immigrante d’origine russa. La madre era un
difensore dei diritti civili, si chiamava Martha Smulevitz, imprigionata tre
volte per le sue attività.
Nel 1991, Rahm Emanuel s’arruolò come volontario
civile nell’Esercito israeliano, durante la prima Guerra del Golfo scatenata da
Bush padre, con l’impiego di proiettili all’uranio, che causarono gravi
malattie agli stessi soldati americani che parteciparono all’offensiva contro
A partire da quella guerra, i popoli del Vicino e
Medio Oriente consumano cifre da capogiro in armamenti che il complesso
militare industriale degli Stati Uniti immette sul mercato.
Sebbene sia teoricamente possibile. non sembra
attualmente probabile che i razzisti dell’estrema destra riescano a soddisfare
la loro sete di superiorità etnica e possano assassinare Obama come fecero con
Martin Luther King, il grande leader dei diritti umani, grazie alla scorta che
protegge giorno e notte il presidente dalla sua nomina.
Obama, Emanuel e tutti i brillanti politici ed
economisti riuniti, non sono sufficienti per risolvere i crescenti problemi
della società capitalista nordamericana.
Anche se Kant, Platone ed Aristotele
resuscitassero insieme allo scomparso e brillante economista John Kenneth
Galbraight, non sarebbero capaci nemmeno loro di risolvere le contraddizioni
antagonistiche, sempre più frequenti e profonde, del sistema. Sarebbero stati
felici ai tempi di Abramo Lincoln, così giustamente ammirato dal nuovo
Presidente, un’epoca però ormai trascorsa.
Tutti gli altri popoli dovranno pagare il
colossale spreco ed innanzitutto
garantire, in un pianeta sempre più inquinato, i posti di lavoro dei
nordamericani ed i profitti delle grandi multinazionali di quel paese.
Fidel Castro Ruz
8 febbraio 2009
5 e 16 p.m.