Riflessioni del compagno Fidel
DEL BLOCCO NON SI È DETTO UNA PAROLA
Il governo degli Stati Uniti ha
annunciato tramite
Del blocco, che è la più crudele delle misure, non si è detto una parola. Così
è chiamato pietosamente quello che costituisce una genocida misura. Il danno
non si misura soltanto dai suoi effetti economici. Costantemente si perdono
vite umane e provoca sofferenze dolorose ai nostri cittadini.
Numerosi equipaggiamenti di
diagnosi e medicine vitali non sono accessibili ai nostri malati anche si procedono
dell’Europa, dal Giappone ed altri paesi, si utilizzano alcuni elementi o
programmi degli Stati Uniti.
Le restrizioni riguardanti a Cuba devono applicarsi nelle imprese degli
Stati Uniti che producono beni u offrono servizi in qualsiasi parte del mondo
in virtù dell’extraterritorialità.
Un influente senatore repubblicano, Richard Lugar, ed altri del suo partito
con lo stesso titolo nel Congresso, cosi come un altro numero d’importanti
senatori democratici sono partitari di eliminare il blocco. Esistono le
condizioni per che Obama impieghi, il suo talento in una politica costruttiva
che meta fine a quella che ha fracassato per mezzo secolo.
Dall’altra parte, il nostro paese ha resistito e sta disponibile a resistere quanto sia necessario, non colpa ad Obama delle atrocità fatte negli altri governi degli Stati Uniti. Non questiona nemmeno la su sincerità e i suoi desideri di cambiare la politica e l’immagine degli Stati Uniti. Capisce che ha fatto una battaglia molto difficile per essere scelto, n’ostante i pregiudizi centenari.
Prendendo come punto di partenza questa realtà, il Presidente del Consiglio
di Stato Cubano, esprime la sua disposizione a dialogare con Obama e, sulla
base del più rigoroso rispetto alla sovranità, normalizzare le relazioni con
gli Stati Uniti.
Alle 2 e 30 del pomeriggio il capo dell’Ufficio d’Interessi di Cuba in
Washington, Jorge Bolaños, fu citato del sottosegretario di Stato, Tomas
Shannon, al Dipartimento di Stato. Niente di quello che si parlò era diverso di
quel detto per
Alle 3 e 15 p.m. comincio una lunga conferenza stampa. L’essenza di quel
detto là è contenuta nelle parole testuali del consulente presidenziale per
l’America Latina, Dan Restrepo, il quale dichiarò:
“Oggi il presidente Obama ha ordinato che si prendessero delle misure, si
diano certi passi, per stendere la mano al popolo cubano, per appoggiare il suo
desiderio di vivere rispettando i diritti umani e quello di potere determinare
il suo destino e il destino di suo paese.
“Il presidente ha dato istruzioni ai segretari di Stato, del Commercio e del
Tesoro, per mettere in moto le azioni necessarie ed eliminare tutte le
restrizioni ad individui per che visitare i suoi famigliari nell’isola ed
inviare rimesse. Inoltre ha dato istruzioni per dare passi indirizzati a
permettere il libero flusso d’informazioni fra il popolo cubano e fra quelli
che sono a Cuba e l’altra parte del mondo, e per facilitare la consegna delle
risorse umanitari inviati direttamente al popolo cubano.
“Al prendere queste misure per aiutare a chiudere la breccia fra le famiglie
cubane divise e promuovere il flusso libero d’informazione e articoli d’aiuto
umanitario per il popolo cubano, il presidente Obama si sforza per compiere gli
obbiettivi fissati durante la campagna e da quando assunse l’incarico.
“Tutti quelli che credono nei valori democratici basici, desiderano una
Cuba che rispetti i diritti umani, politici, economici, basici, di tutto il
popolo. Il presidente Obama considera che queste misure aiuteranno a fare
realtà detto obiettivo. Il presidente incoraggia tutti quelli che dividono
questo desiderio a continuare compromessi con il suo sostegno firme al popolo cubano.
“Grazie.”
Al concludere la conferenza il consulente confessò con franchezza: “Tutto
si fa per la libertà di Cuba.”
Cuba non applaude i mal chiamati Vertice delle
Americhe, dove i nostri paesi non discutono in uguaglianza di condizioni. Si servirebbero
a qualcosa, sarebbe per fare un’analisi critica delle politiche che dividono i
nostri popoli, che saccheggiano le risorse e ostacolano il nostro sviluppo.
Adesso soltanto rimane che Obama persuade là a tutti i presidenti
latinoamericani che il blocco è inoffensivo.
Cuba ha resistito e resisterà. Non stenderà mai le mani chiedendo l’elemosina.
Continuerà a camminare con la fronte in alto, cooperando con i popoli fratelli
dell’America Latina ed il Caraibi, ci siano o non Vertice delle Americhe, presieda
o non Obama gli Stati Uniti, un uomo o una donna, un cittadino bianco o un cittadino
nero.
Fidel Castro Ruz
13 Aprile 2009
6 e 12 p.m.