Riflessioni del compagno
Fidel
LA TORTURA NON SI PUÒ
Domenica scorsa, mentre rivedeva
Ho ammirato le appariscenti divise dell’epoca ed
altri particolari della commemorazione.
Quanti ricordi emotivi attorno all’eroica
battaglia che decise l’indipendenza d’Ecuador! Gli ideali e sogni dell’epoca
erano presenti in quella manifestazione. Assieme al presidente dell’Ecuador,
Rafael Correa, c’erano come ospiti d’onore Hugo Chavez ed Evo Morales –che oggi
riprendono le brame d’indipendenza e giustizia per le quali lottarono e morirono i patrioti latinoamericani.
Sucre fu il protagonista principale dell’immortale prodezza spinta dai sogni di
Bolivar.
Quella lotta non è ancora finita. Rinasce in
condizioni ben diverse, forse neanche
sognate a quell’epoca.
E’ venuta alla mia mente la versione di un discorso
di Dick Cheney che avevo letto lo scorso sabato sulla Sicurezza nazionale,
pronunciato giovedì alle ore 11 e 20 del mattino, dall’Istituto di Aziende statunitensi
e trasmesso dalla CNN in lingua spagnola e
Il fatto di fare allusione a quel pezzo del
territorio nazionale occupato per forza ha richiamato la mia attenzione, oltre
all’interesse logico per il suddetto tema. Non sapevo nemmeno che Cheney parlerebbe
subito dopo. Non è solito.
Dapprima ho pensato che potesse essere una sfida
aperta contro il nuovo Presidente, però, leggendo la versione ufficiale, ho
realizzato che la rapida risposta era stata convenuta previamente.
L’ex presidente aveva predisposto il suo discorso
accuratamente, in modo rispettoso ed a volte edulcorato.
Tuttavia, il discorso di Cheney si caratterizzava
dalla difesa della tortura come metodo per ottenere l’informazione in certe
circostanze.
Il nostro vicino del nord è un centro di potere
planetario, la nazione più ricca e poderosa, in possesso di una cifra di teste
nucleari che oscillano tra le 5 mila
e le 10 mila, le quali possono farsi esplodere in qualsiasi punto del pianeta
con precisione di millimetri. A questo,
bisognerebbe aggiungere il resto dell’attrezzatura bellica: armi chimiche, biologiche,
elettromagnetiche, un arsenale immenso
di mezzi di combattimento terrestre, navali ed aerei. Le suddette armi sono tra
le mani di coloro che esigono il diritto di utilizzare la tortura.
Il nostro Paese possiede cultura politica
sufficiente per esaminare tali argomenti. Sono molti nel mondo che capiscono
anche quello che esprimono le parole di Cheney. Farò una sintesi scegliendo i
suoi paragrafi e ne farò brevi commenti.
Cominciò criticando il discorso d’Obama: “è ovvio
che il presidente sarebbe colpito con sanzioni da una Camera di Rappresentanti,
perché alla Camera abbiamo come norma parlare solo alcuni minuti” disse
scherzando, anche se lui stesso ha parlato a lungo, la versione ufficiale
tradotta ha 31 pagine di 22 righe cadauna una.
“…fui il primo vicepresidente Segretario di Difesa…
ovviamente. le mie mansioni si orientavano piuttosto verso la sicurezza
nazionale, mi centrai soprattutto su quelle sfide… Oggi sono un uomo più libero.
Non ho nessun’elezione da vincere o da perdere, né riscuoto dei favori.
“Non parlo in nome di George W. Bush. Vogliamo dei
successi all’attuale governo.
“Oggi voglio parlare della filosofia strategica delle
nostre politiche, lo faccio come uno che fu presente tutti i giorni durante il
governo di Bush, che appoggiò le politiche nel momento di adottare le decisioni
e rifarei tutto senza esitazioni nelle stesse circostanze.
“ Il
presidente Obama merita il nostro appoggio, quando prende decisioni sagge, così
come ha fatto in alcune questioni sull’Afghanistan ed in quanto alla modificazione
del suo piano di rendere pubbliche
fotografie incendiarie e quando colpa o svisa le decisioni di sicurezza
nazionale che noi abbiamo adottato, merita una risposta.”
“Il nostro
governo ha dovuto fronteggiare sempre le critiche, che nel caso di certi
circoli è stata sempre intensa, soprattutto negli ultimi anni del mandato, quando
i pericoli erano tanto gravi o più gravi che mai, però il senso d’allarma dopo
l’11 settembre cominciava a scomparire dalla memoria.”
Successivamente fa un riepilogo degli attacchi
terroristici commessi contro gli Stati Uniti durante gli ultimi 16 anni, dentro
o fuori delle loro frontiere, presentando una mezza dozzina di essi.
Cheney voleva entrare nello spinoso tema delle
torture, tante volte condannato dalla politica ufficiale degli Stati Uniti.
“L’11 settembre rese necessario un cambio di
politica, orientata ad una minaccia strategica qualificata dal Congresso da
minaccia particolare e straordinaria contro la sicurezza nazionale degli USA…
Decidemmo evitare gli attacchi dal primo momento”, assicurò.
Indica il numero di persone che persero la vita l’11
settembre. Fa il paragone con l’attacco a Pearl Harbor. Non spiega perché la
complessa azione poté organizzarsi in modo relativamente facile, che
notizie previe dell’intelligenza aveva
Bush, che cosa si sarebbe potuto fare per evitarla. Bush era alla Presidenza da
circa otto mesi. Si sapeva che lavorava poco e che riposava molto. Continuamente
si recava al suo ranch di Texas.
“Era un momento dove Al Qaida stava cercando di
procurarsi tecnologia nucleare –afferma– e A.Q. Khan stava vendendo tecnologia
nucleare sul mercato nero”, –esclama e aggiunge: “Avevamo attacchi di carbonchio di origine
sconosciuta, campi d’addestramento in Afghanistan e dittatori come Saddam
Hussein, con legami con i terroristi in Medio Oriente.
“In quelle prime ore, ero nel mio ufficio, quando
il radar rintracciò un aereo che veniva
incontro alla Casa Bianca a 500 miglia/ora, il volo 77, che finì colpendo il Pentagono.
Con l’aereo ancora in volo, gli agenti del Servizio Segreto entrarono nel mio
ufficio e mi dissero che dovevamo andarci subito. Poco dopo ero in un luogo fortificato
in qualche parte della Casa Bianca.”
Il racconto di Cheney evidenza che nessuno aveva
previsto quella situazione e gli presta
un povero servizio all’orgoglio dei nordamericani nell’ipotizzare che qualcuno
rinchiuso in una grotta, a 15 o 20 mila chilometri di distanza, poteva
costringere il Presidente degli Stati Uniti ad occupare il suo stato maggiore
allo scantinato della Casa Bianca.
“Da allora –racconta Cheney– ho sentito alcune speculazioni che dicono che
ho cambiato dopo l’11 settembre, non è tanto così, anche se devo ammettere che
osservare un attacco coordinato e devastatore contro il nostro Paese da un bunker sottoterra della Casa Bianca può
danneggiare la visione che ci si ha delle proprie responsabilità.”
“Visto che le guerre non si possono vincere alla
difensiva, agimmo direttamente contro i terroristi nelle loro tane e santuari.
“Le politiche furono applicate con l’appoggio dei
due partiti.
“Non inventiamo l’autorità. Appare all’articolo
due della Costituzione.
“Dopo gli eventi dell’11 settembre, il Congresso
ed una Risoluzione Mista autorizzarono tutto quanto necessario per proteggere
gli USA.
“La suddetta iniziativa ci permesse intercettare
telefonate e rintracciare contatti tra operatori di Al Qaida e persone
all’interno degli USA.
“Il programma fu ‘top secret’ e per
un’ottima ragione, finché gli editori del New
York Times l’ottennero e lo diffusero in prima pagina. Dopo gli eventi
dell’undici settembre, durante mesi il giornale
pubblicò fotografie dei morti cagionati da Al Qaida quel giorno.
“Quello impattò il Comitato dei Premi Pulitzer, ma
evidentemente non servì agli interessi del Paese né salvaguardò il popolo.
“Anni dopo, il nostro governo realizzò che la
sicurezza del Paese dipendeva dell’informazione, e che in alcuni casi essa si
poteva ottenere solo mediante duri interrogatori.
“Io fui e sono ancora un forte difensore del
programma di interrogatori.” (Si
riferisce agli interrogatori con l’uso della tortura.)
“Quel metodo si usò con i terroristi, quando le
altre tecniche non riuscivano.
“Erano legali, essenziali, ben giustificati, riusciti
ed il modo corretto d’agire.
“Ma i nostri successori hanno il loro punto di
vista sul particolare.
“Secondo una decisione presidenziale, lo scorso
mese, abbiamo visto come si diffondevano documenti a proposito della suddetta
pratica di interrogatori. Si è fatto come esercizio pieno del governo per
onorare il diritto del popolo di conoscere la verità.
“…Il pubblico ricevette meno della metà della
verità.
“E’
difficile immaginare un precedente peggiore di quello di vedere
un’amministrazione entrante incriminando le decisioni politiche dei suoi
predecessori.
“Una delle persone che si oppose alla pubblicazione
dei memo sulle tecniche di interrogatorio fu il direttore dell’Agenzia Centrale
d’Intelligenza, Leon Panetta.”
Tuttavia Cheney, nell’arrivare a questo punto dovette
spiegare quanto accaduto al carcere di Abu Ghraib, fatti che avevano terrorizzato
il mondo. “Là imperava il sadismo –disse– e non aveva niente a che fare con gli
interrogatori per cercare informazione.
“Ad Abu
Ghraib, guardie sadiche abusarono dei prigionieri violando le leggi degli USA.,
le regole militari e del decoro.
“Conoscevamo la differenza tra giustizia e vendetta. Non tentavamo di vendicarci degli
attori dell’11 settembre.
“Dall’inizio del programma ci siamo centrati
soltanto sulla priorità più importante, ottenere informazione sui piani
terroristici.
“Dal danno cagionato ai prigionieri iracheni ed
alla causa degli Stati Uniti, meritavano e ricevettero giustizia.”
Oltre alle migliaia di giovani nordamericani
morti, mutilati e feriti nella guerra dell’Iraq e ai favolosi fondi investiti centinaia
di migliaia di vite di bambini, giovani e anziani, uomini e donne che non
avevano niente a che fare con l’attacco delle torri gemelle, morirono in quel
Paese dopo l’invasione comandata da Bush. Quell’enorme massa di vittime
innocenti non ha ricevuto neanche una menzione nel discorso pronunciato da Cheney.
L’ignora e prosegue:
“Se i
liberali non sono contenti con alcune decisioni ed i conservatori non lo sono
con altre, sembrerebbe che il presidente è sulla strada giusta.
“Tuttavia, nella lotta contro il terrorismo, non
ci sono punti intermedi, né misure intermedie perché ti espongono.
“Quando ignori una sola pista, quello ci può portare
alla catastrofe.
“Al secondo giorno di governo del presidente Obama lui annunciò la chiusura del carcere di
Guantanamo. Quel passo si è fatto con scarso dibattito e nessun piano concreto.
“L’amministrazione Obama ha scoperto che è facile
ricevere l’applauso dell’Europa annunciando la chiusura di Guantanamo. Ma è ben
più difficile trovare una soluzione alternativa che rispetti la giustizia e la
sicurezza nazionale dei nordamericani.
“In una categoria di eufemismo, il premio verrà
consegnato ad una cronaca recente di un giornale conosciuto dove si riferiscono
ai terroristi che abbiamo catturato come ‘sequestrati’.
“I nemici del nostro Paese sono stati denominati
da un giornale come vittime di sequestro.
“ Ovviamente gli interrogatori ed il Programma di Vigilanza
hanno reso questo Paese più sicuro.
“Quando Obama e la sua amministrazione parlano di
interrogatori, lo fanno come se avessero già risolto il dilemma morale di
trarre informazione vitale dai terroristi.
“Infatti, lasciano da parte le decisioni, in tanto
presumono di una superiorità morale.
“Rendere pubblici i suddetti memo è contrario agli
interessi della sicurezza del Paese.
“Il danno comincia con informazione top secret che è ormai tra le mani dei
terroristi.
“Governi del mondo che ci hanno sostenuto in manovre
congiunte, adesso hanno paura perché
vedono in pericolo altre operazioni.
“Il presidente Obama ha fatto uso del suo
potere per scoprire quello che succedette
negli interrogatori…
“Lo stesso direttore d’Intelligenza Nazionale del presidente Obama, Denis C. Blair, lo disse
così: ‘L’informazione ad alto valore venne dagli interrogatori dove furono
usati i suddetti metodi e ci diede una
maggior comprensione dell’organizzazione di Al Qaida che attaccava il nostro
Paese’.
“L’ammiraglio Blair disse questo per scritto; ma
scomparve in una nuova versione fatta conoscere dal governo.
“Quelle 26 parole mancanti dicevano una verità
inconveniente; però non poterono cambiare le parole del direttore della CIA durante
i governi di Clinton e di Bush, George Tenet, chi disse chiaramente: ‘So che
questo programma ha salvato vite. So che abbiamo smantellato dei piani. So che
questo programma, da se stesso, vale di più di quello che
“Se gli statunitensi hanno occasione di conoscere
che cosa si è evitata nel Paese, questo ribadisce l’urgenza e la giustezza dei
suddetti interrogatori dopo l’11 settembre.
“Ci occupiamo di ottenere i loro segreti invece di
condividere i nostri con loro.
“E’ qualcosa che deve rimanere finché non ci sia
più pericolo. Andando avanti abbiamo dovuto adottare decisioni difficili.
“Nessuna decisione di sicurezza nazionale si prese superficialmente né in fretta.
“Così come in tutti i conflitti, abbiamo avuto
delle perdite. Nessuna più alta dei sacrifici di quei morti o feriti servendo al
Paese.”
“Come tanti altri che prestano servizio agli Stati
Uniti loro non sono di quelli che chiedono ringraziamenti però gli ringrazio lo
stesso.”
I suoi attacchi all’amministrazione d’Obama sono stati veramente duri, però non
voglio emettere opinione sul tema. Tuttavia, sono doveroso di ricordare che il
terrorismo non è caduto dal cielo: è stato il metodo escogitato dagli Stati
Uniti per combattere
Il generale Dwight Eisenhower,
Presidente degli Stati Uniti, fu il primo ad utilizzare il terrorismo contro la
nostra Patria, e non si trattava di un gruppo di interventi sanguinolenti
contro il nostro popolo, ma di decine di fatti che incominciarono proprio nel
1959, che s’incrementarono dopo a centinaia di atti terroristici ogni anno, con
l’uso di sostanze infiammabili, esplosivi ad alta potenza, armi sofisticate di
precisione dotate di raggi infrarossi, veleni come il cianuro, funghi, dengue
emorragica, febbre suina, carbonchio, virus, batteri, che attaccavano culture,
piante, animali ed esseri umani.
Non sono state solo interventi contro l’economia
ed il popolo, ma anche orientati ad eliminare i dirigente della Rivoluzione.
Migliaia di persone furono colpite, e l’economia,
il cui obiettivo è quello di sostenere l’alimentazione, la salute ed i servizi
più elementari del popolo, è stata sottomessa ad un implacabile blocco che si
applica in modo extraterritoriale.
Non invento questi fatti. Risultano nei documenti
resi pubblici dal Governo degli Stati Uniti. Nel nostro Paese, nonostante i
gravissimi pericoli che per decine di anni ci hanno minacciato, non si è mai
torturato nessuno per ottenere informazione.
Sebbene le azioni dell’11 settembre 2001 sono
state dolorose per il popolo degli Stati Uniti, azioni condannate energicamente
da tutti, la tortura è un atto codardo e vergognoso che non si può mai
giustificare.
Fidel Castro Ruz
27 maggio 2009
12 :54.