Riflessioni del compagno Fidel
C’È PER
CASO MARGINE PER L’IPOCRISIA E LA BUGIA?
Gli Stati Uniti, nella loro lotta contro
Scarse volte nella vita ho visto tanto calore umano di popolo. Le immagini
filmiche si conservano. Sono andato avanti per l’ampia autostrada che ha
sostituito il sentiero asfaltato per dove mi avevano portato la prima volta che
ho visitato il Venezuela nel 1948, da Maiquetía a Caracas, gli autisti dei
veicoli più temerari che ho mai conosciuto.
Quella volta ho ascoltato i fischi più sonori, lunghi e imbarazzanti della
mia vita quando mi sono azzardato a menzionare il nome Presidente eletto di
recente ma non ancora entrato in carica. La popolazione radicale dell’eroica e
combattente Caracas aveva votato pesantemente contro di lui.
L’illustre” Rómulo Betancourt era citato con interesse nei circoli politici
dei Caraibi e dell’America latina.
Como si spiega? Era stato tanto radicale nella sua giovinezza, che ai 23
anni era membro del Comitato Politico del Partito Comunista della Costa Rica, da
1931 fino a 1935. Erano i tempi difficili della Terza Internazionale. Del marxismo-leninismo
ha imparato la struttura delle classi sociali, lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo attraverso la storia e lo sviluppo della colonizzazione, il
capitalismo e l’imperialismo negli ultimi secoli.
Nell’anno 1941, assieme ad altri leader di sinistra, ha fondato il Partito
Azione Democratica nel Venezuela.
Esercitò
Fu eletto Presidente nelle elezioni del 7 dicembre 1958 dal macchinario ben
lubrificato del suo partito, dopo che le forze rivoluzionarie venezuelana, condotte dal Consiglio Patriottico presieduto
da Fabricio Ojeda, abbattessero la dittatura del generale Pérez Jiménez.
Alla fine del gennaio 1959, allorché parlai alla Plaza del Silencio, dove si riunirono centinaia di migliaia di
persone e menzionai Betancourt soltanto per cortesia, avvenne la colossale
fischiata di cui parlai contro il Presidente eletto. Per me fu una vera lezione
di realismo politico. In seguito lo visitai, perché era il Presidente eletto di
un Paese amico. Trovai un uomo amareggiato e risentito. Era già il modello di
governo “democrático e rappresentativo” di cui aveva bisogno l’imperio. Collaborò
tutto il possibile con i yankee prima della invasione mercenaria a Baia dei
Porci.
Fabricio Ojeda, sincero e indimenticabile amico della Rivoluzione Cubana, al
qual ho avuto il privilegio di conoscere e di scambiare con lui ampiamente, mi
spiegò più tardi molto sul processo politico della sua Patria e del Venezuela
con il quale sognava. Fu una delle numerose persone che quel regime, interamente
al servizio dell’imperialismo, uccise.
Mezzo secolo circa è trascorso d’allora. Posso rendere una testimonianza
del cinismo eccezionale dell’impero che noi, i rivoluzionari cubani, abbiamo
affrontato infaticabilmente, come degni eredi di Bolívar e di Martí.
Durante il tempo trascorso, dai giorni di Fabrico Ojeda, il mondo è cambiato
notevolmente. Il potere militare e tecnologico di quel impero è cresciuto; anche
la sua esperienza e la mancanza totale d’etica. Le sue risorse mediatiche sono
più costose e meno sottoposte a norme morali.
Accusare il leader della Rivoluzione Boliviana, Hugo Chávez, di promuovere
la guerra contro il popolo della Colombia, scatenare una carriera armamentista,
presentarlo come produttore e promotore del traffico di droga, reprimere la
libertà d’espressione, violare i diritti umani e altre imputazioni simili, sono
azioni veramente ciniche, come tutto lo che ha fatto, fa e promuove l’impero.
La realtà non può dimenticarsi mai, né lasciarsi di reiterarsi, la verità
obiettiva e ragionata è l’arma più importante con cui martellare senza riposo
nella coscienza dei popoli.
Giova ricordare che il governo degli Stati Uniti ha promosso è appoggiato nel
Venezuela il colpo di Stato fascista dell’11 aprile 2002 e, dietro il suo fallimento,
ha riposto tutte le sue speranze in un colpo petroliero, appoggiato sui programmi
e risorse tecniche capaci di liquidare qualsiasi governo, sottostimando il popolo e la direzione rivoluzionaria quel Paese.
Da allora ha cospirato senza fermarsi contro il processo rivoluzionario venezuelano,
così come ha fatto e continua ancora a farlo contro
Schiacciata a ferro e fuoco
È opportuno ricordare che nemmeno dopo il colpo di Stato promosso dagli
Stati Uniti, nell’aprile 2002, il governo venezuelano si è armato. Il barile di
petrolio costava appena 20 dollari, già svalutati, da quando nel 1971 Nixon ha sospeso
la sua conversione in oro, circa 30 anni prima dell’arrivo di Chávez alla Presidenza.
Dopo la sua entrata in carica, il prezzo del petrolio venezuelano non arrivava ai
10 dollari. Più tardi, quando i prezzi
sono saliti, ha destinato le risorse del Paese ai programmi sociali, piani di
investimenti e sviluppo, e alla cooperazione con numerose nazioni dei Caraibi e
dell’America centrale e altre economie più povere dell’America del sud. Nessun
altro Paese ha offerto una cooperazione tanto generosa.
Non ha comprato un solo fucile durante i primi anni del suo governo. Ha
fatto, anche, qualcosa che nessun altro Paese avrebbe fatto in condizioni di
pericolo per la sua integrità: sospendere legalmente l’obbligo di ogni
cittadino onesto e rivoluzionario di difendere con le arme il suo Paese.
Penso piuttosto che
Fu Il governo degli Stati Uniti a decretare il disarmo del Venezuela, quando
proibì il rifornimento di pezzi di ricambi per l’attrezzatura militare yankee
che tradizionalmente aveva venduto al suddetto Paese, da aeri di combattimento
e trasporto militare fino alle comunicazioni e radar. È enormemente ipocrita accusare
adesso il Venezuela di militarista.
Invece, gli Stati Uniti hanno fornito miliardi di dollari in armi, mezzi di
combattimento, trasporto per aria e allenamento alle Forze Armate della vicina Colombia.
La scussa è stata la lotta contro la guerriglia. Posso rendere testimonianza
degli sforzi del presidente Hugo Chávez nella ricerca della pace interna in
quel Paese fratello. I yankee fornivano non soltanto arme, ma iniettavano
sentimenti di odio contro il Venezuela alle truppe che allenavano, così come
hanno fatto nell’Honduras tramite
Gli Stati Uniti forniscono alle unità di combattimento, dove ha basi
militari, la stessa divisa e attrezzatura delle truppe interventiste del loro Paese
in qualsiasi luogo del mondo. Non hanno bisogno di soldati propri, come nell’Iraq,
l’Afghanistan o a nord di Pakistan, per preparare atti di genocidio contro i nostri
popoli.
L’estrema destra imperialistica, che controlla i mezzi fondamentali del
potere, si serve delle bugie per mascherare
i suoi piani.
L’ avocata e analista venezuelano –statunitense Eva Golinger, dimostra come
gli argomenti strategici impiegati nel messaggio inviato a maggio 2009 al
Congresso degli Stati Uniti per giustificare un investimento nella base di Palanchero,
sono interamente alterati nell’accordo per il quale gli Stati Uniti ricevono la
stessa base assieme ad altre numerose istallazioni civili e militari Il documento
inviato al Congresso il 16 novembre, intitolato: “Addendum per riflettere i
termini dell’Accordo di Cooperazione nella Difesa fra gli Stati Uniti e
È ovvio, dall’atra parte, che il Presidente della Repubblica Boliviana stia
battagliando arduamente per superare gli ostacoli interposti dagli Stati Uniti
ai Paesi latinoamericani, di cui, la violenza sociale e il traffico di droghe. La
società statunitense non è stata capace di evitare il consumo e il traffico delle
stesse. Le sue conseguenze danneggiano oggi a molti Paesi dell’area.
La violenza è stata uno dei prodotti più sportati dalla società capitalista
degli Stati Uniti nell'ultimo mezzo secolo, attraverso l’uso crescente dei mass
media e della cosiddetta industria dello svago. Sono fenomeni nuovi che la
società umana non conosceva prima. Tali mezzi potrebbero essere utilizzati per
creare nuovi valori in una società più umana e giusta.
Il capitalismo sviluppato ha creato le cosiddette società di consumo,
cagionando problemi che ancora oggi non è in grado di controllare.
Il Venezuela è il Paese che più velocemente sta portando avanti i programmi
sociali che possono arginare quelle tendenze negative. I grandi successi
raggiunti negli ultimi Giochi Sportivi Bolivariani ne sono una prova.
Nella riunione dell’Unasur, il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica
Bolivariana, ha sottolineato con grande chiarezza la questione della pace
nell’area. Qual è la posizione d’ogni Paese di fronte alla creazione di basi
militari yankee nel territorio dell’America del sud? Costituisce non soltanto un
obbligo d’ogni Stato, ma anche un obbligo morale d’ogni uomo e donna coscienti
e onesti del nostro emisfero e del mondo. L’imperio dovrebbe sapere che in
qualsiasi circostanza i latinoamericani lotteranno senza riposo per i loro
diritti più sacri.
Ci sono dei problemi ancora più gravi e immediati per tutti i popoli del
mondo: il cambio climatico; forse il peggio e più urgente in questi istanti.
Prima del 18 dicembre, ogni Stato dovrà prendere una decisione. Ancora una
volta l’illustre Premio Nobel della Pace, Barack Obama, dovrà definire la sua
posizione sullo spinoso argomento.
Siccome ha accettato la responsabilità di ricevere il Premio, dovrà
compiere la domanda etica emanata di Michael Moore, quando ha conosciuto la
notizia: “adesso guadagnatelo!”. Può farlo, per caso?, mi domando. Allorché tutti
i circoli scientifici esigono unanimemente che l’emissione di biossido di
carbonio sia diminuita al meno del 30% nei confronti del livello raggiunto nel 1990
gli Stati Uniti offrono di ridurre soltanto il 17% di quello che emetteva nel
2005, che equivale appena al 5% del minimo che esige la scienza a tutti gli
abitanti del pianeta per il 2020. Gli Stati Uniti consumano il doppio per
abitante dell’Europa, e superano le emissioni della Cina, nonostante i 1 338 milioni
di cittadini del suddetto Paese. Un abitante della società più consumista emette
decine di volte più CO2 a testa del cittadino di un Paese povero del Terzo Mondo.
Soltanto in 30 anni addizionali, non meno di nove miliardi d’essere umani
che abiteranno il pianeta richiederanno che la cifra di biossido di carbonio emessa
all’atmosfera sia ridotta in non meno del 80% di quello che si emetteva nel
1990. Sono molti i leader dei Paesi ricchi che capiscono tali cifra; tuttavia
la gerarchia che dirige il Paese più poderoso e ricco del pianeta, gli Stati
Uniti, si accontenta sé stessa affermando che tali pronostici sono invenzioni
della scienza. Si sa che a Copenhague si approverà, al massimo, di continuare a
discutere per mettere d’accordo più di 200 Stati e istituzioni che devono
dirimere i compromessi, di cui, uno importantissimo: chi è con quante risorse contribuiranno
i Paesi ricchi allo sviluppo e al risparmio energetico dei più poveri.
C’è per caso margine per l’ipocrisia e la bugia?
Fidel Castro Ruz
29 Novembre 2009
19:15.