Riflessioni
del compagno Fidel
LE ARMI
NUCLEARI E LA SOPRAVVIVENZA DELL’HOMO SAPIENS
Nell’atto commemorativo per il 50° anniversario dei Comitati di Difesa della
Rivoluzione ho espresso l’opinione che: “
Il nostro popolo che, come molti nel mondo sanno, si caratterizza per gli
alti livelli conoscitivi raggiunti in questi cinque decenni - partendo da un
paese semi-colonizzato e monoproduttivo con un considerevole livello d’analfabeti,
semianalfabeti e bassi livelli di scolarità generali e scarse conoscenze scientifiche
- , dovrebbe essere ampiamente informato di ciò che l’energia nucleare può significare
per il destino della specie umana.
“Mi sembra ― ho detto testualmente il 28 settembre ― che
sarebbe forse un bene conoscere alcune di queste idee su cos’è un’arma nucleare.
Ho visto alcune immagini riguardanti la massa critica, cosa significa il suo
impiego come arma: utilizzare l’energia che muove l’universo per la guerra”. A
partire dai “3.000 gradi praticamente tutti i metalli ed i materiali…” si fondono.
“Che cosa accadrà a 10.000 gradi? […] Con un’esplosione atomica, prodotto della
massa critica, si può quindi raggiungere una temperatura pari a milioni di
gradi…”.
Desidero aggiungere in questa Riflessione, per avere un’idea
del potere distruttivo di quell’energia, ciò che il 25 luglio 1945 scrisse sul
suo diario Harry S. Truman descrivendo una prova realizzata nello stato del New
Mexico: “Un esperimento nel deserto del New Mexico è stato sorprendente, per usare
un eufemismo. Tredici libbre d’esplosivo hanno causato la totale disintegrazione
di una torre d’acciaio di
Nell’attuale fase mondiale, quando circa duecento paesi sono stati
riconosciuti come Stati indipendenti con diritto di partecipazione
nell’Organizzazione delle Nazioni Unite — una ridicola finzione giuridica—, l’unica
possibilità di creare una speranza consiste nel trasmettere alle masse, in una
forma serena e ragionata, il fatto reale che tutti gli abitanti del pianeta stano
correndo l’enorme rischio.
All’interno del limitato spazio dei nostri rapporti, in poco più di tre
settimane, abbiamo avuto la possibilità di ricevere due imminenti personalità. Il
primo, Alan Robock è ricercatore e professore emerito dell’Università di Rutgers,
nel New Jersey. Lo scienziato statunitense, lavorando insieme ad un gruppo di valorosi
collegi, ha dimostrato e portato al suo attuale livello la teoria dell’“Inverno
Nucleare”. Basterebbero 100 delle 25.000 armi nucleari strategiche oggi esistenti
— ci ha spiegato — perché si verifichi la tragedia.
La teoria dell’“Inverno Nucleare” ha dimostrato che: “Se tali armi non
esistessero, non potrebbero essere utilizzate. Ed in questo momento non esiste
in assoluto un argomento razionale per usarle. Se non possono essere usate, è
necessario distruggerle e così ci proteggeremo dagli incidenti, dagli errori di
calcolo o da qualsiasi attitudine demenziale.”
“…qualsiasi paese che in questo momento consideri
adottare la via nucleare deve riconoscere che sta mettendo in pericolo non solo
il suo stesso popolo, ma anche il resto del mondo.”
“…l'utilizzo delle armi nucleari in caso di un attacco
totale contro un nemico sarebbe un'azione suicida per il freddo e l'oscurità
anomali provocati dal fumo proveniente dagli incendi generati dalla bomba.”
Robock ha citato
le parole di Einstein: “Il potere scatenato dall'atomo ha cambiato tutto
eccetto i nostri modi di pensare ed è perciò che avanziamo privi di meta verso
una catastrofe senza precedenti”.
La mia risposta al nobile scienziato è stata: “Non serve
a nulla che lo conosciamo noi, è necessario che lo conosca il mondo”.
Il 2 ottobre è giunta nel nostro paese un’altra eminente
personalità di grande autorità e prestigio, l’economista Michel Chossudovsky, Direttore
del Centro di Ricerca sulla Globalizzazione ed editore principale del noto e
sempre più influente sito Web Global
Research, professore emerito dell’Università di Ottawa, consulente di
numerose istituzioni internazionali, quali il Programma delle Nazioni Unite per
lo Sviluppo, la Banca Africana di Sviluppo, il Fondo delle Nazioni Unite per la
Popolazione ed altre relazioni e meriti che risulterebbe
esteso enumerare.
Una delle prime attività dell’economista e scrittore
canadese è stata la sua conferenza impartita agli studenti, ai professori ed ai
ricercatori delle scienze economiche nel Teatro “Manuel Sanguily” dell’Università
dell’Avana. Ha parlato e risposto a tutte le domande in un perfetto spagnolo. È
stato uno sforzo meritorio, di cui ho raccolto le idee esenziali, in
particolare quelle riguardanti i rischi di una guerra con l’impiego di armi atomiche.
“…nelle università dell’America del Nord, l’economia
neoliberale rappresenta delle realtà che sono totalmente fittizie; è molto
difficile per gli economisti […] analizzare la realtà economica […] non c’è la
nozione del attore economico.”
“…la
manipolazione finanziaria, delle operazioni occulte dei gruppi di potere, dell’inganno
che possiede quel sistema economico […] è una cosa fuori dal controllo degli
individui…”
“Vorrei
oggi focalizzarmi soprattutto sulla questione dell’avventura militare in atto. È
una alleanza tra gli Stati Uniti, la NATO ed Israele, è un progetto militare;
però, al tempo stesso, è anche un progetto economico, perché è un progetto di conquista
economica.”
“…queste
operazioni militari corrispondono […] a obbiettivi di tipo economico […] l’obbiettivo
economico più importante sono le risorse petrolifere e di gas naturale […] della
parte orientale del Mediterraneo fino ai confini cinesi, e del Mar Caspio fino al
sud dell’Arabia Saudita […] del Medio Oriente e dell’Asia Centrale; questa
regione — in base ai dati— racchiude, più o meno, il 60% delle riserve mondiali
di petrolio e di gas naturale.”
“Se le paragoniamo con le riserve degli Stati Uniti, sono oltre trenta
volte più grandi. Gli Stati Uniti possiedono meno del 2% delle riserve mondiali
[…] e sono in guerra […] per il controllo di quelle risorse in nome delle loro industrie
petrolifere […] la configurazione del potere economico che si trova alle spalle
di questa guerra sono le industrie petrolifere come
“
“Se prendete nel loro insieme i paesi musulmani, aggiungendo
“…la contraddizione del discorso giunge sempre da fonti ufficiali […] la
CIA ha recentemente pubblicato un documento in cui dice che i membri di Al
Qaeda presenti ancora in Afghanistan non sono più di 50 […] quella guerra non è
contro i terroristi musulmani; però il pretesto della guerra è combattere in
favore della democrazia ed estirpare il male.”
“È interessante il fatto che nei documenti militari si dica: ‘Se sai ciò
che vuoi, andiamo a cercarli che sono cattivi’. Esiste tutta una retorica […] è
un discorso a cui nessuno risponderà, poiché arriva l’autorità, il presidente
Obama, e dice: ‘Dobbiamo cercare Bin Laden, non sappiamo dove si trova; se è
necessario […] lo cercheremo con la nostra arma nucleare’.”
“Dopo l’11 settembre è stata formulata la dottrina della guerra preventiva e
della guerra nucleare preventiva […] era giusto, in base agli obbiettivi della
lotta contro il terrorismo, utilizzare contro di loro la nostra arma nucleare,
e nelle distorsioni mediatiche, Bin Laden è stato perfino presentato come una
potenza nucleare […] sono i poteri nucleari non statali […]i poteri nucleari non
statali si sono alleati con l’Iran che — secondo loro — è una potenza nucleare,
anche se non esiste nessuna evidenza che l’Iran possegga armi nucleari.”
“…Gli Stati Uniti ed i loro alleati stanno minacciando l’Iran con l’arma
nucleare e la giustificazione sono le armi nucleari non esistenti in Iran, ed
il pretesto è che l’Iran è una minaccia per la sicurezza mondiale.”
“Questo è il discorso e sfortunatamente è sostenuto da diversi governi, […]
tutti i governi della NATO ed Israele stanno sostenendo la scelta di una guerra
nucleare preventiva contro l’Iran […] l’Iran sostiene Bin Laden e quindi è necessario
imporre ‘la democrazia’ in Iran utilizzando l’arma nucleare.”
“…in realtà ci troviamo in una congiuntura in cui è in pericolo il futuro
dell’umanità, perché se avviene un attacco nucleare contro l’Iran — come già si
sta annunciando, e dal 2004 sono in atto preparativi di guerra —, ciò significa,
innanzitutto, che in questa guerra in Medio Oriente ed in Asia Centrale, che ora
è limitata a tre teatri, Afghanistan, Iraq e Palestina, assisteremo ad una
escalation del processo militare, con la possibilità di uno scenario di guerra
da terza guerra mondiale.”
“
“Questo è un contratto per poche imprese produttrici d’armi — chiamato negli
Stati Uniti Defense Contract—, sono
delle ditte che hanno stipulato degli accordi con il Dipartimento della Difesa.
[…] la spesa militare negli Stati Uniti è il 75% delle entrate provenenti dalle
imposte immobiliari, non tutte le entrate dello Stato Federale, solamente
quelle che gli individui e le famiglie pagano ogni anno […] circa 1.100
miliardi di dollari; le spese militari sono intorno ai 750 miliardi di dollari
[…] all’incirca, il 75%. […] sono le cifre ufficiali, in realtà la spesa
militare è molto più alta di questa.”
“…Gli Stati Uniti sostengono ora una spesa militare che è un po’ più del 50%
della spesa militare di tutti gli altri paesi. […] la loro economia è inoltre
incredibilmente inclinata a favore di una economia di guerra, con tutte le
conseguenze riguardanti il crollo dei servizi sociali e dell’assistenza medica.
“La situazione d’impoverimento esistente negli Stati Uniti, dovuta alla crisi
ed all’economia militare, è incredibilmente grave, e non è il prodotto di una mancanza
di risorse, è il prodotto di un trasferimento di ricchezze in poche mani, della
stagnazione in corso per la riduzione del livello di vita ed inoltre dell’assegnazione
da parte dello Stato di quasi tutte le sue entrate per sostenere, da un lato, l’economia
di guerra, e dall’altro, il cosiddetto salvataggio bancario.”
“…nel conflitto tra l’Unione Sovietica
e gli Stati Uniti esisteva una specie d’intesa […] — non so come dirlo in spagnolo — ... Vale a
dire che non si utilizzerà perché riconosciamo che è un’arma che eliminerà la
società nel suo insieme.
“Come primo passo è stata presentata questa dottrina della guerra nucleare
preventiva, basata sulla riclassificazione delle armi nucleari in armi
convenzionali […] Durante la Guerra Fredda esisteva il telefono rosso, bisognava
dire chi c’era a Mosca... Si riconosceva già che era pericoloso, no?”
“…Nel 2002 si è verificato quanto segue: una campagna propagandistica all’interno
delle forze armate affermava che l’arma nucleare tattica era sicura per la popolazione
civile […] safe for the surround civilian
population, innocua per la popolazione civile nelle vicinanze del luogo
dell’esplosione. Si riferivano alla bomba nucleare che hanno chiamato mini-niuk — ossia minibomba nucleare.
[…] nell’ideologia, nella falsificazione scientifica, questa nuova generazione
di bombe nucleari è stata presentata come se fosse molto diversa dalle bombe strategiche.
[…] Ho un pacchetto di sigarette, non so chi fuma qui; ‘Il fumo può danneggiare
la sua salute.’ […] Il Pentagono cos’ha fatto? Ha cambiato l’etichetta, con il
beneplacito di scienziati venduti e cooptati, hanno cambiato l’etichetta della bomba
nucleare. […] ‘Questa bomba nucleare è sicura per la popolazione civile, è una
bomba umanitaria’. Non sto esagerando, potete controllare i documenti al
riguardo. […] è propaganda interna, è propaganda delle stesse forze armate, sono
queste parole — safe for the surround
civilian population — […] come sapete, è come se una persona stesse usando
una videocamera, per questa bomba esiste un manuale.”
“Altro elemento: innanzitutto, non è il comandante in capo, ossia, il
Presidente degli Stati Uniti a decidere l’utilizzo della bomba nucleare. La
bomba nucleare, riclassificata dal Senato nel 2002 con la categoria di piccola bomba,
è sei volte la bomba di Hiroshima e forma ora parte dell’insieme delle armi convenzionali
[…] anche la scatola degli attrezzi, the
tool box, proviene dalla terminologia militare. […] E mettiamo che io sia il
comandante generale, con tre stelle, mentre legge il manuale della scatola degli
attrezzi, […] ed il tipo dice: […] ‘Ecco qui la mini-niuk, […] qui c’è scritto che questa bomba nucleare può essere
utilizzata’.”
“Non sto esagerando, però una volta che la propaganda si trova ormai nei manuali
militari, diventa una linea di condotta ed il problema è il seguente: questa problematica
è così sofisticata ed avanzata che potrebbe portare a decisioni che sono incredibilmente
decisive per il futuro dell’umanità e quindi è necessario essere tutti uniti
contro questo progetto militare, contro questo progetto di guerra.”
“Avevo menzionato i 750 miliardi di dollari delle spese militari e 1.500
miliardi di dollari per il salvataggio delle banche — operazioni condotte nel 2008
- 2009 — […] se si sommano le spese militari ai pagamenti a favore delle
banche, arriviamo ad una cifra superiore al totale delle entrate dello Stato. In
un anno, le entrate statali statunitensi sono nell’ordine di 2.300 miliardi di
dollari ed una cospicua parte di questa somma è utilizzata per finanziare la
guerra e la truffa, prodotto della crisi economica […] se vediamo, il programma
messo a punto sotto [il governo] Bush […] era di 750 miliardi di dollari, successivamente
ve n’è stato un altro simile all’inizio del mandato di Obama […] circa mille
miliardi […] il totale di queste operazioni viene indicato tra i 6.000 e gli 8.000
miliardi di dollari, quindi tre o quattro volte le entrate annuali dello Stato federale
degli Stati Uniti.”
“…lo Stato
s’indebiterà e certamente chi sta supervisionando lo Stato sono le banche. […] Coloro
che sono i ricettori dell’operazione di salvataggio sono a loro volta creditori
nei confronti dello Stato; questo processo circolare si chiama finanziare il
loro indebitamento […] le banche dicono: ‘Bene, ci dovete pagare, perché
dobbiamo finanziare il debito che risulta dal deficit fiscale, dovuto sia alle
spese per la difesa, sia alle spese per le operazioni di salvataggio.
“Siamo in una situazione incredibilmente grave per ciò che riguarda la
struttura fiscale degli Stati Uniti e ciò comporta una congiuntura in cui
s’assiste di fatto ad una privatizzazione dello Stato, poiché non ci sono soldi
per finanziare la sanità, l’educazione, le opere pubbliche, qualsiasi cosa. Allora,
gradualmente, vediamo una privatizzazione dello Stato ed al tempo stesso una privatizzazione
della guerra. Questo sta ormai avvenendo ed una parte importante di questa guerra
è condotta da imprese private, mercenari, legati anch’essi al complesso
militare o industriale.”
Prosegue domani.
Fidel
Castro Ruz
7 ottobre 2010
8 e 47 p.m.