Riflessioni del compagno Fidel
IL DISCORSO DI HUGO CHÁVEZ
Nel Campidoglio degli Stati Uniti è avvenuta un’insolita
riunione tra un gruppo di legislatori della destra fascista di quel paese e
leader della destra oligarchica e golpista dell’America Latina. Nell’occasione
si è parlato d’abbattere i governi del Venezuela, della Bolivia, dell’Ecuador e
del Nicaragua.
Il fatto è successo pochi giorni prima dell’incontro
dei Ministri della Difesa dei paesi dell’emisfero, celebratosi il 22 novembre a
Santa Cruz, in Bolivia, dove il presidente Evo Morales ha pronunciato la sua
energica denuncia.
Ma non si trattava di una campagna mediatica
calunniosa - abituale nella politica imperialista -, bensì di un’attività
cospirativa che, sicuramente, avrebbe condotto in Venezuela ad un inevitabile
spargimento di sangue.
Per l’esperienza vissuta durante molti anni, non ho
il minimo dubbio su ciò che succederebbe in Venezuela se Chávez fosse
assassinato. Non bisognerebbe partire da un piano ideato contro il Presidente;
basterebbe un folle, un consumatore abituale di droga, o la violenza scatenata dal
narcotraffico nei paesi dell’America Latina, per generare in Venezuela un
problema estremamente grave. Analizzando il fatto dal punto di vista politico,
le attività e le abitudini dell’oligarchia reazionaria padrona di potenti mezzi
d’informazione, incoraggiata e finanziata dagli Stati Uniti, condurrebbero
inevitabilmente a scontri sanguinosi nelle strade venezuelane; queste sono le chiare
intenzioni dell’opposizione venezuelana, seminatrice d’odio e d’azioni violente
a vista d’occhio.
Guillermo Zuloaga - padrone di un canale televisivo
in opposizione alla Rivoluzione Bolivariana e latitante dalla giustizia
venezuelana -, è uno dei cospiratori che ha partecipato alla riunione dei
congressisti convocata da Connie Mack ed Ileana Ros-Lehtinen – d’origine cubana
e filiazione batistiana -, conosciuta dal nostro popolo come la “lupa feroce”
per la sua condotta ripugnante nel sequestro di Elián González e per il suo
rifiuto nel consegnare il bambino a suo padre. La congressista repubblicana è
un simbolo dell’odio e del risentimento contro Cuba, il Venezuela, la Bolivia e
gli altri paesi dell’Alba; quasi sicuramente il Congresso degli Stati Uniti la eleggerà
Presidentessa del Comitato degli Affari Esteri della Camera dei Rappresentanti;
è stata patrocinatrice del governo golpista in Honduras, ripudiato dalla
maggioranza dei paesi americani.
Il Governo Bolivariano del Venezuela si trovava di
fronte ad una sfida grave e provocatoria. Era un tema realmente delicato. Mi
domandavo quale sarebbe stata la reazione di Chávez. La prima risposta energica
è partita da Evo Morales nel suo brillante e sentito discorso che il nostro popolo
ha conosciuto oggi. Due giorni fa, martedì 23, hanno annunciato che Chávez avrebbe
affrontato il tema all’Assemblea Nazionale.
La riunione è stata convocata alle 5 del pomeriggio
ed è iniziata quasi all’ora indicata. I discorsi pronunciati sono stati
energici e precisi. Il tutto è durato solo due ore ed alcuni minuti. I
venezuelani hanno preso preso molto sul serio il problema.
Chávez ha iniziato elencando i nomi delle numerose
persone presenti e dopo avere scherzato con la nuova campionessa mondiale di
Katá e sulla partita tra due squadre professionistiche di baseball, è entrato
progressivamente in materia:
“… sarò veramente, breve. È stato detto già tutto
in quel documento che ha letto il deputato Roy. Grazie Roy, Roy Daza, grazie per
quella lettura, quel documento, non solo in difesa del Venezuela, come si è già
detto qui e come ha spiegato Eva. Stiamo lavorando in difesa dalla patria
umana; si potrebbe perfino dire in difesa della possibilità umana.
“Ho portato dei libri […] Questo è lo stesso
esemplare, già un po’ sciupato, che ho alzato là alle Nazioni Unite, Noam Chomsky,
Egemonia o sopravvivenza - continuo a
consigliare questo libro -: La strategia
imperialista degli Stati Uniti, Noam Chomsky. Eva lo menzionava e ci
ricordava questo grande del pensiero critico, del pensiero creativo, della
filosofia, della lotta per l’umanità.
“Ho qui la continuazione, Stati falliti: l’abuso di potere e l’attacco alla democrazia. Qui, niente di più e niente dimeno, Chomsky
espone la tesi che il primo Stato fallito di questo mondo è lo Stato
statunitense, uno Stato fallito, una vera minaccia per tutto il pianeta, per
tutto il mondo, per la specie umana.”
“Qui troviamo una parte dell’intervista, delle
conversazioni, dove Chomsky riflette sull’America Latina e sul Venezuela, in
una forma molto coraggiosa, molto obiettiva e generosa, difendendo il nostro
processo rivoluzionario, difendendo il nostro popolo, difendendo il diritto che
stiamo esercitando di creare il nostro cammino, come l’hanno tutti i paesi del
mondo, mentre l’impero yankee l’ho disconosce e pretende di disconoscerlo.
“All’interno dello stesso campidoglio federale -
credo che così lo chiami -, nella stessa Washington si è riunito, si è
stabilito un vertice dei terroristi; un vertice, una patota - direbbero gli argentini ed anche noi venezuelani parliamo
di patota -, una vera banda di
delinquenti, truffatori, terroristi, ladri, malandrini, che si sono dati appuntamento,
sostenuti da ‘prestigiose’ figure dell’establishment, non solo dalle correnti
dell’estrema destra repubblicana, ma anche del Partito Democratico, ed hanno
lanciato - come si è già detto qui, l’ha detto Eva, l’ha detto Roy nel
meraviglioso documento che ha letto, un documento di Stato, un documento
nazionale – un’aperta minaccia contro il Venezuela, contro i paesi ed i popoli
dell’Alleanza Bolivariana.
“Salutiamo da qui Evo Morales, coraggioso compagno
ed il popolo della Bolivia.
“Salutiamo Rafael Correa, coraggioso compagno ed il
popolo ecuadoriano.
“Salutiamo Daniel Ortega, comandante presidente,
coraggioso compagno, ed il popolo del Nicaragua.
“Salutiamo Fidel Castro, Raúl Castro ed il
coraggioso popolo cubano.
“Salutiamo tutti i paesi dei Caraibi, Roosevelt
Skerrit ed il popolo della Dominica, coraggiosi leader; San Vicente e le Granadine;
Ralf Goncalves, Spencer, i popoli dell’Alba, dell’Alleanza Bolivariana, i loro
governi, i nostri governi, e, naturalmente, salutiamo da qui il vigoroso popolo
del Venezuela; il nostro compromesso ed il nostro appello all’unità, a
continuare a combattere per il futuro della patria, per l’indipendenza, la cui
carta originale – l’ha già detto la nostra presidentessa Cilia – è lì, da 200
anni.
Siamo già alle soglie del 2011, prepariamoci da
tutti i punti di vista: spirituale, politico, morale, per commemorare i 200
anni di quel primo Congresso, di quella prima Costituzione, la prima dell’America
Latina, la nascita della Prima Repubblica, la nascita della patria venezuelana,
non solo il 5 Luglio, ma tutto il 2011; l’inizio della guerra rivoluzionaria d’indipendenza
comandata prima da Miranda, poi da Bolivar e dai grandi uomini e dalle grandi donne
che ci diedero una patria.
“Il documento che leggeva Roy Daza comincia citando
una frase di Bolivar in una lettera all’agente Irving, un agente statunitense
che venne qui a reclamare le navi che Bolivar e le sue truppe sequestrarono sull’Orinoco
perché gli Stati Uniti con loro inviavano armi e provviste.
“Non è nuovo, Eva, non è nuovo tutto ciò che tu
denunci, la storia d’inviare milioni di dollari e sostegno logistico. No. Già d’allora
il governo degli Stati Uniti inviava armi ed equipaggiamento alle truppe
imperialiste della Spagna. Ed è
famoso. Così lo raccoglie, in parte,
quel buon scrittore cubano, Francisco Pividal, in un altro libro che non smetto
mai di consigliare: Bolivar, pensiero
precursore dell’antimperialismo. Si
legge d’un fiato. E c’è qui un insieme di citazioni straordinarie. Ne segnalavi già una.
“Ma in alcune parti di queste lettere di Bolivar ad
Irving - credo che fosse l’ultima che gli inviò -, quando già Irving inizia a
minacciarlo con l’uso della forza, Bolivar gli dice: “Non cado nella
provocazione, né in quel linguaggio. Voglio
solo dirle, Signor Irving - è scritto lì, lo dirò parafrasando, perché è l’idea,
è la dignità di nostro padre Bolivar quella che s’impone, ciò che importa in
questo salone, pieno di magia, di simboli, di patria, di sogni, di speranza, di
dignità. Gli dice Bolivar: “Sappia, Signor Irving, che oltre la metà o la metà
- era il 1819, già quasi un decennio di guerra all’ultimo sangue - o quasi la
metà dei venezuelani e venezuelane sono morti nella lotta contro l’impero
spagnolo, l’altra metà che qui rimane, è ansiosa di seguire quella stessa
strada, anche se il Venezuela dovesse affrontare il mondo intero per la sua
indipendenza, per la sua dignità.
“Quello era, quello è Bolivar, e qui ci sono i suoi
figli, le sue figlie, María, disposti alla stessa cosa. Lo sappia il mondo,
siamo disposti allo stesso. Se l’impero
yankee, con tutto il suo potere, del quale non ridiamo, no, bisogna prenderlo
sul serio – come ce lo consiglia Eva -, decide d’aggredire, continuare ad
aggredire ed aggredire apertamente il Venezuela per tentare d’arrestare questa
rivoluzione, siamo qui disposti, lo sappiano il signor impero e le sue
personificazioni, che qui siamo disposti alla stessa cosa: a morire tutti per questa patria e la sua
dignità!
“Bisognerebbe domandarsi di quel vertice di
terroristi riunitosi a Washington, alcuni venezuelani, boliviani, genocidi -
come si domandava ieri un buon giornalista in un’intervista - sarebbe bene
sapere quale passaporto stanno usando questi delinquenti, da dove sono entrati,
se alcuni di loro sono nel codice rosso dell’INTERPOL. Sono arrivati facile,
facile, e passeggiano per le strade di Washington, li festeggiano. Perciò ha ragione Noam Chomsky. Confermo il
concetto di Noam Chomsky: lo Stato
statunitense è uno Stato fallito che agisce al di sopra delle leggi
internazionali, non rispetta assolutamente nulla e si sente, oltretutto, in
diritto di farlo e non risponde a nessuno.
È una minaccia non solo per il Venezuela e per i popoli del mondo, ma
perfino per il suo stesso popolo, che è permanentemente aggredito da quello
Stato antidemocratico.
“Attenzione, faccio qui solamente un riassunto.
Wikileaks, vi suona, vero?
“Che cosa dirà questa signora rappresentante, una fascista,
che chiama Evo, Correa ed il sottoscritto, fuorilegge? Fuorilegge è lei e magari
potesse un tribunale venezuelano richiederne l’estradizione per i delitti che
sta commettendo, cospirazione e molti altri, contro la sovranità del nostro
paese. È una fuorilegge. Quello che ci resta è segnalarla al mondo, lei e gli
altri fuorilegge.
“Che cosa diranno quei fuorilegge di questo, per
esempio?
“Leggo:
“‘Che cosa dirà il Parlamento statunitense di
questi rapporti, di questi documenti che erano segreti ed ora sono stati
pubblicati nella pagina Wikileaks? Che cosa significherà Wikileaks? Come Chávez Candanga.
“‘Il 15 marzo 2010, Wiki Candanga ha reso pubblico
un rapporto del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti sulle infiltrazioni
di questa rete in interessi statunitensi, in cui proponeva i modi per emarginarla,
ed un video con l’omicidio di un giornalista.’ Ho qui alcuni documenti, sono
pubblici. Bisognerebbe vedere se qualche
autorità degli Stati Uniti prende delle iniziative in presenza di questi reati,
o ipotesi di reato, no? Non sono un giudice per determinarlo, ipotetici gravi
reati commessi da cittadini del suo paese, civili, militari, dal suo governo.
“Leggo: ‘Il 5 aprile 2010, Wikileaks ha pubblicato
un video in cui si vede come i soldati statunitensi hanno assassinato il
reporter della Reuters, Namir Noor-Eldeen, il suo aiutante ed altre nove
persone. Si vede chiaramente che nessuno
dei presenti minacciava d’attaccare l’elicottero Apache da cui vengono colpiti. Sebbene l’agenzia Reuters abbia chiesto in
varie occasioni il video, è stato sempre negato, finché Wikileaks ha ottenuto
questo video inedito che ha messo in scacco l’apparato militare degli Stati
Uniti.’
“Beh, mettere in scacco è un modo di dire, no? Almeno
moralmente.
“Una volta ancora, che cosa diranno le Nazioni
Unite? Che cosa accadrebbe se succedesse
in uno dei paesi dell’Alba? Che cosa succederebbe? Che cosa dirà l’OSA, che cosa dirà il
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il Consiglio dei Diritti
umani? Che cosa dirà la tristemente
celebre Corte Internazionale dei Diritti Umani?
Perché si veda la doppia morale con cui si misurano qui i diritti umani,
il rispetto alla vita, il terrorismo e tutti quei fenomeni.
“Diari della guerra in Afghanistan, 25 Luglio 2010,
anche questi pubblicati. Registrazioni
della guerra in Iraq. Fate attenzione a
questa frase: ‘Il 22 ottobre 2010’ -
pochi giorni fa - ‘Wikileaks ha pubblicato sulla sua pagina web un compendio
denominato Documento della guerra in Iraq,
contenente 391.831 documenti filtrati dal Pentagono sulla guerra in Iraq e la
sua occupazione, dal 1° gennaio 2004 al 31 dicembre 2009, in cui si rivelano,
tra le altre cose, l’uso sistematico della tortura e le cifre dei morti in Iraq:
109.032 persone, di cui 61.081 civili, cioè il 63%; 23.984 ‘nemici classificati
come insorti’, e 15.196 del cosiddetto paese anfitrione.’ Che maniera di visitare un paese! ‘E 3.771 morti ‘amici’, cioè delle forze della
coalizione. I documenti rivelano che in
sei anni sono morti in media 31 civili al giorno.’
“Chi indaga su questo? Chi ne risponde? No, è l’impero, è lo Stato fallito
statunitense. Leggo questa frase: ‘Questi documenti, che sono ordinati
cronologicamente e per categorie, descrivono attività militari mortali dell’esercito
degli Stati Uniti, includendo il numero di persone assassinate, ferite o
detenute come risultato delle citate operazioni, nonché la posizione geografica
precisa di ogni evento; sono inoltre specificate le unità militari implicate e
le armi utilizzate.’ Sono dettagli sufficienti
per un’indagine.
“Che cosa dirà il Congresso degli Stati Uniti di
tutto ciò? Lì c’è il nostro ambasciatore
a Washington. Sei ancora tu l’ambasciatore? Sì, sei l’ambasciatore. Da quanto ne sappiamo
qui, non si è detto niente, no?
“Qui dice: ‘La
maggioranza degli appunti del diario sono stati scritti da soldati e membri dei
Servizi di Intelligence che ascoltavano i rapporti trasmessi via radio dal
fronte di combattimento.
“‘Vittime civili causate dalle forze della
coalizione. Allo stesso tempo’, dice qui, ‘sono venuti alla luce numerosissimi
attacchi e morti causate dai colpi sparati dalle truppe contro autisti
disarmati, nel timore che questi fossero terroristi suicidi.
“‘Una rapporto descrive in dettaglio l’assassinio
di un bambino ed il ferimento di un altro mentre si trovavano a bordo di
un’automobile colpita dalle truppe. Come
risarcimento per quest’attacco, ai parenti del bambino morto sono stati
consegnati 100 000 afganis, ossia 1600 euro.’
Il capitalismo paga 20.000 afganis, cioè 335 euro, per il ferito e 10.000
afganis, ossia 167 euro, per il veicolo.
E tutto ciò è chiamato, da chi ha redatto i rapporti, ‘piccole tragedie’.
Questa è la grande minaccia, la più grande minaccia che oggi viva sul pianeta.
“L’impero yankee è senza dubbio entrato in una fase
di decadenza politica, economica e, soprattutto, etica; però chi può negare il
suo grande potere militare, che, combinando questi fattori, lo trasforma nel
più potente impero della storia della Terra, in una minaccia ancora più grande
per i nostri popoli. Che cosa ci
rimane? L’abbiamo già detto: unità,
unità ed ancora unità.
“Il Congresso degli Stati Uniti a partire da
gennaio sarà un Congresso d’estrema destra?
Bene, il Parlamento venezuelano a partire dal 5 gennaio dev’essere d’estrema
sinistra.
“Ed io faccio un appello ai deputati ed alle
deputate elette dal popolo, dai movimenti popolari, dai movimenti sociali, dai
partiti della rivoluzione: a partire dal 5 gennaio hanno un grande compromesso.
“In realtà è inaudito ed Eva ce lo ricorda. Com’è possibile che qui si continui a
permettere che noi, con questa Costituzione - quanto è costata, quanti anni di
battaglia, quanto sudore, quanto sangue, quanti sforzi; qui è stabilito molto
chiaramente, è scritto anche lì nella prima Costituzione, nel primo atto d’indipendenza
e nostra prima Costituzione, che siamo un paese sovrano -, a rischio che ci
chiamino un’altra volta ‘la patria sciocca o la rivoluzione sciocca’, o se
vogliamo chiamarla molto più volgarmente ‘la rivoluzione stupida’; com’è che
noi permettiamo che partiti politici, ONG, personalità della controrivoluzione
continuino ad essere finanziati con milioni e milioni di dollari dall’impero
yankee e vadano lì liberamente, abusando e violando la nostra Costituzione,
tentando di destabilizzare il paese? Chiedo
che si faccia una legge molto severa per impedirlo. Questo dev’essere il modo con cui dobbiamo
rispondere all’aggressione imperiale, alla minaccia imperiale, radicalizzando le
posizioni, non mollando assolutamente nulla, serrando le file, sostenendo il
passo, consolidando l’unità rivoluzionaria.
Non solo un Parlamento molto più a sinistra, molto più radicalmente a
sinistra, abbiamo bisogno di un governo molto più radicalmente a sinistra, delle
forze armate, generale Rangel - generale in capo che finalmente promuoveremo sabato
27 novembre, Giorno dell’Aeronautica -, molto più radicalmente rivoluzionarie, unite
al popolo.
Non ci dev’essere posto nelle nostre file civili e
militari per le mezze tinte. No, una sola linea: radicalizzare la rivoluzione! E questo lo deve sentire la rozza borghesia
apolide; lo deve sentire. Questa
borghesia venezuelana, svergognata e senza patria, deve sentire, deve sapere
che non è normale che uno dei suoi più noti rappresentanti vada proprio al
Congresso dell’impero ad aggredire il Venezuela e che continui a possedere qui
un canale televisivo. E così la
borghesia venezuelana deve sapere che le costerà cara l’aggressione contro il popolo
e dovrà smetterla di passeggiare da quelle parti.
“Ricordo - abbiamo lì José Vicente Rangel, Maduro e
altri compagni, grazie per essere qui con noi - quando durante il governo di
Betancourt, dei deputati dei partiti di sinistra furono perfino arrestati,
senza alcun processo, e senza nessuna prova li portarono in prigione, privandoli
dell’immunità parlamentare.
“Tra poche settimane entreranno qui un gruppo di
deputati dell’estrema destra. Bene, a
loro bisogna solo ricordare che qui esiste
una Costituzione. Anche se qui in un certo momento fu dichiarato illegale il
Partito Comunista del Venezuela e molti altri partiti, e privarono dell’immunità
parlamentare molti deputati, anche senza prove, mentre altri se ne andarono in
montagna, come il grande Fabricio Ojeda, che rinunciò al suo scanno ed andò in
montagna a versare il sangue per la rivoluzione e per il popolo. M’immagino che questo degno Parlamento non
accetterà, avendo la rappresentanza maggioritaria delle forze popolari, che qui
arrivino le forze dell’estrema destra per cercare di sovvertire l’ordine
costituzionale. Suppongo che lo Stato, sono sicuro che lo Stato attiverà tutti
i meccanismi in difesa della Costituzione e della legge di fronte alle
aggressioni che non tarderanno a presentarsi.
“Insomma, la minaccia… Com’è che l’hanno chiamata la
riunione dei terroristi? ‘Minaccia sulle
Ande’, no?, Nicolás; Rischio sulle Ande, è come il titolo di un film, Pericolo sulle
Ande; bisognerebbe dire piuttosto rischio mondiale, perché il pericolo è
mondiale.
“Proprio adesso c’è una situazione là nella
Penisola di Corea. Quando sono uscito
per venire qui, le notizie erano ancora confuse, come è stato confuso l’affondamento
della nave della Corea del Sud, la Cheonan; però dopo sono emerse le prove che quell’imbarcazione
era stata affondata dagli Stati Uniti. Adesso
in una piccola isola di quella penisola divisa dall’impero yankee, invasa, rasa
al suolo per anni, abbiamo una situazione di tensione, bombe, morti e feriti.
“Fidel Castro sta avvertendo da diversi mesi dei
gravi rischi di una guerra nucleare. Sono
stato lì poco tempo fa e mi spiegava, sviluppava il suo pensiero - lo
conosciamo già abbastanza, ovviamente, non c’è niente di meglio che dialogare -
e mi diceva: ‘Chávez, qualsiasi scaramuccia lì in quella zona, piena di armi di
distruzione di massa, di armi atomiche, può scatenare una guerra che potrebbe
essere, al principio, convenzionale… ‘; però lui è convinto che si andrebbe
direttamente ad una guerra nucleare, che potrebbe significare la fine della
specie umana. Quindi il pericolo non è sulle Ande, squallidi di
Washington; il pericolo è mondiale.
“Qui in Venezuela, come diceva Eva, si è accesa una
luce ed in America Latina se n’è accesa un’altra e poi se ne sono accese delle altre. Noi oggi possiamo dire - non solo in Venezuela
- che L’America Latina è il continente della speranza e l’impero yankee non può
chiudere le porte della speranza.
“A noi, ai venezuelani ed alle venezuelane, ci è
sempre toccato, per qualche ragione, o per alcune ragioni diverse, d’essere all’avanguardia
in queste lotte, da secoli.
“Vedo là il ritratto di Miranda, di Bolivar, là
Martín Tovar y Tovar, Carabobo, e tutto questo, Roy lo leggeva e lo diceva con
passione: è qui, nei nostri geni, nel nostro sangue. Parafrasando Mao, il grande
timoniere.
“Quell’impero, quello Stato fallito che sono gli
Stati Uniti, nonostante il loro immenso potere, le loro minacce, finisce per
essere una gigantesca tigre di carta e noi siamo obbligati a trasformarci in
vere tigri d’acciaio, piccole tigri d’acciaio, invincibili, indomabili.
“Signora Presidentessa, ho promesso d’essere breve
e l’ho detto all’inizio e lo ripeto: credo che tutto ciò che bisognava dire qui
l’abbiano detto Eva Golinger, questa donna coraggiosa, ed il coraggioso signor
deputato Roy Daza, raccolto in quel documento che ora credo circolerà per i
quattro angoli del Venezuela, e più in là, in America Latina.
“Ringrazio per l’invito a quest’atto; ringrazio per
il gesto, e solo, come uno in più, m’aggrego a questo gigantesco battaglione,
per dirla così, in difesa del Venezuela, in difesa della patria venezuelana.
“Guardando il quadro, più che un quadro, nell’opera
monumentale di Tovar y Tovar, uno vede la fanteria, la cavalleria. Ispiriamoci a quello: fanteria, alla
baionetta, a passo di marcia!
Cavalleria, al galoppo, in difesa della patria bolivariana, dell’Alleanza
Bolivariana dei nostri popoli!
“Abbasso l’impero yankee!“, ha esclamato al termine,
“Evviva l’Alba, la Patria e la Rivoluzione”.
Non c’è alcun dubbio che Chávez, un militare di
professione, però molto più legato alla persuasione ed al dialogo che alla
forza, non esiterà nell’impedire che la destra filo-imperialista ed
antipatriottica scagli i venezuelani ingannati contro la forza pubblica per
insanguinare le strade del Venezuela.
In Bolivia ed in Venezuela la mafia imperialista ha
ricevuto una risposta tanto chiara ed energica come forse non immaginava.
Fidel Castro Ruz
25 Novembre 2010
6 e 34 p.m.