Riflessioni
del compagno Fidel
LA MIA ASSENZA DAL C.C.
Conoscevo la relazione del compagno Raúl al Sesto Congresso del
Partito.
Me l’aveva mostrata alcuni giorni prima, di sua iniziativa, come fa
con molti altri temi senza che io glielo chieda, perchè io avevo delegato, come
ho già spiegato, tutti i miei incarichi nel Partito e nello Stato con il
proclama del 31 luglio del 2006.
Farlo era un dovere e non ho esitato un attimo nel compierlo.
Sapevo che il mio stato di salute era grave, ma era tranquillo:
Gli yankee, oltre a Cuba, avevano un’altra Rivoluzione in Venezuela.
La stretta cooperazione tra i due paesi passerà anche lei alla storia
dell’America come esempio dell’ enorme potenziale rivoluzionario dei popoli con
una stessa origine e con una stessa storia.
Tra i molti punti toccati nel progetto di relazione del Sesto Congresso del
Partito, uno di quelli che mi ha interessato maggiormente si relaziona al
potere. Recita testualmente:
“Siamo giunti alla conclusione che è raccomandabile limitare ad un
massimo di due periodi consecutivi di cinque anni il disimpegno degli incarichi
politici e statali fondamentali. Questo è possibile e necessario nelle
attuali circostanze, ben distinte da quelle dei primi decenni della Rivoluzione
ancora non consolidata ed inoltre sottoposta a costanti minacce e aggressioni
Mi è piaciuta l’idea: era un tema sul quale io avevo meditato molto,
abituato ai primi anni della Rivoluzione a leggere tutti i giorni i dispacci
delle agenzie di notizie, conoscevo lo sviluppo dei fatti nel nostro
mondo, i successi e gli errori dei partiti e degli uomini, ed
abbondano gli esempi negli ultimi 50 anni.
Non li citerò per non estendermi e non ferire suscettibilità, Ho la
convinzione che il destino del mondo potrebbe essere in questo momento molto
diverso, senza gli errori commessi dai leaders rivoluzionari che hanno brillato
per il loro talento e i loro meriti. Non mi faccio nemmeno l’illusione
che in futuro il compito sarà più facile, anzi, al contrario.
Dico semplicemente quello che a mio giudizio considero un dovere elementare
dei rivoluzionari cubani. Più piccolo è un paese, più difficili le circostanze,
più forte l’obbligo di evitare errori.
Devo confessare che non mi sono mai preoccupato realmente per il tempo in
cui avrei esercitato il ruolo di Presidente dei Consigli di Stato e dei
Ministri e di Primo Segretario del Partito. Ero inoltre, da quando sbarcammo,
il Comandante in Capo della piccola truppa che è così cresciuta più
tardi. Dalla Sierra Maestra avevo rinunciato ad esercitare la presidenza
provvisoria del paese, dopo la vittoria che anticipatamente avevo previsto per
le nostre forze, ancora abbastanza modeste nel 1957, e lo feci perchè le
ambizioni in relazione a quell’incarico stavano ostruendo la lotta.
Fui quasi obbligato ad assumere l’incarico di Primo Ministro nei mesi
iniziali del 1959.
Raúl sapeva che nell’attualità io non avrei accettato nessun incarico nel
Partito.
È sempre stato lui a definirmi Primo Segretario e Comandante in Capo,
funzioni che come si sa, ho delegato nel Proclama segnalato, quando mi sono
ammalato gravemente. Non ho mai tentato nè avrei potuto fisicamente
esercitarli, anche quando ho recuperato considerevolmente la capacità
d’analizzare e di scrivere.
Indubbiamente lui non ha mai smesso di trasmettermi le idee che progettava.
Era sorto un altro problema: la commissione organizzatrice stava
discutendo il numero totale dei membri del Comitato Centrale che dovevano
proporre al Congresso, con molto buon criterio questa appoggiava l’idea
sostenuta da Raúl che nel seno del Comitato Centrale s’incrementasse la
presenza del settore femminile e degli discendenti di schiavi provenienti
dall’Africa. I due erano i più poveri e sfruttati dal capitalismo nel nostro
paese.
A loro volta c’erano alcuni compagni che gia per la loro età o la loro
salute non potrebbero prestare molti servizi al Partito.
Ma Raú ha pensato che sarebbe stato molto duro per loro escluderli
dalla lista dei candidati. Non ho esitato a suggerirgli di non escludere questi
compagni da tale onore e ho aggiunto che la cosa più importante era che io non
apparissi in questa lista.
Penso d’aver ricevuto troppi onori e non ho mai pensato di vivere tanti
anni. Il nemico ha fatto tutto il possibile per impedirlo, un incalcolabile
numero di volte ha cercato di eliminarmi e molte volete io ho “
collaborato” con loro.
Con questo ritmo è avanzato il Congresso, tanto che non ho avuto il tempo
di trasmettere una parola sul tema, prima di ricevere la scheda.
Circa a mezzogiorno, Raúl mi ha inviato con un suo aiutante una scheda ed
ho potuto esercitare il mio diritto al voto come delegato al Congresso, onore
che i militanti del Partito a Santiago mi hanno concesso, senza che io sapessi
nemmeno una parola.
Non l’ho fatto meccanicamente: ho letto le biografie dei nuovi membri
proposti. Sono persone eccellenti; diverse le ho conosciute alla
presentazione di un libro sulla nostra guerra rivoluzionaria, nell’Aula Magna
dell’Università de L’Avana, nei contatti con i Comitati di Difesa della
Rivoluzione, nelle riunioni con gli scienziati, con gli intellettuali e in
altre attività. Ho votato e ho anche chiesto delle foto del momento in
cui ho esercitato il mio diritto.
Mi sono ricordato anche che mi manca abbastanza della storia sulla
battaglia di Girón, ci sto lavorando e mi sono impegnato a consegnarla presto.
Ho anche in mente di scrivere su un altro importante avvenimento che avvenne
dopo.
Tutto, prima che il mondo termini!
Che ve ne pare?
Fidel Castro Ruz
18 aprile 2011
Ore 16.55